Pensioni, la rabbia degli insegnanti

da l’Espresso

Pensioni, la rabbia degli insegnanti
Docenti in cattedra fino a 67 anni

Erano già pronti a starsene a casa a settembre, gli “esodati” della scuola: 4mila docenti finiti per un errore tecnico dentro la legge Fornero. Ma pieni di speranza per l’emendamento approvato sulla cosiddetta “quota 96” che avrebbe permesso loro di andarsene per far largo ai giovani. Ma ha vinto Cottarelli: niente copertura, niente riposo. Così a settembre dovranno tornare in classe

di Francesca Sironi

La notizia è un virus. «È saltato l’emendamento!». Si accende l’allarme rosso sui social network: «È una vergogna!», «Ladri!», «Uno schiaffo in piena faccia». C’è chi propone azioni di luddismo culturale: «Ho lavorato con dignità e passione», scrive Paolo: «questi ultimi anni vivrò da parassita. Non farò più niente… in pensione di fatto», «Ora ci vorrebbero 4000 certificati medici a partire da settembre», aggiunge Floriana. «Assenteismo totale!», rilancia Lorenzo.

Che è successo? È successo che – come ha spiegato l’Espressole osservazioni critiche del commissario Carlo Cottarelli su alcuni emendamenti già approvati in commissione Bilancio alla riforma di Marianna Madia l’hanno avuta vinta. Uno di questi emendamenti era dedicato a sanare una ferita aperta dalla legge Fornero, quella degli insegnanti pronti alla pensione già nel 2011. Almeno 4mila maestri che si erano trovati tagliati fuori dal traguardo-riposo (e dentro la prova di resistenza Fornerno) per un disguido di calcolo: l’anno solare e l’anno scolastico non coincidevano. Così, coi loro 60 o 61 anni e almeno 35 inverni di contributi alle spalle, erano stati rifiutati dall’Inps per un guaio di mesi. E costretti a tornare in classe.

Ora il fronte delle “Quote 96” è infiammato. La speranza di lasciare finalmente il posto a 4mila colleghi più giovani, come voleva l’emendamento pro-pensionamento, è caduta sotto la tagliola della Ragioneria di Stato: i conti per correggere il disguido non tornavano, la commissione Bilancio sarebbe stata troppo fiduciosa in future operazioni di aggiustamento della spesa. Un gioco rischioso, secondo il commissario Cottarelli, che settimana scorsa aveva già preannunciato il suo parere avverso alla manovra: senza copertura, niente riposo per i docenti.

Marianna Madia gli ha dato retta: ha proposto la soppressione degli emendamenti approvati dai colleghi, E la soppressione è passata. «Eravamo già pronti a tenere aperti gli sportelli ad agosto per far fronte a tutte le domande che stavamo ricevendo», racconta Domenico Pantaleo della Cgil: «Questo dietrofront è un atto gravissimo. Il governo – che aveva dato parere favorevole – si sottomette alle pressioni dei burocrati. Ma chi governa allora veramente?»

«Quando finirà questo tormentone indegno?», aizza un docente sessantenne: «Che da anni sta minando il nostro equilibrio psico-fisico?. La questione è aperta al futuro: se i professori finiranno a pieno titolo nelle schiera dei dipendenti pubblici, si potranno trovare ad affrontare bambini timidi e adolescenti bizzosi alla rispettabile età di 67 anni… «Dicono che “Largo i giovani”, che “La scuola va rinnovata”, che “Abbiamo i docenti più vecchi d’Europa”… E poi?», continua Pantaleo: «In più qui non si tratta di “baby-pensionamenti”, come molti hanno insinuato. Parliamo di docenti sessantenni. Che avrebbero avuto diritto al riposo già due anni fa».

«42 anni di età contributiva», riassume Marco: «62 anni di età anagrafica, 2 anni costretto al lavoro fuori legge. La Spending Review andrebbe fatta sulla cattiva politica, su quella che mi ha privato di un diritto. Aspetto che la buona politica me lo restituisca, questo diritto». La capogruppo del Pd al Senato Francesca Puglisi prova a dare speranza agli insegnanti canuti: «Siamo certi che il governo interverrà». «Ma non c’è tempo», ribadisce sconsolato Pantaleo: «Le lezioni iniziano a settembre. Già con la legge Madia sarebbe stata una corsa. E poi la macchina burocratica è stata chiara: la legge Fornero, anche nei suoi errori tecnici, per loro non va toccata». «Stanno giocando con noi, stanno calpestando la nostra dignità», rincara Filomena: «sanno che la desideriamo fino allo sfinimento questa pensione e, allora: allo sfinimento ci stanno portando, ci stanno annullando!».

Il tenore della discussione è quello di un pool di cuori infranti dopo una promessa d’amore. Solo ieri sera il mood dei messaggi era l’opposto: «Siamo positivi!», scriveva una docente. «Anch’io sono contento», rispondeva un collega, Ercole: «Ma questa sera comunque farò una macumba, macumbera. sulla riva del mare al chiaro di luna sperando ci sia almeno lei». Anche se già c’era chi subodorava la potenziale sferzata: «È meglio essere pronti ad iniziare un nuovo anno scolastico», scriveva Elena. «Ma la pensione a settembre ci sarà? chi me lo può confermare?», chiedeva Anna: «Nessuno può esserne certo», le veniva risposto.

E mentre i sindacati aspettano l’intervento del ministro Stefania Giannini, c’è chi ricorda l’ultima beffa tirata agli insegnanti: quando sotto il dicastero di Maria Chiara Carrozza sembrò a un tratto che i docenti avrebbero dovuto restituire allo Stato gli aumenti di stipendio ricevuti per gli scatti d’anzianità, che erano stati nel frattempo sospesi. Poi arrivò Enrico Letta, e l’esborso scomparve. Ma nel frattempo montava la causa dei “Quota 96”. Rimasta, per ora pare proprio di sì, senza soluzione.