Campania, 60 milioni di finanziamenti europei per distribuire tablet agli alunni

da Il Sole 24 Ore

Campania, 60 milioni di finanziamenti europei per distribuire tablet agli alunni

di Vera Viola
Un tablet a ciascun alunno delle scuole della Campania? No, un tablet a un alunno su sette. E come saranno scelti i fortunati? E’ tutto in questo strano botta e risposta il “mistero” dei tablet in Campania a cui la Regione ha dedicato negli ultimi venti giorni grandi energie: un accordo con la direzione scolastica regionale, due delibere, una pubblicazione in Gazzetta, un bando pubblico, per fare e poi subito disfare.

La vicenda
L’idea iniziale del presidente Stefano Caldoro, del vicepresidente Guido Trombetti, e della responsabile della scuola Caterina Miraglia era approfittare di fondi europei (nell’ambito dell’”accelerazione della spesa”) da recuperare in tempi stretti per realizzare un progetto che le scuole e gli alunni della Campania non avrebbero neanche osato sperare: un tablet per ciascuno degli 860mila alunni, con relativi posti armadio (alloggiamenti in cui riporli). Insomma, la Campania voleva “sognare” e allo stesso modo tentare un salto in avanti per ridurre il digital divide, osando più di quanto abbiano finora fatto regioni e governi più ricchi. Con il decreto dirigenziale numero 10 del 29 gennaio parte una Procedura aperta per l’affidamento della fornitura, manutenzione e assistenza di tablet e posti armadio. Il cui bando viene pubblicato il 7 marzo sul Bollettino Ufficiale della Regione.
La procedura sembra ormai avviata, ma non è così. Dai banchi dell’opposizione qualcuno urla, come era prevedibile, agli sprechi. La Regione ripensa tutta l’operazione. Si teme infatti che, in un’area del Sud con gravi ristrettezze di bilancio, con sanità e trasporti che arrancano, istituti scolastici da mettere in sicurezza e ristrutturare, destinare 300 milioni ai tablet sia davvero troppo. Così si riscrive la delibera, e ora si annulla il primo bando. Il finanziamento da 300 milioni passa a 60, i tablet diventano 174 circa, meno di un settimo, altrettanti gli alunni che disporranno del piccolo computer.

Cambio di marcia
Il cambio di marcia delude direzione scolastica, alunni, sindacati, gli assessori promotori. E gli alunni – soprattutto quelli a cui la famiglia non avrebbe potuto darlo – che già sognavano il tablet “personale”. In teoria l’ultima decisione è la più saggia: coerente con la politica dei cinque anni passati, di stretto controllo della spesa, e coerente con la sobrietà propria del governatore, la nuova delibera non eccede in una scelta che rischiava di apparire troppo orientata al lusso e al superfluo. Ma il punto è proprio questo: spingere con determinazione e con risorse abbondanti i giovani all’uso delle tecnologie informatiche è superfluo?
C’è infine una questione cruciale: i 240 milioni sottratti al programma di acquisto dei tablet, come verranno utilizzati? La Regione fa sapere che li userà per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e per potenziare la rete Internet. Ma siamo sicuri che ci riuscirà nei tempi fissati? Per fine anno i soldi non spesi saranno restituiti a Bruxelles. E se i piani alternativi non dovessero essere realizzati, gli alunni della Campania avranno perso aule e tavolette.