CONCORSO DIRIGENTI SCOLASTICI TOSCANA: UN’INGIUSTIZIA DA SANARE

CONCORSO DIRIGENTI SCOLASTICI TOSCANA: UN’INGIUSTIZIA DA SANARE

 

Purtroppo siamo stati tristi profeti nel prevedere che, alla fine, avrebbero pagato solo coloro che avevano superato tutte le prove e, in qualità di vincitori, avevano assunto servizio: condannati a scontare l’imperdonabile colpa di essere incappati in un’Amministrazione che ha – avrebbe? – dato prova di leggerezza e nelle maglie di una giustizia amministrativa che – nel caso di specie – si è irrigidita in un esasperato, capzioso formalismo.

Abbiamo letto, difatti, che ben 22 dei non ammessi all’esito della ricorrezione delle prove, che da tre anni svolgono la funzione dirigenziale senza che alcun rilievo – a quanto ci risulta – sia stato loro mosso e/o senza essere mai incorsi un una valutazione negativa formalizzata in atti, dovrebbero – il condizionale vale come auspicio e sincera, meritata, solidarietà – ritornare all’insegnamento, unitamente agli idonei ora defraudati dall’inerente qualifica già acquisita.

E nel formulare la predetta previsione avevamo contestualmente suggerito al Legislatore una soluzione che ci era parsa – e lo è tuttora – onesta e doverosa, in tre appelli lanciati tra aprile e novembre 2014.

La riproponiamo con forza perché non è moralmente accettabile costringere i malcapitati colleghi ad intraprendere una costosa e defatigante via crucis giudiziaria. Se siamo ancora un Paese civile, deve risolutivamente intervenire lo stesso Legislatore sinora rimasto sordo. E potrà farlo nell’ambito dell’iter di approvazione del disegno di legge delega attuativo della “Buona scuola”, che dovrebbe avere una celere corsia parlamentare e tradursi in norma giuridica, secondo le previsioni, entro maggio corrente anno.

Dunque, i vincitori del concorso poi annullato, già incardinati nella funzione, dovrebbero presentare una relazione scritta sull’esperienza maturata, da discutere davanti ad una Commissione ad hoc e il cui positivo giudizio darebbe luogo alla (ri)nomina a dirigente, con riattribuzione della sede a suo tempo assegnata o, necessitando, di una diversa sede.

Parimenti, per i già idonei si dovrebbe istituire un corso intensivo di formazione, di durata contenuta, che si concluda con un colloquio e il cui esito positivo consentirebbe l’inclusione nella graduatoria ad esaurimento, con la riattribuzione del punteggio susseguente al già avvenuto superamento delle prove concorsuali poi cassate.

Non è una sanatoria. Semplicemente, è un atto di giustizia.