Ha ancora senso la terza prova non centralizzata, in cui uno studente su quattro ammette di essere stato aiutato? Non sarebbe meglio un test nazionale?

da Corriere.it

Il Quizzone con la spinta dei prof

Ha ancora senso la terza prova non centralizzata, in cui uno studente su quattro ammette di essere stato aiutato? Non sarebbe meglio un test nazionale?

di Orsola Riva

È lo spauracchio di tutti gli studenti, il famigerato quizzone, ovvero la terza prova scritta della Maturità. A differenza delle altre due, però, non viene elaborata dal ministero, ma dalle singole commissioni d’esame. Temutissima dai maturandi perché spazia su 5 materie diverse, è anche quella in cui si copia di più (3 su 10 confessano di averlo fatto). Ma, quel che è peggio, è quella in cui i prof, avendola redatta in proprio, sono più tentati di «dare una mano» (uno studente su 4 ammette di essere stato aiutato). Peccato. Perché potenzialmente il quizzone «si presterebbe invece a diventare una prova standardizzata (tipo Invalsi) con risultati davvero confrontabili a livello nazionale, da Bolzano a Caltanissetta», osserva Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli. Mentre, come si sa, il voto finale della maturità è così poco comparabile da scuola a scuola che l’anno scorso il ministero è stato costretto a eliminare in corsa il cosiddetto «bonus maturità» dal test di Medicina. Colpa della discrezionalità delle singole commissioni, composte per metà da membri esterni e per l’altra metà da membri interni che, come si vede, non disdegnano la pratica della spintarella. Senza rendersi conto del danno di insegnare ai nostri figli il ricorso all’«aiutino» proprio nel momento che dovrebbe segnarne l’ingresso nel mondo adulto .