Aggiornamento come insegnamento

192 AGGIORNAMENTO COME INSEGNAMENTO NESSUNO MI PUò INSEGNARE NESSUNO MI PUò AGGIORNARE di Umberto Tenuta

CANTO 192 abbiamo scritto tante volte che nessuno può insegnare, imprimere le conoscenze nel cervello di un’altra persona. È la stessa cosa per l’aggiornamento: nessuno può aggiornare, nessuno mi può aggiornare. Se voglio, solo se voglio, mi aggiorno io.

 

Spudoratamente, chiamavo PROPOSTE DIDATTICHE le mie presentazioni degli accorgimenti da tenere presenti per l’apprendimento del leggere e dello scrivere in prima classe, per la correzione dei temi e dei dettati, per la scoperta del valore posizionale della numerazione ecc.

Molto tempo dopo, una persona molto intelligente mi disse che quelle erano ordini di servizio che nessuno eseguiva.

Quanti Corsi di aggiornamento ho promosso, organizzato e realizzato, ed i docenti tutti dai paesi più lontani della provincia venivano, il primo giorno per iscriversi e l’ultimo giorno per ritirare il certificato di frequenza da consegnare al dirigente scolastico per l’avanzamento di carriera.

Sto scherzando.

Ma non troppo.

Non si diventa uomini colti frequentando i licei e le università.

Se così fosse, quante e quante persone colte avremmo!

Colti si diventa utilizzando gli strumenti che la scuola fornisce per leggere, studiare ed imparare da soli.

D’altra parte, qual è il fine della scuola?

Rendere autonomi, capaci di studiare e di fare da soli.

Non aspettar mio dir più né mio cenno;

libero, dritto e sano è tuo arbitrio,

e fallo fora non fare a suo senno:

per ch’io te sovra te corono e mitrio[1].

E meno male che è così.

Sennò, come farebbero i docenti ad aggiornarsi?

Ogni giorno dovrebbero andare ad un corso di ad-giornamento.

Il docente, come lo studente, d’altra parte, avverte una difficoltà nella sua attività professionale, cerca di trovare la soluzione e, se non ci riesce, chiede aiuto al Promoter adatto, nella sua scuola oppure in un’altra scuola.

E, se proprio nelle scuole non lo trova, si rivolge altrove.

D’altra parte, interroghiamoci, diceva un caro amico dirigente scolastico!

Come ci siamo formati ed aggiornati?

Lo lascio dire a ciascuno dei miei cinque lettori.

Che forse l’Università ci ha dato le competenze per far apprendere a leggere, a scrivere ed a fare di conto ai nostri venticinque mocciosetti?

Che forse l’università ci ha dato gli strumenti per fare apprendere le equazioni ai nostri venticinque nostri irrequieti giovinetti?

Che forse l’Università ci ha dato gli strumenti per fare apprendere di Greco e di Latino alle nostre vezzose giovincelle?

Suvvia!

Solo nella bottega i falegnami imparavano il mestiere!

E, purtroppo, le scuole di formazione dei docenti non sono botteghe, come auspicava J. Dewey.

Che fortuna, Ministra Giannini!

Se non fosse così, dove li troverebbe gli aggiornatori degli aggiornatori dei suoi docenti?

E gli euro per pagarli?

Fortunata, sì, fortunata è la nostra beneamata Ministra.

Con meno spesa, creerà un sistema di aggiornamento permanente nelle reti delle scuole (FORMANET) e farà contenti i docenti, accreditando a ciascuno di loro una bella sommetta di euro.

A proposito, or che ricordo, qualcosa in ordine a tale organizzazione dell’aggiornamento ho scritto.

Ad uno di questi scritti rinvio: http://www.rivistadidattica.com/aggiornamenti/aggiornamento_7.htm

 

Vox clamans in deserto?

Nessuno può sfuggire al suo destino.

Ma non dire mai mai!

Sono una testa dura.

Dura dura.

Sono nato a Rose.

 

Pubblicato in

http://www.edscuola.it/dida.html

 

 

[1] Dante, Purgatorio, XXVII, 139-142