Materiali didattici e arredi per la scuola, un settore in crisi nera

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da Repubblica.it

Materiali didattici e arredi per la scuola, un settore in crisi nera

A forza di tagli non ci sono più risorse per l’acquisto di banchi, sedie, lavagne, pennarelli, matite… Le aziende del comparto sono al collasso e i genitori devono provvedere a tutto quello che la scuola non fornisce più

L’industria dei gessetti, e delle biro, dei fogli a quadretti, delle lavagne e dei banchi, è a terra. L’industria dei materiali educativi e didattici sta dentro una crisi tutta italiana, di spending review e di burocrazia malsana.

Già nel 2005, spiegano gli ultimi studi, gli acquisti pubblici in questione erano fortemente scesi rispetto a cinque anni prima. Oggi fondi pubblici sul capitolo di spesa proprio non ce ne sono più e gessetti e banchi li compra il ministero dell’Istruzione attingendo al capitolo di spesa delle pulizie. Sì, le pulizie. Il dottor Felisetti, dirigente del Miur, nega che quel fondo sia mai esistito autonomamente, ma in verità c’era e si chiamava fondo per  “il funzionamento didattico e amministrativo”. L’hanno cancellato. L’ultimo bilancio, denuncia Marco Guerra, presidente di Assodidattica (Confindustria), metteva a disposizione tre centesimi per alunno per ogni giorno di scuola. Se un bambino in classe spezzava una matita colorata aveva consumato la sua dotazione di quattro giorni. La dotazione dei materiali per bambini e ragazzi nella scuola italiana è stata fino al 2012 di un caffè al mese. E il fondo per il funzionamento era già la fusione di due capitoli differenti: funzionamento didattico e funzionamento amministrativo (carta fotocopie per gli uffici, quindi graffette). Poi, per tagliare, tagliare, tagliare, nel 2013 i capitoli sono stati fusi in un unico corpo amministrativo e, dopo 47 anni di vita, soppressi.

Quest’anno il fondo pubblico sarà pari

a zero e le collette dei genitori, dopo la carta igienica e il sapone, si occuperanno anche dei materiali educativi e didattici. Non è semplice acquistare materiale montessoriano alla Coop, un banco di chimica all’Ikea, una tombola logica pensata per l’attività contemporanea di 25 bambini a Esselunga. Coop e Conad, tra l’altro, organizzano raccolte a punti prevedendo fra i premi banchi nuovi e sedie nuove per le scuole. I fogli A4 e i pennarelli in classe oggi vengono chiusi a chiave, come uno dei beni più preziosi.

Nel 2012 per nove mesi – causa un taglio dell’80% sugli arredi della pubblica amministrazione, compresi quelli scolastici – l’intero settore industriale è rimasto paralizzato. Per chi vende didattica la pubblica amministrazione non è un cliente, ma il cliente. Nel paese di Montessori e Bertolini, di Alberto Manzi e Don Milani, nel paese dei modelli pedagogici esportati nel mondo, il settore didattica è stato tagliato dell’85%. Negli ultimi quattro anni la spesa per acquisto di arredamento standard per la scuola (da quella dell’infanzia alle superiori) si è più che dimezzata a seguito della riduzione di spesa imposta nei bilanci locali. Nel 2008 nel settore si spendevano 60 milioni di euro, nel 2013 appena 28. Nel 2004 l’Italia era nella media europea per la dotazione di materiale didattico destinato alle scuole, 342 milioni spesi ogni anno. Nel 2010 la dotazione per alunno era diventata un sesto della media europea. Negli ultimi anni la situazione è ulteriormente peggiorata.

Causa patto di stabilità, le aziende incassano tra i 120 e i 360 giorni dopo le consegne, e sono al collasso. Le stesse aziende chiedono, ora, di ripristinare al ministero dell’Istruzione il capitolo di spesa destinato alle scuole per l’acquisto di strumenti per la didattica: è rimasto in vigore per 47 anni, è necessario torni.