F. Geda, Se la vita che salvi è la tua

Geda, uno scrittore vero

di Antonio Stanca

gedaFabio Geda ha quarantadue anni, è nato a Torino nel 1972, a Torino si è laureato in Scienze della Comunicazione e a Torino vive. Collabora con La Stampa ed altri giornali, con la Scuola Golden e col Salone del Libro. Prima e dopo la laurea i suoi interessi si sono mostrati rivolti ai problemi sociali più attuali quali quelli degli immigrati, degli emarginati, dei disagi sofferti dai minori di questi ambienti. Suo lavoro preferito è stato fare l’educatore di questi minori. Lo ha fatto prima di laurearsi a San Salvario, quartiere torinese d’immigrati, e dopo essersi laureato nella Cooperativa Valpiana. Da queste esperienze gli deriverà il bisogno di dire, di parlare delle situazioni conosciute, di mostrare le persone che le soffrono. Lo farà attraverso la fotografia, la musica, il cinema, il teatro e soprattutto attraverso la scrittura. A quella giornalistica si aggiungerà la scrittura narrativa, ai modi della polemica, della denuncia di una sofferta condizione di vita seguiranno quelli della narrazione e nel 2007, a trentacinque anni, Geda esordirà come scrittore col romanzo Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani, dove narra di un ragazzo rumeno che percorre l’Europa alla ricerca del nonno Viorel, attore di strada. Verranno altri romanzi, Geda scriverà ancora ed ancora di vite, di esperienze di emarginati, di esclusi, soprattutto giovani. Molti riconoscimenti, molte traduzioni otterranno le sue narrazioni. Il romanzo Nel mare ci sono i coccodrilli del 2010, che dice delle tristi e drammatiche vicende vissute da un bambino fuggito dall’Afghanistan e giunto a Torino, si diffonderà soprattutto nelle scuole italiane dove diverrà un’opera consultata, commentata, indicata perché utile a far conoscere agli studenti i problemi dell’immigrazione e del rispetto dovuto agli immigrati.

Continuando a scrivere di narrativa a Maggio del 2014 Geda pubblicherà il romanzo Se la vita che salvi è la tua, edito dalla Einaudi di Torino nella serie Stile Libero Big, pp. 230, € 17,50. Qui colui che cerca altre persone, altre cose è il giovane italiano Andrea Luna, insegnante di disegno chiamato saltuariamente a supplire. Egli vive una difficile situazione coniugale poiché non riesce ad avere un figlio come anche la moglie Agnese vorrebbe. Ancora non si è capito se è un problema di sterilità o di altro genere. Anche la situazione economica di Andrea è precaria, assediato si sente da tanti problemi e perciò abbandona improvvisamente la moglie e si reca in America, a New York, pensando che un breve periodo di vacanza potrebbe tornargli utile. Qui, invece, si trova tra difficoltà di ogni tipo, diviene sempre più povero, la vacanza si trasforma in una sosta forzata che dura a lungo e con tanti problemi. Infine, quando crede di aver raggiunto una condizione di vita accettabile, il ricordo di Agnese abbandonata e mai contattata lo farà tanto soffrire da muoverlo a tornare in Italia. Ma anche se sono passati pochi mesi in Italia è tutto cambiato, Agnese sta con un altro, da lui aspetta un bambino e Andrea si ritrova solo, per strada, conosce la miseria, la fame. Penserà di andare di nuovo in America e lo farà anche se è rimasto senza soldi. Lo farà con un viaggio che si trasformerà in una tortura. Al limite giungerà delle sole possibilità del corpo e quando arriverà in quella New York tanto desiderata troverà anche qui una situazione cambiata, si scoprirà uno sconosciuto anche tra le persone che da poco aveva lasciato. Gli sembrerà di non sapersi più riconoscere, di non avere più un’identità. Dopo aver rinunciato all’idea di una vita tranquilla deve ora rinunciare a se stesso. Egli, insegnante di disegno, aveva solo pensato ad avere un lavoro, una famiglia, dei figli con i quali stare insieme, condividere il piacere degli scambi, delle confessioni, ai quali far apprezzare i suoi disegni. Non erano grandi aspirazioni ma non gli era stato possibile realizzarle e neanche aveva potuto realizzare se stesso. Rifiutato, escluso aveva finito col trovarsi in ogni situazione, preferito ad altri di minor valore e merito come il fratello maggiore di quel Figliol Prodigo del famoso dipinto di Rembrandt che tante volte aveva visto al Metropolitan Museum.

Abile è stato il Geda di questo romanzo poiché ha fatto vedere come oggi si possano verificare nel giro di poco tempo circostanze tali da portare all’annullamento di una persona pur dignitosa, rispettabile, come possa accadere che essa si trovi in situazioni completamente diverse da ogni aspettativa, da ogni previsione. Niente di tutto quello che accade ad Andrea era stato da lui previsto, altre erano state le sue aspirazioni. E’ questo soprattutto il suo dramma, quello di un’anima delusa e privata pure della possibilità di soffermarsi a pensare, a riflettere, a capire quanto sta succedendo poiché incalzata dalle disgrazie. Deve solo assistere alla sua sconfitta, deve solo subirla. Travolta è dagli eventi senza che abbia la possibilità di rifarsi di quanto sta perdendo né di evitare di giungere alla fine, alla rovina. In ogni attimo, in ogni aspetto, in ogni senso lo scrittore ha colto questo processo inesorabile insieme ai pensieri di Andrea circa quanto di diverso avrebbe voluto. Non c’è bruttura che non sia attraversata, anche se per un istante, dal ricordo dei propositi che Andrea aveva nutrito. Un ricordo che diventerà sempre più debole, che scomparirà.

Nel rendere un simile, doloroso percorso, nel mostrarlo come inevitabile, nell’aderire ad esso fino a farne la voce unica del romanzo sta il merito maggiore del Geda. Un esempio può essere considerato il suo di cosa significhi essere scrittore oggi, in un tempo che a tanti e con tanta facilità fa pensare di esserlo.