Occupazioni scolastiche e disabilità, conciliazione possibile

da Redattore Sociale

Occupazioni scolastiche e disabilità, conciliazione possibile. “Garantire l’entrata”

All’istituto Aleramo di Roma, sono state liberate tre aule e sono entrati studenti disabili e professori. Ma solo dopo le proteste di Maria, mamma di Luca. “Il primo giorno mio figlio, ‘ostaggio’ nel pulmino, si è sentito male. La scuola è la sua socialità”

ROMA – Scuola occupata e disabilità: se è vero, come abbiamo raccontato ieri, che il binomio è difficile da conciliare, è vero anche che, con la determinazione e la tenacia, un “compromesso” si può trovare. Anzi, si deve trovare, perché “il diritto allo studio va garantito – spiega l’avvocato Salvatore Nocera – e i ragazzi disabili devono essere messi nelle condizioni di entrare a scuola, anche in caso di occupazione. Come, del resto, tutti i ragazzi, disabili o no, che quella occupazione non la condividono”. Questo, in teoria. La pratica, però, è molto più difficile. Ce la racconta Maria, mamma di Luca, dell’istituto Sibilla Aleramo di Roma, che si è “stressata per giorni, sotto la pioggia, pur di far valere i diritti di mio figlio. Per lui la scuola è l’unico accesso alla socialità: ama quel mondo, perché solo lì può condividere una risata con un compagno non disabile. E quel mondo non deve sbattergli la porta in faccia”.

Così, alla fine, la soluzione Maria l’ha trovata: “Ho parlato a lungo con gli studenti occupanti, ho gridato anche, per far capire le mie ragioni: alla fine, hanno liberato tre aule al piano terra e hanno lasciato entrare mio figlio, tutti i compagni disabili, il personale Ata e i docenti di sostegno. Non volevano far entrare i professori di cattedra, ma quando ho spiegato che mio figlio è affidato al oro e che non può entrare solo con il sostegno, hanno aperto la porta anche a loro. A patto che non si intromettano nelle attività e negli spazi dell’occupazione. Alle 13, poi, gli occupanti si riprendono tutta la scuola, perché i ragazzi disabili e tutti gli insegnanti tornano a casa”. Da martedì prossimo, però, la situazione cambierà: “Ci hanno detto che, per ragioni igieniche dopo tanti giorni di occupazione non sarà possibile far entrare i nostri ragazzi. Li dovremo portare nella sede centrale, non occupata, dove andranno anche i loro insegnanti”.

Questa soluzione, d’altra parte, era sembrata la più logica fin dall’inizio, tanto che il primo giorno di occupazione il pulmino del trasporto scolastico aveva accompagnato lì gli studenti disabili, dopo aver scoperto che la succursale era occupata. “Nessuno di noi era stato informato della situazione – racconta Maria – quindi i nostri ragazzi sono arrivati a scuola e la preside non ha potuto neanche farli scendere dal pulmino, per ragioni di sicurezza. Sono rimasti come in ostaggio per diverso tempo, prima di essere trasferiti alla centrale. Mio figlio si è spaventato molto, ha avuto una crisi, si è sentito male e si è bagnato tutto di pipì”, racconta angosciata la mamma. “Per questo, dopo, sono andata a protestare con gli studenti occupanti, a far sentire le mie e le sue ragioni: loro potevano avere tutte le ragioni per occupare la scuola, ma non consideravano la fascia più debole e indifesa, i loro compagni disabili. Hanno capito e, poche ore dopo, hanno sciolto l’occupazione, trasformandola in un’autogestione, durante la quale insegnanti e studenti disabili sarebbero regolarmente entrati a scuola”.

L’occupazione però è presto ripresa, in seguito a “un irrigidimento della preside, che ha fatto indispettire i ragazzi. I quali, però, questa volta mi hanno telefonato, per avvertirmi della situazione e organizzarmi con Luca”. Così, gli studenti disabili sono stati nuovamente accolti in centrale, ma “la preside ci ha detto che non sarebbe stato più possibile nei giorni successivi, visto che non poteva costringere gli insegnanti a spostarsi di sede. Mi ha detto che avrebbe fatto sgomberare almeno alcune aule della sede occupata, per permettere ai nostri ragazzi di entrare”. Non soddisfatta, Maria ha telefonato a Salvatore Nocera, “il quale mi ha detto che, per legge, i professori devono andare nella sede in cui è necessario che vadano, dal momento che firmano la presenza”. E, successivamente, è tornata dagli studenti, ottenendo che liberassero tre aule al piano terra. “Dal commissariato, infatti, non mi avevano assicurato di riuscire a sgomberare quegli spazi, quindi Luca rischiava nuovamente di restare a casa. Il che, per lui, è un vero dramma”. Gli studenti, invece, hanno mantenuto la parola, lasciando entrare, il giorno successivo, compagni e professori. “Martedì dovremo portarli nuovamente in centrale: spero davvero che tutto fili liscio: l’importante, per noi, è che Luca possa entrare a scuola. E’ un suo diritto e non sono disposta a rinunciarci”.

Nel frattempo, anche la situazione all’istituto agrario E.Sereni pare essersi risolta: “stamattina siamo stati tutti ricevuti dalla preside in aula magna – racconta Corinna, la mamma di uno degli studenti disabili lasciati fuori dal cancello – Una grande assemblea a cui hanno preso parte tutti gli studenti, i genitori, i professori e la presidenza. Gli occupanti hanno chiesto scusa, quasi con le lacrime agli occhi, per il comportamento verso i compagni disabili. Non si sono proprio resi conto della gravità di ciò che facevano. Hanno assicurato che martedì i nostri ragazzi potranno entrare regolarmente a scuola. Il nostro istituto è un modello di integrazione e questa vicenda non deve compromettere il lavoro e l’impegno di chi ci lavora con passione ogni giorno”. (cl)