Scuola della scoperta

SCUOLA DELLA SCOPERTA di Umberto Tenuta

CANTO 270 Tommaso D’Aquino (1225 – 1274):

<<vi è un doppio modo di acquistare la scienza: uno quando la ragione naturale da se stessa giunge alla conoscenza di cose ignote, e questo modo si chiama invenzione; l’altro quando la ragione naturale viene aiutata da qualcuno dall’esterno, e questa maniera si chiama dottrina (insegnamento).

In ciò in vero che viene prodotto dalla natura e dall’arte, l’arte procede allo stesso modo e con gli stessi mezzi che la natura.

Come infatti la natura guarirebbe riscaldando chi soffre di frigidezza, così fa pure il medico; per cui si dice che l’arte imita la natura.

Il simile accade anche nell’acquisto della scienza:

il docente, cioè, conduce altri alla scienza di cose ignote allo stesso modo che uno, scoprendo, conduce se stesso alla conoscenza di ciò che ignora>>[1]

 

Sono stati necessari sette secoli per vedere attuato quanto affermava Tommaso D’Aquino.

SCUOLA DELLA SCOPERTA.

Scuola della riscoperta, della invenzione, della costruzione del sapere, del saper fare, del saper essere.

Per fortuna dei nostri giovani, la SCUOLA DELLA SCOPERTA è stata attuata prima della BUONA SCUOLA, perché è nata con le SCUOLE NUOVE o, come dir si voglia, ATTIVISMO PEDAGOGICO[2].

Sotto l’espressione SCUOLA DELLA SCOPERTA noi vogliamo intendere una scuola che alla LEZIONE del docente sostituisce la SCOPERTA da parte dei singoli studenti.

Con tutto quello che ne consegue.

Nella SCUOLA DELLA SCOPERTA, il compito primario dei docenti è quello di creare situazioni problematiche.

Come afferma il Kanizsa, <<un problema sorge quando un essere vivente, motivato a raggiungere una meta, non può farlo in forma automatica o meccanica, cioè mediante un’attività istintiva o attraverso un comportamento appreso. L’esistenza di una motivazione e la presenza, nella situazione problemica, di un impedimento che non permette l’azione diretta creano uno stato di squilibrio e di tensione nel campo cognitivo dell’individuo. Per ristabilire l’equilibrio, cioè per cercare di risolvere il problema, egli può andare a tentoni, provare a caso varie forme di comportamento, e trovare così, appunto a caso, la via o il modo per passare dalla situazione insoddisfacente in cui si trova a quella alla quale tende. Invece di affidarsi in modo cieco ad una serie di tentativi casuali, l’individuo può mettersi a pensare e pervenire alla soluzione attraverso un comportamento intelligente>>[3].

Scoperte o suscitate nei singoli studenti le motivazioni specifiche relative al concetto che si vuole far apprendere, al docente non resta altro compito che aiutare e guidare gli studenti a costruire le situazioni che rendano possibile la scoperta, l’invenzione, la costruzione dei concetti.

Ovviamente, le situazioni di apprendimento debbono seguire le quattro fasi dell’apprendimento, secondo quanto affermano Piaget e Bruner:

scoperta<<Se è vero che l’abituale decorso dello sviluppo intellettuale procede dalla rappresentazione attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà la stessa direzione>>[4].

Oggi si può inserire anche la rappresentazione digitale che si pone tra quella attiva e quella iconica, come si evince dal grafico allegato.

Una volta che gli studenti sono pervenuti alla scoperta/invenzione/costruzione dei concetti, il docente aiuta gli studenti a formularne la rappresentazione simbolica, attraverso parole, cifre, simboli.

Ovviamente, nei processi di scoperta gli studenti operano in gruppi non numerosi (3/4 studenti) e sono seguiti discretamente dai docenti.

In questo impegno − diretto, personale, motivato − gli studenti, non solo acquisiscono i concetti, ma maturano competenze ed atteggiamenti che riguardano tutte le dimensioni della loro personalità: sociale, civile, democratica, morale…

Finita la BUONA SCUOLA DELLA LEZIONE, è nata la BUONA SCUOLA DELLA SCOPERTA.

Signora MINISTRA, Le è sfuggito un complemento di specificazione.

Lo aggiunga alla BUONA SCUOLA.

Avremo così veramente una BUONA SCUOLA.

La BUONA SCUOLA DELLA SCOPERTA!

Diversamente, nessuna BUONA SCUOLA avranno gli utenti della scuola che sono gli studenti.

Però, La voglio pregare, la ristampa degli opuscoli della BUONA SCUOLA DELLA SCOPERTA non la addebiti agli applicati ministeriali che hanno omesso il complemento di specificazione.

Poveretti, era stato loro detto che dovevano risparmiare.

Innocentemente, hanno tolto il complemento di specificazione!

Che è come dire che hanno omesso di dire che è la BUONA SCUOLA DELLA SCOPERTA DELLA MINISTRA GIANNINI.

Ciò che però veramente importa è che sia la Riforma che da settecento anni attendeva di venire alla luce, per la gioia di tutte le mamme e di tutti i loro figli, nessuno escluso!

 

POST SCRIPTUM

Sarebbe bello che i Signori Dirigenti Scolastici tutti utilizzassero la nuova insegna delle loro scuole:

BUONA SCUOLA DELLA SCOPERTA

TENACEMENTE VOLUTA

DALLA MINISTRA GIANNINI

Studenti ed Operatori scolastici tutti posero

ANNO I

ERA MATTEANA

[1] TOMMASO D’AQUINO (a cura di M. Casotti), De magistro, La scuola, Brescia, 1957, p 28.

[2] In merito cfr.: MENCARELLI M., Il discorso pedagogico del nostro secolo, La Scuola, Brescia, 1970; ROMANINI L., Il movimento pedagogico all’estero (vol. I – Le idee; vol. II – Le esperienze), La Scuola, Brescia, 1955; BINI G., La pedagogia attivistica in Italia, Editori Riuniti, Roma, 1971. vedi su INTERNET: ATTIVISMO PEDAGOGICO.

[3] KANIZSA G., Il <<problem-solving>> nella psicologia della Gestalt, in MOSCONI G., D’URSO V., La soluzione di problemi. Problem-solving, Giunti-Barbèra, Firenze, 1973, p. 35.

[4] BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando, Roma, 1964, p. 17.