M. Franzoso, Il bambino indaco

Guai in famiglia

di Antonio Stanca

franzosoA Dicembre del 2014 presso Einaudi, nella serie “Super ET”, è uscita una ristampa del breve romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso. Era stato pubblicato nel 2012 sempre da Einaudi e poi era diventato un film di Sergio Costanzo.

Franzoso è nato nel 1965 in provincia di Venezia e qui vive. Ha cominciato a scrivere nel 1995, quando aveva trent’anni. Allora scriveva racconti. Al 1998 risale il primo romanzo, Westwood dee-jay, scritto in dialetto veneto e ridotto per il teatro. Nel 2002 verrà Edisol-M. Water Solubile ma sarà con Tu non sai cos’è l’amore, romanzo del 2006, che Franzoso inizierà ad orientare la sua narrativa verso temi di carattere familiare, verso i problemi che ai giorni nostri possono verificarsi in una famiglia a causa delle mutate condizioni di vita. Alla storia di Elisabetta, che in Tu non sai cos’è l’amore è vittima di un antico malessere e che abbandona improvvisamente il marito e il figlio per tornare dai genitori, seguirà quella di Isabel, che ne Il bambino indaco per perseguire l’idea di purificarsi da tutto ciò che è materiale, terreno, elimina ogni alimento tradizionale dalla sua e dalla dieta del figlio appena nato e lo fa giungere in fin di vita. Ed ancora nell’ultimo romanzo, Gli invincibili, del 2014 si vedrà Franzoso impegnato a narrare di un padre quarantenne che rimasto solo col suo bambino è costretto ad accudirlo. All’inizio pensa di non farcela ma il tempo, la pazienza e la volontà lo aiuteranno al punto da fargli imparare tutto ciò che serve per un simile compito e da procurargli il piacere di veder diventare adulto il bambino grazie alle sue cure.

In un’intervista lo scrittore ha dichiarato che il proposito di trattare, nelle opere più recenti, della famiglia, di quanto in essa oggi può succedere e delle gravi conseguenze che ci possono essere per tutti, adulti, giovani, bambini, gli è derivato dall’osservazione di come attualmente si sia complicata la vita in casa e dall’intenzione di ritrarre situazioni familiari difficili, di fare dei suoi personaggi gli esempi, i simboli di realtà che si sono venute sempre più determinando e imponendo. Delle registrazioni vuol fare Franzoso con le sue opere, di problemi che a volte diventano assurdi vuol dire, dell’impossibilità di risolverli, della violenza che possono provocare.

Ne Il bambino indaco il caso della madre Isabel che intende fare di sé e del suo neonato degli spiriti eletti che non hanno bisogno di cibo, diventerà tanto grave, le ossessioni, le manie della donna diventeranno così estreme da portare il marito ad un tale stato di confusione da farlo assistere impotente ad un bambino che piange per la fame. A tanto orrore non resisterà la suocera che, esasperata, compirà un gesto improvviso, inaspettato. La vecchia sparerà contro Isabel, la ucciderà, accetterà la pena per la sua colpa e la sconterà senza soffrire perché contenta di aver liberato il bambino da quella che sembrava avviarsi a diventare una condanna a morte e il figlio dallo smarrimento, dai terrori che lo avevano assalito e reso incapace di reagire a quanto stava succedendo in casa.

Abile è stato il Franzoso nel rendere le diverse psicologie dei personaggi, acuto nell’osservarli e ritrarli pur nei pensieri più riposti. Sempre chiaro riesce lo scrittore nel suo discorso, non lo appesantisce, non lo complica nonostante dica di vicende così complesse. E’ il segno della certezza che possiede riguardo a tali argomenti, della chiarezza che cerca nei suoi lavori. Atti di accusa, denunce possono essere definiti essi di quanto si nasconde dietro le apparenze, dei gravi risvolti che i tempi moderni hanno comportato per la famiglia. Quello di Franzoso è un grido d’allarme, un richiamo all’attenzione. I casi che egli rappresenta tramite i suoi romanzi segnalano come oggi la diffusa condizione di crisi si sia riflessa anche nelle famiglie. Nessuna indicazione proviene, però, dallo scrittore circa quanto si dovrebbe o potrebbe fare per combattere il problema. Egli si limita a constatare i suoi effetti. Di troppo, in effetti, la gravità del fenomeno ha superato le capacità, le forze del singolo, troppo debole è diventato questi di fronte ad esso, sconfitto è destinato a rimanere e forse per sempre.