Usare le tecnologie dal punto di vista della didattica:
Paper, pen and phone, un modello didattico a costo zero
di Bruno Santoro
Abstract
Che cosa significa oggi ‘fare scuola’ nell’era digitale? Quale rapporto corre tra oggi tra formazione dei giovani cittadini e gli ambienti digitali? È possibile sviluppare modelli orientativi che possano rimarcare il primato della didattica sulla tecnologia e restituire alla scuola il senso della propria azione? Modelli a costo zero per l’amministrazione ma efficaci per i nostri giovani digitalizzati?
‘Paper, pen and phone’ è una soluzione di progetto-attività sperimentata nel corso degli ultimi anni e che ho adottato in alcune classi delle superiori.
Si tratta di un modello di lavoro, articolato in sette passaggi, in parte liberamente ricomponibili, applicabile a diversi contesti disciplinari e che ha come obiettivo un apprendimento ( come confermato dal feedback massivo degli stessi studenti) più efficace e personalizzato.
Coniugando tecniche di apprendimento cooperativo con la flessibilità delle tecnologie disponibili, nel nostro caso gli smartphone personali degli allievi, dopo un breve periodo di addestramento e lo sviluppo di un ‘Galateo’ di classe, si punta a creare un ambiente di lavoro in cui il modello didattico sviluppi, con la pratica, un ambiente integrato ed una piccola comunità di formazione.
Sviluppato nel corso di un avanzato progetto sperimentale (Let’s Net! 2009-2011)
il modello è stato adottato stabilmente in alcune classi delle superiori per l’insegnamento di Italiano e Storia; limitatamente a singole esperienze, sono stati sviluppati moduli di apprendimento anche in Matematica e discipline di indirizzo.
L’architettura dello scenario didattico viene disegnata agendo contemporaneamente sui quattro fattori fondamentali del processo di insegnamento ed apprendimento dell’era digitale, ossia l’ambiente fisico, quello virtuale, la metodologia di lavoro e il ruolo dell’insegnante.
L’obiettivo è sostanzialmente la ricerca del corretto bilanciamento del rapporto tra didattica e nuove tecnologie, permettendo recupero e potenziamento di alcune di quelle ‘abilità attenuate’ che l’abuso digitale e altri fattori congiunti stanno provocando nelle giovani generazioni: parliamo della capacità di leggere, comprendere, concettualizzare e sintetizzare, di esprimersi, di esporre in modo chiaro ed efficace e di scrivere. Ma si potrebbe parlare anche delle capacità legate alle competenze logico-matematiche, a quelle tecnico-scientifiche o relative all’apprendimento della seconda lingua: tutti settori nei quali le giovani generazioni mostrano sempre più preoccupanti segni di arretramento e disagio.
Essendo un modello di lavoro esperto per competenze, la pianificazione viene realizzata attraverso Moduli di Apprendimento della durata di 2 o 4 ore, immediatamente seguiti da una prova di prestazione autentica (lezione, relazione, prodotto ipermediale o esperienza da proporre alla classe) e in ogni caso video-ripresa con lo stesso smartphone: quindi immediatamente pubblicata sul sito di classe attraverso applicazioni dedicate.
Il protocollo di lavoro prevede inoltre che non si conosca il nome del relatore se non all’ultimo momento e che tutti i componenti del gruppo debbano comunque preparare, oltre alla relazione completa, un piccolo approfondimento sul tema.
La valutazione della prestazione dei gruppi è realizzata anche con il contributo fattivo dell’intera classe, con una proposta sviluppata secondo una griglia concordata di semplici indicatori: valutazione che, in questo tipo di esperienza, è sempre condivisa da tutti i componenti.
Al termine tutti gli allievi rilasciano un rapido feedback via Internet sul vissuto personale , i problemi e i suggerimenti migliorativi, come attività meta cognitiva e spesso possibile sviluppo del modello stesso.
I moduli, che prevedono attività di tipo cooperativo, sono realizzati rispettando quattro assunti, a mio avviso indispensabili per ottenere un apprendimento significativo: l’attività comune diretta (se faccio capisco!), la possibilità di usare liberamente la parola (se non sai chiedi!), la libertà di movimento nella classe fra le isole di lavoro (personalizziamo lo spazio), la trasformazione del ruolo dell’insegnante (aiutami a fare da solo!) in guida esperta e coordinatore non protagonista dell’azione didattica.
L’apprendimento viene realizzato quindi attraverso l’attività cooperativa di preparazione della relazione ma con l’obbligo di sintetizzare sempre il percorso in una mappa concettuale collettiva ( il ‘mappone’) e in una individuale che il relatore del gruppo può utilizzare, se vuole, per la presentazione.
Tutte le attività prevedono comunque l’uso tassativo di carta e penna unito alla pratica di rapida ricerca digitale. Sono vietate dal Galateo PPP, invece, la stampa, la riproduzione digitale dei materiali, l’uso malaccorto della carta.
In occasioni particolari la stessa mappa personale può essere oggetto di valutazione, come per esperienze pluridisciplinari condivise, ad esempio con l’insegnamento della lingua straniera.
Con attività meta cognitiva avanzata gli stessi allievi presentano, in versione bilingue, il ‘loro’ metodo di lavoro sul sito dedicato: www.letsnet.it
Siti: www.letsnet.it
Facebook: https://www.facebook.com/groups/248089922022746/
Resumé
Bruno Santoro insegna Letteratura Italiana e Storia c/o l’ITIS G.Marconi di Jesi. Laureato in Filosofia con indirizzo in scienze pedagogiche e filosofia delle scienze sociali, si interessa di nuove tecnologie dai primi anni “90 ed ha sviluppato tra il 1996 e il 2001 numerosi progetti sperimentali a Milano, dove è stato distaccato dall’insegnamento e consulente del Provveditorato agli Studi per le nuove tecnologie nella scuola con Patrizia Galeazzo e Giorgio Musitelli.
Amministratore di rete dal 1996 al 2012, esperto di tecnologie didattiche e formatore, è autore fra gli ultimi, dei progetti ’ Let’s Net!: ambienti di telematica e didattica’, Classe 2.0 e ‘Paper, Pen and Phone: ambienti di telematica e didattica a costo zero’.