“Storia di un sogno”. Così nacque quel filo che unisce i sordociechi al mondo esterno

da Redattore Sociale

“Storia di un sogno”. Così nacque quel filo che unisce i sordociechi al mondo esterno

Ha compiuto 50 anni la Lega del Filo d’Oro, fondata da una donna sordocieca, un sacerdote di Osimo e un gruppo di volontari. Da allora, in 7 regioni e 2 sedi territoriali, aiuta bambini e adulti sordociechi e le loro famiglie. Con 600 volontari e oltre 500 dipendenti. La storia in un docufilm

ROMA – 20 dicembre 1964: inizia quel giorno di 50 anni fa la storia della Lega del Filo d’Oro e di tanti che, da allora, l’hanno incontrata sulla loro strada. Una “casa”, come la definiscono alcuni, “una famiglia” per tanti: certamente “non un ospedale, né una clinica”, assicura Laura Gambelli, assistente sociale della Lega, nel docufilm “50 anni di vita, storia di un sogno” che l’associazione ha realizzato in occasione del suo 50° anniversario e che presenterà ufficialmente ad Ancona, martedì 3 febbraio, presso l’Università politecnica delle Marche. “Negli occhi delle persone che arrivano, vedo spesso smarrimento, richiesta di accoglienza – riferisce Laura – Ma subito dopo, c’è un cambiamento e leggo una sensazione di casa”.

La storia di un “filo prezioso che unisce”. Questa casa fu fondata da una donna abruzzese, Sabina Santilli, sordocieca dall’età di 7 anni a causa di una meningite. Al suo fianco, alcuni volontari e un sacerdote di Osimo, don Dino Marabini. Il sogno condiviso era quello di aiutare e persone a rompere l’isolamento, dando loro la possibilità di partecipare a pieno titolo a quell’esaltante momento storico del paese: erano gli anni del boom economico, dei nuovi consumi, dei trasporti veloci, che accorciavano le distanze tra nord e sud, della musica nelle case, nelle università e nelle strade. E la consapevolezza che a tante persone e alle loro famiglie tutto questo fosse precluso, diede vita a quel sogno, che si realizzò pochi giorni prima di Natale: nacque così quel “filo prezioso che unisce le persone sordocieche con il mondo esterno”, come venne intesa, fin dall’inizio, la Lega del Filo d’Oro, da coloro che l’avevano fatta nascere. Riconosciuta nel 1967 come Ente morale dalla presidenza della Repubblica, nel 1974 divenne anche ufficialmente Istituto di riabilitazione e, nel 1976, Istituzione sperimentale nel campo dei pluriminorati psicosensoriali sordociechi. Nel 1987 la Lega del Filo d’oro arriva anche a Milano, dove apre la sua prima sede territoriale: la seconda aprirà a Roma, nel 1993; la terza a Napoli, nel 1996. Due anni dopo, la Lega viene riconosciuta dallo Stato come Onlus. Oggi è presente in sette regioni con i Centri di Lesmo (MB), Modena, Osimo (AN), sede principale dell’Ente, Molfetta (BA) e Termini Imerese (PA) e con le Sedi Territoriali di Roma e Napoli. Conta più di 530 dipendenti, oltre 600 volontari e offre servizi a circa mille utenti ogni anno. Tutto questo, grazie alla passione e alla professionalità del personale dedicato e al supporto degli oltre 500 mila sostenitori, privati e imprese, che grazie alle loro donazioni permettono all’ente di coprire i costi necessari per rispondere agli specifici bisogni dei suoi ospiti. Oltre all’assistenza sanitaria e alla riabilitazione motoria ed educativa per bambini e adulti, la Lega dispone di centri diagnostici, di ricerca e di documentazione e offre supporto e consulenza a 360 gradi ai suoi utenti e alle loro famiglie.

Le storie, le testimonianze. In questi 50 anni di vita, tante storie sono passate attraverso gli spazi della Lega del Filo d’Oro. “Il momento più bello è stato quando mia figlia mi ha chiamato mamma, dopo 22 anni. Tanto ho aspettato tanto per sentirmi dire mamma”, racconta la madre di una ragazza sordocieca. “Qui alla Lega del filo d’oro sono diversi dagli altri perché guardano la persona che c’è in tutti i disabili: e tirano fuori quella, dalla disabilità dell’individuo”, spiega un papà. E porprio per festeggiare i 50 anni dalla nascita, “non un traguardo ma una tappa”, l’associazione ha scelto di raccogliere alcune di queste storie e le testimonianze di chi vuole contribuire a ricordare un pezzo di questa storia, componendo un vero e proprio album, “La storia delle storie”. Tra le,più recenti, c’è quella di una mamma, che spiega i benefici della diagnosi precoce, che ha permesso a suo figlio, che oggi ha 3 anni, di compiere importanti progressi: “Quando lo abbiamo portato alla Lega del Filo d’Oro, non stava neanche seduto, non sapevamo né quanto sentisse né quanto vedesse. Qui hanno iniziato a trattarlo come un bambino. A livello riabilitativo gli hanno praticamente salvato la vita – ricorda commossa – tanto che adesso quando lo porto dai medici che non lo conoscono, mi chiedono se ha tutti i problemi cognitivi e sensoriali che pure risultano, perché è un bambino attivo che si dà da fare”. (cl)