Un altro tipo di eroe
di Antonio Stanca
Presso le Edizioni E/O di Roma, nella serie Tascabili, è recentemente comparsa, tradotta da Barbara Ferri, la dodicesima ristampa del romanzo Solea, ultimo della trilogia marsigliese dello scrittore francese Jean-Claude Izzo. L’aveva iniziata nel 1993 con Casino totale, l’aveva continuata nel 1994 con Chourmo e conclusa nel 1998 con Solea. Molto successo aveva ottenuto Izzo già con la prima di queste narrazioni perchè completamente nuova si era rivelata nel contemporaneo panorama letterario francese, completamente impegnata ad animare le vicende rappresentate, a farne i motivi di un interminabile movimento, di un insolubile contrasto tra il bene e il male della vita. Anche la lingua dell’Izzo era risultata particolare poiché rapida, svelta, essenziale, fatta di frasi brevi, concise capaci di rendere il continuo susseguirsi di pensieri, di azioni che avviene nell’opera, di adeguarsi ad esso e tradurlo in maniera immediata, vera. E’ una lingua che all’Izzo derivava dalla sua attività giornalistica svolta per molto tempo.
Era nato a Marsiglia nel 1945 e qui era morto nel 2000 a soli cinquantacinque anni. Oltre che scrittore di romanzi e racconti è stato giornalista presso molti giornali e riviste generalmente della Sinistra francese, autore di raccolte di poesie, di testi per il cinema, il teatro, la radio. Ha militato nel movimento cattolico “Pax Christi”, ha lavorato nelle biblioteche come commesso e come bibliotecario, ha preso parte alle elezioni legislative del 1968 nel collegio di Marsiglia, è stato attivista di sinistra, animatore culturale, redattore e caporedattore di giornali. Ha avuto un figlio nel 1972 dalla prima moglie che lasciò per un’altra donna che a sua volta lasciò per un’altra ancora. Ruppe nel 1978 col Partito Comunista Francese al quale aveva aderito dopo essere stato in quello socialista. Visse generalmente a Marsiglia ma non mancarono soggiorni anche prolungati a Parigi, a Saint-Malo e in altri posti.
Una vita irrequieta, che ha assunto direzioni diverse, si è svolta in luoghi diversi, ha seguito il bisogno dell’Izzo di un posto, di un ambiente, di un modo per placare il suo animo sempre agitato perché sempre avverso al malcostume che vedeva diffondersi a livello individuale e sociale, alla rovina che vedeva avanzare per i valori interiori dell’uomo, della sua morale. Sarà questo scontento a muovere la sua opera qualunque sia il suo genere e la sua attività sia essa religiosa, politica o d’altro tipo. La notorietà, però, rimarrà fino ad oggi legata ai tre romanzi della trilogia marsigliese. Questi lo distingueranno tra gli altri autori francesi del momento, ne faranno lo scrittore più letto della Francia di fine Novecento. In particolare Solea riuscirà ad avvincere i lettori fin dall’inizio poiché li metterà nella condizione di una continua, interminabile attesa. Li terrà sempre sospesi, li farà sempre pensare che stia per accadere qualcosa di nuovo, di drammatico. E’ lo stile seguito dall’Izzo per rappresentare il confronto, la lotta con quanto di grave, di estremo può succedere nella vita, nella società, è lo stile del “noir mediterraneo” del quale è considerato il creatore. Solea è un romanzo carico di colpi di scena, di rivelazioni improvvise, di pericoli incombenti, di atti sanguinari che non escludono, tuttavia, i tentativi di fermarli, di evitarli, il desiderio di una vita dove non ci siano. C’è tanta morte nell’opera ma c’è pure tanto bisogno di vita, c’è tanto male ma c’è pure tanta volontà di bene. E compreso tra questi opposti c’è Fabio Montale, il personaggio, l’eroe che Izzo ha creato col primo dei tre romanzi e continuato fino all’ultimo. In Solea Montale ha rinunciato a fare il poliziotto ma non a sapere delle faccende losche, degli intrighi oscuri che avvengono nella Francia meridionale, intorno a Marsiglia, e nei quali sono coinvolti industriali, politici, mafiosi non solo francesi ma anche stranieri. Forti interessi economici, elevati guadagni sono alla base di tanta malavita e in essa, tra i suoi segreti, i suoi meandri, è chiamato a muoversi Montale per capire e agire, pensare e fare pur se impari è la lotta di un uomo solo contro un sistema.
Come i due romanzi precedenti anche questo è ambientato a Marsiglia. A Marsiglia e dintorni si verificano le principali situazioni dell’opera, a Marsiglia si muove Montale, il protagonista delle tante vicende che si susseguono, si complicano, s’intrecciano. Egli vorrebbe fermare la spirale di violenza, la serie di omicidi che i banditi hanno innescato intorno a lui per muoverlo a rintracciare l’amica giornalista Babette ed a convincerla a rinunciare alla pubblicazione della sua inchiesta circa i veri responsabili di tanti traffici segreti, circa gli interessi dei pochi privati che ne usufruiscono pur a costo di impoverire intere popolazioni. Montale non riesce a rintracciare Babette e convincerla. Per questo, per sollecitarlo, per intimidirlo, gli vengono sistematicamente uccisi gli amici più cari. A tante morti deve assistere ed, infine, anche a quella di Babette ed alla propria perché nessun indugio è concesso dai criminali.
Molta violenza, molta crudeltà c’è nell’opera ma è pur sempre attraversata dal desiderio di situazioni diverse, dal sogno di una vita migliore, dal pensiero di una serenità, di una pace che siano di tutti, che valgano per tutti. Sono i desideri, i sogni, i pensieri di Montale, dell’uomo che vive il male, ne diventa vittima ma non smette di pensare al bene di una vita fatta di cose semplici, naturali, dell’amore per una donna, per un figlio, del bisogno di una famiglia, dei piaceri della tavola, del buon vino, della bella musica, delle belle immagini che la natura può offrire, che Marsiglia può assumere all’alba e al tramonto, della luce immensa che a volte producono il suo mare e il suo cielo. Non una dimensione superiore, ideale vagheggia Montale ma una reale, concreta, terrena e neanche questa è possibile poiché guastato è ormai l’ambiente nel quale ci potrebbe essere.
Un tipo di eroe nuovo rispetto a quello tradizionale che viveva di grandi idee, di grandi azioni ha creato Izzo con Fabio Montale. Lui ha fatto interprete delle sue inquietudini, delle sue paure, dei suoi bisogni.
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