Londra non più immensa
di Antonio Stanca
Simonetta Agnello ha sessantanove anni, è nata a Palermo nel 1945 e qui ha conseguito il Dottorato in Giurisprudenza nel 1967. Dopo si sposa con un inglese ed assume anche il suo cognome Hornby. Per motivi di lavoro lascia la Sicilia e si reca in America, in Zambia ed, infine, nel 1970 in Inghilterra senza, però, perdere i contatti con la Sicilia e con i familiari che spesso ospiterà nella sua casa inglese e che andrà a trovare in certi periodi dell’anno. In Inghilterra avrà due figli, si sposterà, farà casa in posti diversi prima di stabilirsi, nel 1972, definitivamente a Londra. Si dividerà in continuazione tra le cure per la famiglia e il lavoro. A Londra fonderà, con altri avvocati, lo studio “Hornby e Levy”, specializzato nel diritto di famiglia e dei minori. Sarà il primo di questo genere in Inghilterra. Diritto dei minori la Agnese Hornby insegnerà all’Università di Leicester e per otto anni sarà Presidente dello “Special Educational Needs and Disability Tribunal”. Vive con la famiglia a Londra.
Saranno state le esperienze, le ampie conoscenze delle condizioni, dei problemi dei giovani, più piccoli o più grandi, inglesi o immigrati, che le sono derivate dal suo lavoro a farle pensare anche di scrivere di esse, di narrarle, di farle giungere pure a chi rimaneva lontano dalle aule dei tribunali. Questo spiegherebbe come l’Agnello Hornby si sia applicata alla narrativa ad un’età matura, dopo i cinquanta anni. L’esordio avviene nel 2002, quando ha cinquantasette anni e pubblica il romanzo La mennulara. Seguiranno nel 2004 La zia Marchesa, nel 2007 Boccamurata, nel 2009 Vento scomposto, nel 2010 La monaca ed altre narrazioni verranno in seguito a riprova della decisa volontà della scrittrice di fare letteratura di quanto fino allora era stata la sua vita, la sua formazione, la sua cultura, il suo lavoro. Nel 2008 la scrittura assorbirà completamente l’attività dell’Agnello Hornby. Le sue opere incontreranno il favore della critica, l’interesse dei lettori. Verranno tradotte in molti paesi..
In esse, nei giovani che spesso sono i protagonisti, è possibile quasi sempre riconoscere le esperienze dell’autrice giovane, le aspirazioni, le aspettative, le delusioni di una donna che fin da ragazza ha iniziato a confrontarsi con l’esterno, con i problemi della vita, del lavoro, con quelli di ambienti vicini e lontani, noti e sconosciuti. Di ambientazione siciliana o inglese sono le narrazioni perché due, la Sicilia e l’Inghilterra, sono le patrie che sempre la scrittrice ha sentito e vissuto come sue, con le quali si è sempre confrontata. Chiara, scorrevole è la lingua, capace di rendere con facilità i più complicati problemi interiori, di spiegarli anche quando oscuri, impenetrabili si mostrano.
Con la scrittura l’Agnello Hornby si è trasferita in molti dei suoi personaggi, ha moltiplicato la sua esistenza, l’ha fatta divenire di tante giovani donne di fronte agli ostacoli della loro vita, dei loro luoghi, dei loro ambienti, della loro famiglia, del loro lavoro. Ha procurato alle sue esperienze un significato, un valore che le superano, le traducono in un messaggio valido per tutti e ovunque.
Questo spirito didattico, questa funzione di guida muovono anche il suo ultimo lavoro, La mia Londra, edito dalla Giunti di Milano a Maggio del 2014, pp. 264, € 16,00.
Prima di tornarvi e stabilirvisi per sempre nel 1972 la scrittrice era stata a Londra nel 1963, quando aveva diciotto anni ed aveva conseguito la licenza liceale. Era andata per un soggiorno di studio ed era stato il premio da parte della famiglia per gli esami superati. Perciò, nel libro, che non è un romanzo, non un diario, non un saggio, i due tempi, quello dell’adolescente e l’altro della donna matura che a Londra ha famiglia, figli e lavora, si alternano in continuazione. L’Agnello Hornby ora sarà la ragazza che a diciotto anni rimane sorpresa da una città così grande ora la moglie, la madre, l’avvocato che conosce Londra in tutti i suoi particolari e di questi, di come ha fatto per conoscerli vuol dire nel libro. Vuol dire di come la sua modestia, la sua parsimonia l’hanno aiutata in un confronto che all’inizio sembrava difficile, impossibile perché con una città immensa come Londra. Immensa è Londra di vita, di storia, di cultura, di lingua, di pensiero, di azione. Tanto, tutto contiene. C’è sempre stato e c’è ancora molto scambio con gli stranieri, a Londra non sono rifiutati e aggiungendosi a quanto fa parte del posto senza limiti sono diventati i modi di essere, di stare in questa città. Alla scoperta si è messa l’Agnello Hornby di tutta questa vita, di tutto quanto fa parte di una città che ha tanto di passato e presente, persone e cose, strade e piazze, palazzi e chiese, teatri e monumenti, botteghe e mercati, privato e pubblico, personale e sociale, storia e leggenda, realtà e idea, letteratura e arte, pittura e musica, religione e mito, politica ed economia, povertà e ricchezza, miseria e nobiltà, vita e morte. E c’è riuscita, è riuscita a raggiungere una conoscenza completa di Londra e con mezzi semplici quali quelli pubblici o lunghe passeggiate o la bicicletta. E’ riuscita a sapere di ogni posto di Londra, della sua storia. Vittoriosa si sente per aver ridotto a sé, per aver fatto “sua” una città dagli aspetti incalcolabili, dalle presenze infinite. Non più immensa è Londra per lei e di questa conquista vuole far partecipe chi legge, vuole ripercorrere con lui le tante tappe di essa, le tante scoperte facendogliele apparire vicine, familiari perché così ora le sente, le vive e così vuole che lo facciano gli altri. Riemerge quello spirito di scambio, di comunione che ha mosso l’Agnello Hornby in ogni momento della sua vita, che l’ha fatta diventare l’avvocato dei più piccoli perché più deboli, più poveri.
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