Boom di studenti all’estero: in 3 anni un aumento del 55%

da La Stampa

Boom di studenti all’estero: in 3 anni un aumento del 55%

3.200 adolescenti di tutto il mondo hanno scelto l’Italia per trascorrere alcuni mesi di scuola
roma

Cresce la voglia di internazionalizzazione: nel 2014 7.300 studenti delle scuole superiori si sono recati all’estero con un programma di studio di lunga durata, con un aumento del 55% rispetto solo a 3 anni fa.

3.200 adolescenti di tutto il mondo hanno scelto l’Italia per trascorrere alcuni mesi di scuola della propria formazione didattica e culturale (+14% dal 2011). Questi i maggiori risultati della ricerca “Generazione Inoccupati? No grazie”, edizione 2014 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca promosso da Fondazione Intercultura e Fondazione Telecom Italia (dati elaborati da Ipsos), giunto al suo sesto anno.

Dalla ricerca, presentata a Milano, emerge poi che più di due terzi degli istituti superiori italiani (68%) hanno aderito a un progetto internazionale (nel 2011 erano uno su due). In breve, finalmente un passo in avanti sulla scala dell’indice di internazionalizzazione che misura l’apertura delle nostre scuole al confronto con l’estero, rimasto stagnante dal 2009 a 37 punti e che invece nel 2014 raggiunge quota 41. Un passo apparentemente piccolo che rappresenta invece una grande evoluzione per la nostra scuola nel cammino verso la creazione di un sistema educativo capace di rendere più «internazionali» le nuove generazioni, in modo da porle allo stesso livello degli altri paesi europei.

Inoltre, uno studio dell’Ocse delineava già nel 2006 un trend in atto che evidenziava come gli alunni che usavano regolarmente un computer ottenessero in generale dei risultati migliori nelle principali materie, rispetto a quelli che avevano solo un’esperienza limitata delle tecnologie informatiche: nel 2012 l’indagine realizzata per Intercultura confermava la tendenza. Allo stesso tempo gli strumenti «innovativi» stanno arrivando sempre più a disposizione di tutte le fasce di reddito secondo un processo di democratizzazione dell’innovazione che può quindi aprire maggiori opportunità per tutti.

La possibilità di accesso alla tecnologia a scuola è vista tuttavia dagli studenti ancora modesta; la situazione migliora invece all’università, anche se è considerata meno tecnologica rispetto a quella dei principali Paesi Europei.

Sul tema della tecnologia a servizio dell’internazionalizzazione e dell’insegnamento ha in particolare posto l’accento Marcella Logli, Segretario Generale di Fondazione Telecom Italia: «La generazione dei nativi digitali – commenta – avrà sempre più il ruolo di guida nel mondo delle nuove tecnologie, soprattutto nella scuola e nell’istruzione”.«Ci pare particolarmente rilevante – aggiunge – che questa indagine confermi l’intuizione che tecnologia e propensione all’internazionalizzazione vanno assieme, anche nel mondo dell’educazione: gli istituti scolastici ed universitari più aperti all’internazionalizzazione risultano infatti essere tra quelli più tecnologici».

 

La ricerca ha quindi indagato le caratteristiche dello studente «brillante», imprescindibili per affrontare un percorso di successo all’università e nel lavoro. Emerge chiaramente che deve esserci un giusto mix tra tratti caratteriali, competenze trasversali e una adeguata preparazione scolastica.

 

Una scuola che vuole formare studenti brillanti non può prescindere dall’inserimento, nel percorso di formazione, di esperienze in grado di far acquisire capacità relazionali e cognitive. In quest’ottica un’esperienza internazionale sembra essere in grado di contribuire in maniera determinante all’acquisizione delle competenze fondamentali per il successo degli studenti, ad oggi ritenute deficitarie dai docenti universitari. Un periodo di scuola e di vita all’estero viene considerata un’esperienza formativa che rende gli studenti più autonomi e maturi, utile in qualsiasi momento del percorso di studi, ma ancora molta strada va fatta per il riconoscimento effettivo sia a scuola che all’università.

 

«Le scuole sono di fronte a una rinnovata sfida – commenta il Segretario Generale della Fondazione Intercultura Roberto Ruffino – quella di dotare gli studenti dei saperi essenziali per entrare nella vita attiva del XXI secolo: imparare a imparare, a progettare, a comunicare, a collaborare e partecipare, ad agire in modo autonomo e responsabile, a risolvere problemi, ad individuare collegamenti e relazioni, ad acquisire ed interpretare le informazioni. E le Università sono chiamate a recitare la loro parte, attivando progetti continuativi di collaborazione con le scuole, per colmare quel solco che oggi divide queste due istituzioni».