Il Miur assegna duemila nuovi posto per i prof

da La Stampa

Il Miur assegna duemila nuovi posto per i prof

Anief: l’incremento però penalizzale regioni del Sud
roma

A pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, il Ministero dell’Istruzione autorizza l’attivazione di 2.055 nuovi posti da insegnante rispetto a quelli prefissati. Tuttavia, l’incremento dei docenti, dovuto alle iscrizioni degli alunni presentante con ritardo e ai casi di classi particolari segnalati nelle passate settimane dai presidi, penalizza ancora una volta le regioni del Sud. Le stesse regioni dove si era già stabilito che avrebbero perso quasi mille cattedre: l’incremento di fine agosto non cambia la sostanza e l’andamento, rileva l’Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori).

 

A Puglia, Abruzzo, Basilicata e Molise vengono assegnati solo poche decine di docenti in più, mentre «i posti maggiori – riporta la rivista specializzata “Orizzonte Scuola” – sono stati assegnati a Toscana e Lombardia con 230 posti, segue la Campania con 210, quindi Veneto, Lazio, Piemonte. Tra le Regioni più popolose la Sicilia è cenerentola, superata dalle stesse Marche che ha una popolazione tre volte più bassa».

 

Mentre in Sardegna, che detiene il record nazionale di giovani che abbandonano la scuola prima del tempo, con punte del 40% alle superiori, il Ministero dell’Istruzione, sottolinea l’Anief, ha assegnato appena 110 insegnanti aggiuntivi, in altre regioni, dove il tasso di dispersione è ben più basso, vengono aggiudicati oltre il doppio di posti ulteriori. E sono le stesse regioni, come Lombardia e Toscana, che rispetto all’anno passato potevano già contare su un incremento, rispettivamente, di 410 e 269 nuove cattedre. Invece in Sicilia dal prossimo 1° settembre il Miur ne ha concesse 500 in meno.

 

«L’adeguamento finale di organico, attuato dal Miur, non ha dunque tenuto minimamente conto dei continui appelli delle associazioni e del sindacato – osserva l’Anief -A Viale Trastevere si è continuato a ragionare facendo riferimento ai soli numeri, che per via dei flussi migratori e degli andamenti dei tassi di natalità degli ultimi anni premiano le regioni del Centro-Nord. Dimenticando il fatto che al Meridione ci sono delle province, come Palermo e Caltanissetta, dove il tasso di abbandono scolastico è oltre il doppio della media nazionale e quattro volte maggiore rispetto a quello massimo, del 10%, indicato dall’Unione Europea».

 

«Come si continua a non tenere conto che al Sud e nelle Isole i Neet sono presenti in media per il 32%, mentre al Nord rappresentano un fenomeno decisamente più contenuto, meno della metà. Al Miur non interessa poi che al Settentrione la quota di cittadini con almeno il diploma di scuola media superiore è del 59%, mentre sotto la capitale si ferma al 48,7%. E che le competenze degli alunni rilevate dai test OCSE-Pisa indicano tanti giovani del Meridione in ritardo sensibile. Anief torna a ripetere che i ragazzi che lasciano la scuola sono destinati a diventare Neet, soprattutto perché vivono in aree del Paese dove il tasso di disoccupazione è alto e la produzione industriale risulta cronicamente modesta. Quindi, in quelle zone occorrerebbe assegnare un numero di docenti maggiore».

 

«Proprio dove è più alto il tasso di alunni che lascia la scuola – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – servirebbero più insegnanti: non possono bastare gli stessi previsti altrove. Occorrono docenti in sovrannumero, per le materie di base, ma anche per quelle specialistiche, per le lingue e per i casi di alunni più difficili, anche in compresenza”. «E siccome la “forbice” Nord-Sud si sta sempre più allargando – continua Pacifico – occorre introdurre questo ragionamento in sede di formazione degli organici. Anche perché le eccezioni non mancano: come è stato possibile attuare l’aumento degli insegnanti di religione, malgrado nell’ultimo decennio fosse diminuito il numero degli alunni che se ne avvalgono, soprattutto nelle scuole superiori, allo stesso modo bisognava adottare delle eccezioni per quei territori dove l’azione pedagogica e formativa della scuola è più in sofferenza. Invece – conclude il presidente Anief – si continua a portare avanti la logica dei freddi numeri».