Dalla «A» alla «D»: ecco i nuovi voti per valutare le competenze

da Corriere della sera

Dalla «A» alla «D»: ecco i nuovi voti per valutare le competenze

Problem solving, attitudini personali, stili di vita: parte la sperimentazione per la «certificazione delle competenze». Entro il 20 marzo le scuole possono candidarsi

Antonella De Gregorio

In punta di piedi (perché, va premesso, non ci sono risorse extra per accompagnare la novità), entra nella scuola la «Certificazione delle competenze». Per gli studenti che concludono i cicli del primo grado – quinta elementare e terza media – alla tradizionale pagella che valuta con un numero la capacità di far di conto e coniugare i verbi, si aggiungerà presto una scheda che descrive la «padronanza dei saperi acquisiti, la capacità di usarli per affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi, reali e simulati». Non più (solo) l’accumulo di conoscenze, ma «il modo in cui vengono messe in relazione fra di loro e con il mondo che ci circonda» si legge nella Circolare del Miur (la n.3/2015) appena emanata, che contiene le indicazioni per l’«adozione sperimentale dei nuovi modelli nazionali di certificazione delle competenze». Problem solving e abilità, atteggiamenti ed emozioni, potenzialità, stile di vita. Un complesso insieme di caratteristiche che gli insegnanti sono chiamati a osservare nel tempo, misurare e raccontare in una scheda che verrà consegnata alle famiglie a fine anno, insieme alla pagella. Restituirà un profilo più dettagliato dello studente, ne documenterà il percorso compiuto e il processo di crescita individuale, favorendo la continuità dell’offerta formativa «e lo aiuterà – scrive il Miur – a effettuare scelte per il futuro».

«Avanzato» o «Iniziale»?

Il giudizio di sintesi sarà espresso in lettere, all’inglese: dalla «A» di un livello «Avanzato», molto competente (nel risolvere problemi complessi, decidere con responsabilità, padroneggiare le conoscenze), alla «D» di uno stadio «Iniziale» («L’alunno, se opportunamente guidato, svolge compiti semplici in situazioni note»), passando per la «B» di «Intermedio» e la «C» di «Base». Non sono previste voci negative: il nuovo modello di valutazione non vuole segnalare quello che non va, ma dare l’indicazione di una strada da percorrere.

Competenze europee

Le competenze cui la certificazione fa riferimento sono quelle considerate chiave per l’apprendimento permanente e individuate dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 2006. I nuovi modelli, accompagnati da Linee Guida e dalla circolare di accompagnamento per l’avvio sperimentale sono a disposizione delle scuole. Chi vuole aderire già da quest’anno può comunicarlo all’Ufficio Scolastico Regionale di competenza entro il 20 marzo. Si impegnerà così a intraprendere un percorso di ricerca-sperimentazione che prevede la costituzione di un «gruppo di progetto», la comunicazione ai genitori, l’analisi dele ricadute sull’attività «ordinaria». Le osservazioni raccolte nei prossimi mesi serviranno ad aggiustare il tiro. Il prossimo anno, tutte le quinte primarie e le terze medie della Penisola adotteranno «in via sperimentale» la certificazione, che dal 2016/17 entrerà in via definitiva e obbligatoria nella routine della valutazione.

Quindici anni di gestazione

Prevista dal regolamento per l’autonomia scolastica quindici anni fa, la certificazione delle competenze è rimasta lettera morta per anni; riesumata in maniera «occasionale» dal ministro Fioroni nel 2007, fu poi rilanciata dalla Gelmini, con una valutazione in decimali, uguale a quella degli apprendimenti. La svolta, con le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo (2012), che hanno costretto a rivedere il tutto per armonizzare le certificazioni ai nuovi contenuti. Negli ultimi anni, la Certificazione delle competenze è stata compilata dalla maggior parte delle scuole, ma in maniera autonoma e ciascuna con un proprio modello di valutazione. Adesso sarà uguale per tutto il territorio.

Come valutare

Gli insegnanti hanno quindi modo di mettersi alla prova e dovranno familiarizzare il prima possibile con la novità, perché i descrittori che dovranno usare presuppongono nuovi modi di conoscere e valutare gli alunni e le loro capacità, diversi e più complessi di quelli usati per gli apprendimenti disciplinari. E qui sta, in fondo, l’incognita dell’effettiva applicazione