Tra edilizia scolastica e innovazione il nuovo Pon 2014/2020 punta alla smart school

da Il Sole 24 Ore

Tra edilizia scolastica e innovazione il nuovo Pon 2014/2020 punta alla smart school

di Elisa Giannetto

La scuola non solo come luogo di formazione ma di incontro e aggregazione di tutta la comunità. Il Pon dedicato all’istruzione, nelle sue oltre cento pagine, disegna accanto alle finalità e alle priorità di azione quella che è una nuova concezione dell’ambiente deputato all’educazione. Una visione che poggia principalmente su uno dei due assi portanti del programma 2014-2020, quello del fondo Fesr. Con i suoi 860 milioni di euro, questa tranche di risorse avrà il duplice compito di ristrutturare le scuole, dentro e fuori. All’interno rendendo gli spazi più funzionali ai nuovi approcci della didattica e alle più innovative tecnologie. All’esterno con un’operazione di restyling degli edifici per renderli più sicuri, accoglienti, sostenibili. Il fine ultimo, come si legge nel programma, «è quello di favorire la permanenza dei giovani nei contesti formativi ma anche di trasformare la scuola in un civic center dove si sperimentano forme di attività rivolte non solo agli studenti ma a tutta la cittadinanza».
Una scuola più sicura e vivibile
Ad oggi il panorama dell’edilizia scolastica non è per nulla confortante. Le scuole mostrano, chiaramente, i segni della loro vecchiaia. Il 75% degli edifici infatti è stato costruito prima del 1980 e, di questi, il 4% risale a fine Ottocento. Già una parte delle risorse della precedente programmazione (Pon 2007-2013) è stata spesa per levigare le rughe più evidenti. Ma c’è ancora tanto da fare. L’imperativo, in linea con le priorità della politica nazionale in materia di istruzione, è quello di mettere in sicurezza gli edifici e a norma gli impianti. L’ultimo rapporto di Legambiente conta che «quasi una scuola su tre ha bisogno di interventi urgenti di manutenzione». Ma bisognerà anche darsi da fare per rendere le scuole più efficienti dal punto di vista energetico tramite l’isolamento, l’istallazione di impianti fotovoltaici, i depositi dei rifiuti, ecc… Un impegno non da poco. Per questo motivo, la dote del Pon va a sommarsi alle risorse ordinarie, ad esempio ai piani nazionali per l’edilizia scolastica, ai 40 milioni in mano alle regioni per gli interventi di adeguamento antisismico (o di ricostruzione, dove sia più vantaggioso) e agli eventuali proventi dell’8 per mille.
Un approccio innovativo
Le scuole del futuro saranno dotate di pc, tablet, reti, laboratori, biblioteche digitali, ambienti per la formazione degli insegnanti. Un piano da completare, se tutto va come da previsioni, nell’arco dei prossimi 7/10 anni. Il rispetto dei tempi è dovuto se pensiamo che, ancora oggi, l’Italia è parecchio lontana dalla media dei paesi Ocse per numero di digitally equipped school (rapporto pc per alunni, banda larga, laboratori, ecc…). Unica nota positiva è la lim, la lavagna interattiva multimediale, che è entrata a pieno titolo nelle classi italiane. Quella che il Pon immagina per il futuro dunque è una smart school con orario di apertura prolungato in grado di offrire attività non solo didattiche ma anche ricreative, sportive, culturali, sociali. Un cambio di approccio che richiede anche un ripensamento delle aree interne: più che stanze, gli architetti saranno chiamati a progettare spazi modulari che, come scenografie, si adattino alle nuove esigenze didattiche, non più frontali ma partecipate. Saranno realizzati anche specifici ambienti di studio e lavoro, in linea con i più moderni standard tecnologici, che consentiranno un migliore scambio di informazioni fra i diversi operatori delle istituzioni scolastiche del territorio. Tutto questo consentirà, secondo il testo programmatico, «una gestione degli ambienti scolastici innovativa e funzionale all’apprendimento formale e informale».