L’Italia fuori dai test Ocse-Pisa

da ItaliaOggi

L’Italia fuori dai test Ocse-Pisa

La legge di Stabilità taglia i fondi e vieta le assunzioni

Emanuela Micucci

Se non arriveranno i fondi, sarà il primo anno che l’Invalsi non parteciperà alle indagini internazionali Ocse-Pisa. A lanciare l’allarme è la presidente dell’istituto nazionale di valutazione ,Anna Maria Ajello, nel corso della due giorni di convegno organizzata, la scorsa settimana a Roma, per il decennale delle prove Invalsi.

Lo fa ricordando le attività dell’Invalsi oltre l’annuale rivelazione degli apprendimenti degli studenti. Ma è l’urgenza del reintegro nella Legge di Stabilità 2015 delle risorse per l’istituto e per la stabilizzazione del suo personale, per due terzi precario, a segnare l’incontro.

Durante l’esame del provvedimento, infatti, la Commissione Bilancio della Camera ha stralciato il comma 24 dell’articolo 23 della Legge di Stabilità che prevedeva un finanziamento una tantum di 10 milioni di euro nel 2014 per l’Invalsi da utilizzare per strutturare il Sistema nazionale di valutazione secondo le linee guida della Buona Scuola. Una risorsa importante chiesta e ottenuta per stabilizzare i lavoratori precari dell’istituto: 62 dipendenti a tempo determinato su un totale di 93, la metà dei quali precaria da 14 anni. «Tutti indispensabili per lo svolgimento delle funzioni ordinarie di istituto», sottolinea Paolo Mazzoli, il direttore generale. Posti che entro il 31 dicembre saranno vacanti, salvo eventuale proroga di 4 mesi. Con lo stralcio del comma 24, infatti, sono saltati anche i commi 26 e 27, che autorizzavano l’Invalsi ad un piano «assunzionale straordinario» a copertura dei posti vacanti in pianta organica e in deroga ai vigenti vincoli in materia di facoltà di assunzioni. Con spese pari a 593.000 euro per il 2015 e 692.000 dal 2016, la cui copertura veniva effettuata dal correlativo prelievo dalla legge 440/97, il Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa. Risorse saltate e che si chiede vengano reintrodotte nell’esame della Legge di Stabilità in Senato.

«Finora l’Invalsi ha utilizzato i fondi europei – spiega Ajello- ma i Pon si possono utilizzare solo per progetti sperimentali, non per l’ordinamentale: sarebbe illegale». C’è un problema di risorse. «L’Italia spende – ricorda Attilio Oliva di Treelle – 50 miliardi per la scuola e solo 10 milioni di euro per l’Invalsi. In Inghilterra si spendono 130 milioni per l’Osced e altrettanti per i test nelle scuole, in Spagna 80-90 milioni, in Francia ci sono 3.000 ispettori. E’ un segnale di allarme». E c’è un problema di personale. «In Olanda l’istituto di valutazione può contare su 700 lavoratori», insiste Ajello.

Rassicurazioni sono arrivate dal sottosegretario all’istruzione Davide Faraone sicuro dell’«impegno del Senato per reintegrare le risorse nella Legge di Stabilità», perché senza Invalsi e senza un sistema nazionale di valutazione «la Buona Scuola non ha senso, la riforma crolla». Il ruolo della valutazione, aggiunge, «è importantissimo» nel sistema scolastico, perché «non è una gara per certificare chi arriva prima, ma uno strumento utile per migliorare la situazione delle scuole del nostro Paese e per ridurre le differenze tra gli istituti».

Impegno confermato anche da Francesca Puglisi (Pd) della Commissione Cultura del Senato. In 10 anni «le prove sono migliorate, i tempi di restituzione dei risultati si sono accorciati e si è garantita la comparazione tra scuole con caratteristiche socio-economiche e territoriali simili», illustra Ajello ricordando che l’Invalsi è impegnata in altre attività, come le ricerche sulla scuola dell’infanzia, e partecipa a tutte le rivelazioni internazionali.