Il corpo umano di Paolo Giordano un romanzo da leggere per comprendere le nostre guerre personali e fare pace con noi stessi.
di Mario Coviello
Dopo il folgorante esordio con La solitudine dei numeri primi, che vinse il Premio Strega 2008 e il Campiello opera prima nello stesso anno, Paolo Giordano ha pubblicato il suo secondo romanzo Il corpo umano nel 2012. Mondadori lo ha ristampato nel settembre di quest’anno nella collezione Numeri primi a 10 euro e ve ne consiglio vivamente la lettura.
La seconda prova è una sfida per tutti, figuriamoci per chi ha firmato con “ La solitudine dei numeri primi, che è diventato anche un film dai grandi incassi, uno dei romanzi più clamorosi e di successo degli ultimi anni in giovanissima età. Oggi trentenne, torinese, Paolo Giordano è un fisico, la cui vita è stata inesorabilmente cambiata dalla fortuna letteraria.
L’autore ha compiuto un viaggio in Afghanistan nel dicembre 2010 e conosciuto direttamente la vita dei nostri militari. L’ ha raccontata nel video “ La bolla di sicurezza” che potete trovare su Youtube e che vi consiglio di vedere prima di leggere il romanzo. Il viaggio doveva essere l’occasione per un reportage, ed è diventato il suo nuovo romanzo.
In una intervista Giordano definisce Il corpo umano “ il racconto di una trasformazione che nasce dalla necessità di raccontare una guerra che da più di dieci anni coinvolgeva l’Italia. Io ne sapevo solo quello che leggevo sui giornali. Quando ho avuto la possibilità di vivere con loro ho dovuto raccontare questi miei coetanei che diventano adulti.” L’autore ci porta nella Fob (Forward Operating Base) Ice, , “un recinto di sabbia esposto alle avversità”, dove non c’è niente, soltanto polvere, dove la luce del giorno è così forte da provocare la congiuntivite e la notte non si possono accendere le luci per non attirare i colpi di mortaio. La scelta narrativa è di seguire le vicende di alcuni personaggi, colti nell’attimo prima di partire per la rischiosa missione, per poi osservare come la situazione in cui le loro vite sono state sbalzate modificherà le loro idee, il loro carattere, la loro sensibilità verso le cose e le persone.
Conosciamo così il maresciallo René, di bell’aspetto, che arrotonda lo stipendio facendo il gigolò. Alla vigilia della partenza, scopre che una delle sue clienti è incinta di lui… Cederna è uno dei quei militari che nell’esercito ci sono finiti per convinzione. La fidanzata Agnese non ha preso bene la notizia della missione e l’ultima cena, prima della partenza, si trasforma in una litigata… Ietri è un ragazzo inesperto del mondo, che vive all’ombra della madre, da quando il padre li ha lasciati soli…. Veterano della missione è invece il tenente Egitto, che prolunga la sua permanenza alla Fob per fuggire dai fantasmi della sua famiglia. È molto legato alla sorella Marianna, che, dopo essere stata per lunghi anni la figlia-modello, ha rotto i rapporti con i genitori, rifiutando anche solo di vederli.
Le vite di questi personaggi si intrecciano fra di loro, e a quelle di altri personaggi , e si consumano nell’estenuante attesa di qualcosa come nel Deserto dei tartari di Buzzati. La vita nel campo scorre fra turni di guardia, esercitazioni, allarmi, una pesante intossicazione alimentare, piccole grandi rivalità e amicizie… Finché un giorno la guerra, fin lì solo immaginata, acquista corpo: bisogna accompagnare alcuni camionisti afghani a casa. Una missione rischiosa e, per molti, il tenente Egitto in testa, insensata, ma agli ordini dei superiori non si può che ubbidire . Quello che sperimenteranno li cambierà per sempre.
Il romanzo è percorso da un filo conduttore sottile e splendido : il binomio tra corpo umano e persona. Un concetto non immediato, la cui intensità aumenta con il consolidarsi della narrazione. Ecco allora che il corpo diviene istinto, mezzo per evadere dalle costrizioni imposte dall’anima, dai rimorsi, dai ricordi e dalle regole morali e non, imposte dalla società. E così, il tenente medico Alessandro Egitto un giorno “ascolta il pianto del ragazzo, lo scompone nei suoi elementi: i sussulti del diaframma, le vie nasali che si riempiono di muco, la respirazione che accelera fino a un massimo di intensità, e poi improvvisamente si placa.” Perché prendere il pianto per quello che è, un’espressione di immenso dolore, sarebbe troppo, non ce la fa.
Altresì il corpo è sinonimo di fragilità e vulnerabilità, destinato a caricarsi di patologie o cicatrici che saranno per sempre il simbolo del passato.
La guerra viene utilizzata da Giordano come una metafora che gli consente di mettere in scena diversi personaggi, ciascuno dei quali è alle prese con la sua “personalissima guerra”.La vita può divenire scontro con se stessi per l’incapacità di accettarsi, di esprimersi con gli altri, familiari compresi, per l’insoddisfazione accumulata a causa di scelte sbagliate.
Il corpo umano è un libro che ti prende piano piano e poi non ti molla più, ti rimane sotto la pelle.
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