Principio della conoscenza

Perché PRINCIPIO DELLA CONOSCENZA di Umberto Tenuta

CANTO 332 I MILLE perché DEI BAMBINI

Docenti, partite dai PERCHé degli studenti!

 

Forse non occorre studiare volumi e volumi di Psicologia, di Pedagogia e di Didattica.

Bastano alcuni criteri semplici semplici.

Il primo potrebbe essere quello di partire sempre dai PERCHé degli studenti.

Ricordo che lo consigliava Guido Petter nelle sue indimenticabili e pur dimenticate CONVERSAZIONI DIDATTICHE.

Docente, entra in aula e sbatti sulla cattedra un oggetto qualsiasi!

Gli occhi dei tuoi alunni si fisseranno su di esso.

Se lasci libertà di parola, ti chiederanno subito: Maestro, che cosa è?

Ecco, li hai motivati!

Ora, non approfittare dell’attenzione che ti hanno regalata per somministrare loro una tua esauriente esposizione.

Invece −se sei un intelligente maestro − accresci la loro curiosità, girando e rigirando l’oggetto, invitando ad osservarlo da vicino, a toccarlo, ad annusarlo.

Mille perché sbocceranno.

E da te, caparbio docente, risposte non avranno.

Sommessamente dici loro che le risposte essi le daranno.

E se non le daranno, le cercheranno.

Tu sei un bravo docente vagabondo.

Mica sei un docente errabondo!

Errabondi saranno i tuoi alunni, di qua e di là.

Cercheranno, or qua or là.

Altri PERCHé si porranno.

I loro PERCHé, mica i tuoi!

Mica quelli delle MAPPE CONCETTUALI che di qua e di là gratis si spandono!

Oh che sforzo per te, docente saccente!

Non dare risposte.

<<Egli (l’insegnante) avrà soprattutto il coraggio di non dire −e questo è il punto più difficile− tutto ciò che sa sulle questioni trattate>>[1].

Horribili dictu!

Il docente che tace!

L’insegnante che non fa segni!

E che fa?

Che fa, se è pagato?

Pagato perchè gli alunni cerchino le risposte, le risposte alle loro domande!

Taci, insegnante!

Taci!

 

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

E andiam di fratta in fratta,

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su i nostri volti

silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggeri,

su i freschi pensieri

che l’anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

m’illuse, che oggi t’illude,

o Ermione.

( Gabriele D’Annunzio).

 

Taci, Insegnante!

Lascia parlare le gocciole e le foglie!

Falli andare di fratta in fratta, i tuoi studenti!

Sentiranno la pelle accapponarsi, leggendo la PIOGGIA NEL PINETO.

Con Archimede, grideranno: EUREKA!

Insegnanti, ai vostri alunni non togliete questa gioia, la gioia della SCOPERTA.

Inventio, in Latino!

E leggetevi Tommaso D’Aquino.

<<vi è un doppio modo di acquistare la scienza: uno quando la ragione naturale da se stessa giunge alla conoscenza di cose ignote − e questo modo si chiama invenzione; l’altro quando la ragione naturale viene aiutata da qualcuno dall’esterno −e questa maniera si chiama dottrina (insegnamento)>>.

Ed aiutare significa creare le situazioni perchè gli alunni possano rispondere ai loro PERCHé.

Se non vi basta, leggetevi:

http://www.edscuola.it/archivio/didattica/ricerca.html

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

[1] DELESSERT A., Alcuni problemi che interessano la formazione degli insegnanti di matematica, in SITIA C., La didattica della matematica oggi −Problemi, ricerche, orientamenti, Pitagora, Bologna, 1979, p. 367.