In nome dei libri
di Antonio Stanca
Nella collana “Classici Moderni” promossa dalla Oscar Mondadori è stato pubblicato nel 2013 il famoso romanzo Fahrenheit 451 dello scrittore americano Ray Bradbury. La traduzione è stata di Giorgio Monicelli. Lodevole è questo progetto della casa editrice milanese, molto utile si sta rivelando poiché non solo segnala opere dell’età moderna divenute tanto importanti da poter essere considerate dei capolavori indiscussi, dei classici appunto, ma fa anche giungere la loro conoscenza ad un pubblico molto vasto dal momento che le propone ad un prezzo accessibile. S’impara che anche la modernità ha i suoi classici e quali sono grazie alla Mondadori che li sta pubblicando. Come le epoche precedenti anche la moderna è stata percorsa da una letteratura, da un’arte, da una filosofia, da una scienza e da ogni altra forma del sapere, del pensare, del sentire umano, anch’essa ha assistito alle loro espressioni più alte, a quelle destinate a valere per sempre, a segnare, a formare la sua storia.
Una di queste, un classico è Fahrenheit 451, il romanzo di fantascienza che ha reso celebre il suo autore in tutto il mondo e che ancora continua a suscitare interesse e ammirazione. Bradbury lo scrisse nel 1953, quando aveva trentatré anni, e lo fece ampliando il precedente romanzo Gli anni del rogo scritto nel 1951 e pubblicato sulla rivista “Galaxy Science Fiction”. Era un autore già conosciuto perché nel 1950 aveva avuto un grande successo con Cronache marziane, un’altra opera di fantascienza nella quale aveva raccolto e ordinato alcuni precedenti racconti. Fahrenheit 451 è, però, il romanzo che lo farà ricordare per sempre, quello che avrà una trasposizione cinematografica pure di successo ad opera del regista francese François Truffaut.
Ray Bradbury, nato a Waukegan (Illinois) nel 1920 e morto a Los Angeles (California) nel 2012, aveva cominciato a scrivere prima degli anni ’50 e non solo di fantascienza. Nel 1934, a causa della Grande Depressione, la famiglia si era trasferita in California e qui intorno agli anni ’40 Bradbury era venuto a contatto con un ambiente culturale impegnato in una produzione di genere fantascientifico. In questo genere ed anche in quello poliziesco e noir comincerà egli a scrivere soprattutto racconti che pubblicherà sulle riviste del posto. E come agli inizi cosi alla fine della sua attività sempre in diversi generi, poliziesco, giallo, macabro, fantastico, fantascientifico, si mostrerà impegnato e sempre la forma del racconto mostrerà di preferire pur essendo divenuto famoso con i romanzi. Alla sua vasta produzione narrativa si aggiungerà quella di carattere saggistico, poetico, lirico e pure sceneggiatore cinematografico sarà Bradbury per un certo tempo. Soprattutto scrittore di racconti rimarrà, tuttavia, e molte saranno le raccolte da lui pubblicate. Molti riconoscimenti gli saranno attribuiti, molti meriti gli verranno riconosciuti e in particolare quello di aver saputo rinnovare il genere fantascientifico, di averlo arricchito di elementi nuovi, di altri contenuti. La sua fantascienza non è solo invenzione, non rimane separata dalla realtà, dalla vita, dalla storia ma sta insieme ad esse, non è solo fantasia ma anche verità. In Fahrenheit 451 l’invenzione di uno Stato tanto autoritario da istituire le Caserme del fuoco con i suoi militi del fuoco, il suo Segugio meccanico, da incaricarli di individuare le case dove c’erano libri e distruggerli insieme alla casa e se necessario insieme al proprietario, ha un significato ben più ampio. Le paure, i terrori di chi viene scoperto in possesso di libri, gli incendi, le distruzioni che seguono ed alle quali il romanzo fa assistere con tanta crudeltà, vogliono alludere alla grave situazione che i tempi moderni hanno comportato per tutta quella cultura che ad essi è giunta tramite i libri. Con la modernità, vuol dire Bradbury, si è finito di leggere libri perché altri modi, radiofonici, televisivi, telematici ed altri, hanno sostituito quella forma di conoscenza e finito è pure quanto, tramite essa, era sempre giunto dal passato, si era sempre saputo di quella cultura che costituiva la tradizione. Niente era rimasto di tutto questo, tutto era andato distrutto come appunto avveniva con i militi del fuoco quando mettevano in azione i loro lanciafiamme nelle case dove era stata segnalata la presenza di libri. Questi non ci dovevano più essere, non dovevano più avere una funzione di trasmissione, di formazione, di elevazione ché di massa dovevano essere la società e la sua cultura, uguale per tutti, livellata, diffusa da mezzi comuni, meccanici doveva essere questa.
Non completamente convinto di una simile situazione si mostra, però, lo scrittore dal momento che capace di riflettere, di pensare a quello che sta facendo, agli incendi che provoca nelle case dove viene inviato, fa vedere uno dei militi del fuoco, Guy Montag. Sono bastati alcuni scambi avuti con una ragazza di diciassette anni che abita vicino alla sua casa perché Montag cominciasse a ricredersi, a dubitare del suo lavoro. La ragazza, semplice, spontanea, innamorata della bellezza, della verità, della libertà, della vita e di quanto, compresi i libri, contiene le loro voci porterà Montag a non voler più lavorare, ad opporsi a quanto gli viene ordinato, a salvare i libri che gli capitano, a conoscerli, a leggerli, a scoprire perché sono sempre valsi ed ancora valgono. Lui, milite del fuoco, diventerà il peggiore nemico dei militi del fuoco, sparerà contro di loro, li ucciderà, sarà ricercato dalla polizia, fuggirà lontano da tutti, anche dalla moglie che mai gli era stata vicina, si metterà alla ricerca di quella felicità che ormai è convinto solo i libri possono dare. S’imbatterà in una compagnia di cultori dei libri, del pensiero, delle parole che i libri contengono, si unirà a loro, li seguirà nel viaggio lunghissimo che hanno intrapreso intorno al mondo allo scopo di diffondere, di far conoscere quanto è provenuto loro dai libri, quanto hanno imparato da essi, la saggezza che hanno acquisito leggendo. In un elogio, in un’esaltazione della lettura si trasforma un’opera che era cominciata con la condanna dei libri e di chi leggeva. Un romanzo di carattere umanistico diventa Fahrenheit 451, un esempio, un’indicazione da seguire. E merito del Bradbury è stato quello di aver saputo combinare una vicenda così irreale con una realtà tanto vera, di aver trasformato in un messaggio di carattere morale un evento completamente immaginario. Ha fatto stare insieme elementi molto diversi, ne ha ricavato un unico corpo al quale non sono mancati aspetti poetici, lirici. Molto lo scrittore ha saputo far rientrare nella sua opera grazie anche ad un linguaggio incredibilmente ricco e scorrevole, tanto l’ha saputa comporre da renderla unica, da non farla mai dimenticare.
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