210 UOMINI PRIMA CHE PROFESSIONISTI di Umberto Tenuta
CANTO 210 Uomini non si nasce. Come Victor, abbandonato nelle foreste dell’AVEYRON e ritrovato all’età di undici anni, non diventò mai un uomo, perchè deprivato delle stimolazioni dell’ambiente socioculturale, così ogni figlio di donna, al momento della nascita è solo un candidato alla condizione umana, ma uomo diventa solo attraverso l’educazione.
Il primo compito della Scuola è perciò la formazione dell’uomo, dell’uomo di una determinata società umana, prima che civile e democratica.
Prima che lavoratori, uomini!
Uomini non si nasce.
Uomini si diventa solo attraverso l’educazione (KANT).
Lo Stato italiano è impegnato a garantire la formazione dell’uomo, del cittadino e del lavoratore (Art.3, Cost.).
In questo ordine: uomo, cittadino, lavoratore.
Se non si è uomini non si può essere cittadini e non si può essere lavoratori.
Il primo compito della scuola è la formazione dell’uomo e del cittadino.
Se non si è uomini non si può essere né cittadini né lavoratori.
I lavoratori non possono essere degli uomini minori, dei minus habens.
Lo vieta il principio costituzionale dell’eguaglianza dei cittadini.
Prima occorre formare gli uomini che, in quanto tali sono anche cittadini, e poi si formano i lavoratori.
Purtroppo ancora persiste una disuguaglianza dei cittadini, ad alcuni dei quali si riserva solo la qualifica di lavoratori, e non anche quella prioritaria di uomini che certamente non si consegue al termine dell’attuale scuola media.
Per la contraddition che nol consente!
Se è scuola media, presuppone una scuola superiore, superiore per tutti i giovani, e non per una sola casta di privilegiati per lombrosiane eredità genetiche.
E invece, in contraddizione con l’uguaglianza dei cittadini prevista dalla Carta costituzione, i giovani non talentuosi per censo familiare vengono avviati alle scuole professionali, deprivandoli della loro piena formazione umana.
È la più grave discriminazione dei cittadini italiani, ma nessuno ne fa una bandiera.
In Italia convivono pacificamente i Licei e le Scuole professionali.
Come se questa fosse una discriminazione divina o naturale!
Vano è stato il grido del Parroco di Barbiana e dell’attuale Vescovo di Roma.
Evidentemente la nostra Ministra dell’Istruzione era distratta quando Papa Francesco parlava in Piazza San Pietro.
Ma Ella sta cercando di porre rimedio a questa assurda disuguaglianza con l’innalzamento dell’obbligo scolastico.
Come se il problema dell’eguaglianza dei cittadini possa essere risolto solo con una scuola comune dell’obbligo, dopo la quale si formano i lavoratori, siano essi geometri o ingegneri, albergatori o avvocati.
Invece, occorre innanzitutto una scuola dell’obbligo ottennale o novennale per tutti i figli di donna.
Poi i corsi universitari di diversa durata, per ragionieri e per avvocati.
Primaria però è la formazione dell’uomo, formazione fisica, intellettuale, morale e religiosa, civile.
Ed allora la questione della cultura classica non si pone più, perché la formazione dell’uomo non può che fondarsi sull’appropriazione della cultura dei padri, greci e romani.
E, quando dico cultura, non voglio dire erudizione, nozioni, grammatiche, biografie, cronologie, cosmografie…
Formazione dell’uomo, formazione umana, formazione dell’uomo integrale, originale, massimale, successo formativo, come sancisce il diritto positivo.
Nihil humani a me alienum puto!
La Danza di Liana, la Musica di Beetoven, la Poesia di Catullo, la Matematica di LUC, le Historiae di Erodoto…
Un tuffo nelle sorgenti della nostra cultura.
I nostri Umanisti lo fecero.
E noi?
Ci accontentiamo dell’ablativo assoluto e dell’aorista.
Che vilipendio di Virgilio e di Catullo, di Omero e di Esiodo.
Signore Professoresse e Signori Professori, fateci gustare la bellezza dei versi e delle colonne originali di Atene e di Roma!
Fateceli entrare nei nostri cuori prima che nelle nostre menti!
E smettetela, smettetela, smettetela di offrirceli al mattino come olio di ricino.
Noi studenti, per le radici del nome che portiamo, siamo innamorati dei nostri Padri.
Con crudeltà inaudita, voi ci costringete a odiarli, i nostri Padri, ogni giorno, nei banchi di scuola, tutti intenti a rubare sul Tablet la traduzione di Tucidide e di Saffo, di Cesare e di Tertulliano!
Noi studenti, tutti noi, vogliamo onorare i nostri Padri nel Tempio sacro della cultura, nel quale vogliamo restare per tutta la durata del mattino della nostra vita!
Solo così possiamo affacciarci al Villaggio globale dei nostri giorni.
E sentire, e capire, e comprendere le voci, le gioie e i dolori dei figli di altri Padri.
Pubblicato in
http://www.edscuola.it/dida.html