E anche questa è fatta
I docenti precari con tre anni di servizio hanno affrontato l’esame dei PAS, i Percorsi Abilitanti Speciali. Le riflessione di un dirigente scolastico componente di commissioni d’esame presso l’Università degli Studi della Basilicata.
di Mario Coviello
Dopo i corsi per il conseguimento del TFA, Tirocinio Formativo Attivo, quest’anno, sempre entro la fine di luglio si concludono in tutte le università italiane i PAS.
Ho fatto parte, per due giorni in questa terza settimana di un luglio incerto e in crisi come la nostra Italia, presso l’Università di Basilicata, di due commissioni per gli esami finali dei PAS, Percorsi Abilitanti Speciali, corsi di abilitazione all’insegnamento riservati a docenti delle scuole di primo e secondo grado con almeno tre anni di precariato.
Gli addetti ai lavori sono a conoscenza delle lotte tra docenti precari che hanno superato gli ultimi concorsi e sono in attesa di incarico a tempo indeterminato, docenti che hanno frequentato e superato il Tirocinio Formativo Attivo, e i docenti con più di tre anni di insegnamento che chiedevano questi PAS che alla fine di questo difficile anno scolastico sono finalmente partiti.
In qualità di dirigente scolastico ho dovuto superare le difficoltà che le assenze di questi docenti nel pomeriggio e non solo hanno creato soprattutto nelle classi a tempo pieno, a tempo prolungato e per l’insegnamento degli strumenti musicali.
Durante le due giornate di esami ho conosciuto docenti precari di elettronica,matematica applicata , matematica e fisica, educazione artistica, storia dell’arte, tecnologia, operatori dei servizi sociosanitari. Ognuno di essi si è presentato con il suo vissuto, le sue esperienze e ha raccontato se stesso e la scuola italiana di questi anni difficili.
Ho esaminato con gli altri membri delle commissioni, tutti docenti dell’Università di Basilicata, in qualità di rappresentante della Direzione Regionale di Basilicata del Ministero dell’istruzione 20 candidati, 19 della Basilicata e una docente proveniente dalla provincia di Salerno. Già nel mese di luglio dello scorso avevo fatto parte di una commissione per gli esami finali dei corsi di Tirocinio Formativo Attivo.
In prevalenza docenti donne, quasi tutte laureate con in media cinque anni di insegnamento.
Un docente vive la condizione di precario da 20 anni .
L’esame si svolge con la presentazione di un “ elaborato originale “, così recita l’ordinanza, nel quale i candidati illustrano le loro esperienze pregresse, sintetizzano i contenuti dei corsi frequentati , per ciascuno dei quali hanno sostenuto un esame con relativa valutazione, e presentano una unità di apprendimento che ha lo scopo di dimostrare il possesso dei contenuti disciplinari e di competenze didattiche.
Sfido i miei lettori a presentarsi con disinvoltura davanti ad una commissione per sostenere un esame. Tutti i candidati erano visibilmente emozionati , hanno gestito e quasi sempre l’hanno padroneggiata.
I candidati avevano a disposizione 10 minuti e li hanno utilizzati presentando quasi tutti in Power Point i loro lavori.
Abbiamo ascoltato con attenzione partecipata le loro relazioni perché molti hanno presentato quanto fanno in classe con i loro alunni e i volti sorridenti dei ragazzi e delle ragazze che fino ai primi di giugno hanno dato senso alle nostre aule con il loro sorriso ci hanno ricordato che la scuola pubblica italiana ha un compito difficile ed esaltante educare e formare il nostro futuro.
E ho imparato che si può visitare una chiesa ricca di affreschi da poco restaurati a Tricarico con un tour virtuale , ho conosciuto una terza media di Corleto che ha preparato una guida del paese, una classe di Paestum che ha costrito un gioco per conoscere l’area degli cavi della cittadina in provincia di Salerno.
Ho potuto apprendere che la relazione agli operatori socio sanitari si insegna anche osservando i cani e riflettendo sulle differenze nel comunicare tra l’uomo e l’animale.
Tutti i candidati, soprattutto i laureati in ingegneria, hanno scritto che il corso è stato utile perché ha dato loro la possibilità di riflettere insieme sulla scuola pubblica di oggi e sulle giovani generazioni e sul loro modo di costruire il sapere.
Tutti hanno sottolineato che il ruolo del docente non è più quello di un “trasmettitore “ ma di un promotore di conoscenze, abilità e competenze,. Il docente deve imparare ad aiutare ciascun alunno a costruire il proprio sapere facendo leva sull’ “imparare ad imparare “ , sul lavoro di gruppo, sull’insegnamento laboratoriale
Tutti si sono soffermati sull’insegnamento ai diversabili e agli alunni con bisogni educativi speciali e nelle loro unità di apprendimento hanno raccontato come operare con questi alunni e come valutarli.
Tutti hanno presentato l’alunno della scuola di oggi “nativo digitale” e la frequenza dei PAS ha “ costretto” molti di loro ad affinare le loro competenze sull’uso a fini didattici delle nuove tecnologie.
Nei loro visi ho letto la fatica di tre mesi di corso frequentati ad aprile, maggio e giugno, soprattutto il sabato, la domenica e nei pomeriggi; le centinaia di chilometri percorsi dopo aver cominciato la giornata alle sei di mattina per correre a scuola, insegnare, fare gli scrutini, gli esami di stato e studiare.
Ho letto l’impegno per sostenere esami. E prepare la tesi finale.
So che tutto questo non è semplice, che i corsi potevano essere organizzati meglio, con tempi distesi anche per consentire ai docenti di mettere in pratica in classe quanto apprendevano.
Non so fino a che punto con questi corsi sono state costruisce competenze solide nei docenti.
Ma mi ha commosso in quasi tutti i docenti che ho conosciuto per questi esami la passione per il loro lavoro, la cura, l’impegno, il desiderio di migliorare.
L’esperienza è stata faticosa perché nella seconda giornata abbiamo cominciato alle dieci di mattina e abbiamo lavorato ininterrottamente fino alle 18,00.
Tutti i candidati si sono abilitati e molti con il massimo dei voti, sommando i risultati degli esami disciplinari alla prova finale.A tutti ho raccomandato di coltivare la passione per l’insegnamento, mettendo al primo posto comunque e sempre l’alunno e le sue necessità e possibilità.
Sia l’esperienza dello scorso anno che quella di quest’anno ha rafforzato la mia convinzione sulla necessità dell’aggiornamento continuo a scuola dei docenti.
La nostra società in così continua e rapida trasformazione, definita liquida da Sigmud Bauman nei suoi innumerevoli saggi e “ complessa” da Edgar Morin che chiede per gli alunni non una testa piena ma una “testa ben fatta”; la nostra società che con le scoperte nel campo delle neuroscienze ha dimostrato che l’uomo vive di emozioni e modifica i suoi comportamenti in base ad esse, dando ragione a quanto Daniel Goleman ha scritto, già più di quindici anni fa, di “intelligenza emotiva “ ,ha sempre più bisogno di docenti motivati, esperti e qualificati e, con tutti i loro limiti, i PAS hanno aiutato in questa direzione.