“Decadere” non è “finire”
di Antonio Stanca
E’ stato insegnante, attore e poi è diventato scrittore per ragazzi e per adulti. Molto ha scritto e di genere diverso è stata la sua scrittura. Particolarmente interessato al mondo dei più giovani ha prodotto per essi libri di racconti, di favole, di poesia, testi teatrali, programmi radiofonici e televisivi, ha tradotto opere classiche, mitologiche riducendole, adattandole al gusto, alla comprensione dei ragazzi. Molti riconoscimenti ha ottenuto fin dal suo primo apparire, nel 1978, con la raccolta di racconti per ragazzi Il giovane che entrava nel palazzo. Anche per adulti ha scritto ed anche per questa produzione è stato più volte premiato.
Si tratta di Roberto Piumini, nato a Edolo, in provincia di Brescia, nel 1947 e diventato, già a trent’anni, un noto personaggio dei nostri ambienti culturali, artistici e di comunicazione di massa. Oggi sembra sia presente ovunque tanti sono i suoi interessi, tanti i modi con i quali sa esprimerli. È laureato in Pedagogia, è molto colto ed è animato da uno spirito che lo porta a comunicare, trasmettere, far sapere agli altri i risultati del suo lavoro. Sarà questo intento a muoverlo verso tante direzioni quasi cercasse la migliore, la più adatta per realizzarlo.
Piumini scrive ma è come se parlasse poiché soprattutto parlare vuole e soprattutto ai ragazzi, rapporti ravvicinati con questi cerca. Una vasta operazione di carattere educativo, formativo, moralesembra perseguire e il suo metodo potrebbe riuscire valido in un periodo come l’attuale che assiste alla crisi di ogni didattica.
A sessantotto anni ha provato tanti contenuti, tante forme espressive che difficile sarebbe ridurre Piumini ad un’unica definizione, comprenderlo in un solo giudizio se non si accettasse quello di carattere pedagogico. Il suo bisogno di parlare, di dire, provato anche dal lavoro di recitazione dei propri testi, è spesso da lui attribuito ai personaggi delle sue opere. In essi Piumini si trasferisce e cosi avviene pure con i protagonisti dei tre racconti compresi nella raccolta intitolata recenti decadenze e pubblicata a Ottobre del 2014 da Barney Edizioni, Ariccia (RM), pp. 130, € 14,50. È tra i libri che Piumini ha scritto per adulti, tra quelli, cioè, impegnati a riflettere su particolari situazioni umane e sociali, su quanto d’insolito può avvenire nel pensiero, nell’anima del singolo e sulle conseguenze che possono esserci per il contesto al quale appartiene. Attenta, profonda è l’analisi che lo scrittore mostra di saper compiere, sicuro, chiaro il linguaggio che usa.
In questi racconti i tre protagonisti amano parlare di sé agli altri, vogliono dire di quanto succede nella loro vita, delle strane vicende che hanno vissuto o stanno vivendo. Nel primo, “L’amatore”, protagonista è un maturo signore, Marcel, che nella Parigi del 1955 racconta ad un giovane proprietario di una bancarella di libri usati collocata, insieme a tante altre, lungo i litorali della Senna, che da molti anni vive una storia d’amore col famoso scrittore Lavètre e che questi gli ha confidato che si sarebbe suicidato se avesse scoperto che i suoi libri o alcuni di essi fossero finiti su una bancarella poiché avrebbe significato che era tanto scaduto l’interesse dei lettori per le sue opere da indurli a svenderle ai bancarellai. Pertanto Marcel si era premurato di controllare ogni giorno tutte le bancarelle intorno alla loro casa, che erano anche quelle intorno alla Senna, per far scomparire comprandoli i libri dello scrittore amante che eventualmente vi avessetrovato. Gli era successo, quindi, di comprare gli stessi libri e per molto tempo suscitando la curiosità di molti bancarellai. Ma era pure successo che lo scrittore Lavètre avesse fatto un giorno uno dei suoi rari giri tra le bancarelle e su una collocata in un posto più distante avesse visto un suo libro. Quel giorno si era suicidato. Ora Marcel ne parlava al giovane bancarellaio del quale era diventato amico ed entrambi non riuscivano a spiegarsi quanto eraaccaduto, non capivano come fosse possibile che un autore così importante, così noto potesse consideraretanto grave il fatto che uno o più lettori non amassero le sue opere e se ne disfacessero. Non troveranno risposta e sospeso rimarrà il loro giudizio. Così avverrà pure negli altri due racconti, “L’ombrello” e “Gli sguardi”. Anche i loro protagonisti, Paolo e Lorenz, vivranno esperienze strane, imprevedibili, ne soffriranno, anche loro ne parleranno con gli amici, li renderanno partecipi. Nessuno di questi, però, saprà trovare una spiegazione e farà rientrare quelle esperienze tra gli infiniti risvolti che la vita può assumere. Nessuno penserà che una vicenda per quanto sorprendente, inspiegabile, offensiva possa arrestare o modificare il corso della vita. Tutti converranno che bisogna imparare a stare insieme, a convivere anche con i problemi, le delusioni, le privazioni, le perdite, le “decadenze” perché fanno parte della vita e perché “decadere” non significa “finire”.
Per adulti è il libro ma neanche in questo l’autore ha saputo rinunciare, tra l’altro, al suo eterno proposito d’insegnare.
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