F. Jaeggy, Sono il fratello di XX

L’altro della vita

di Antonio Stanca

jaeggyFleur Jaeggy è una scrittrice svizzera. E’ nata a Zurigo nel 1940 e fin dall’infanzia è stata in collegio. Molti collegi ha conosciuto ed in essi ha studiato, è diventata giovane. Intorno agli anni Sessanta si è trasferita a Roma dove ha frequentato gli ambienti culturali ed artistici dell’epoca. Nel 1968 si è stabilita a Milano dove ora vive sposata con Roberto Calasso, scrittore ed editore. Ha sempre scritto in lingua italiana e nel 1989, quando aveva quarantanove anni ed aveva già pubblicato altre opere, conoscerà il successo con il romanzo I beati anni del castigo. Per questo nel 1990 le sarà assegnato il Premio Bagutta.

Oltre che scrittrice la Jaeggy si rivelerà saggista e traduttrice. Scriverà testi teatrali. Nel 2003 il “ Times Literary Supplement” dichiarerà libro dell’anno il suo romanzo Proleterka pubblicato nel 2001 e vincitore del Premio Viareggio 2002.

Una figura importante è la Jaeggy nel contesto della letteratura contemporanea. Da molti anni collabora con la casa editrice Adelphi di Milano e a Luglio del 2014 per i tipi dell’Adelphi, nella serie “ Fabula”, è comparsa una sua nuova opera, Sono il fratello di XX, pp.129, € 15,00. E’ una raccolta di racconti, alcuni brevi, altri brevissimi, altri ampi, nei quali la Jaeggy si mostra con lo stile che ormai la distingue perché fatto di piccole frasi, a volte ridotte ad una sola parola, d’improvvisi cambiamenti di scena, di persona e tempo dei verbi, d’insoliti accostamenti, di bruschi passaggi, di gravi contrasti. Anche i contenuti sono i suoi soliti dal momento che dicono di situazioni oscure, tenebrose vissute da persone diverse in tempi e luoghi diversi. Sono soprattutto donne, donne bambine, ragazze, giovani, i personaggi della scrittrice. I loro sono esempi di una vita rimasta esclusa perché altra da quella che generalmente scorre, di una condizione umana, sociale che è stata impedita nella sua crescita, ostacolata nella sua formazione, di un’umanità della quale non si sa, non si parla. Una scoperta diventa quella compiuta dalla Jaeggy, una rivelazione delle sofferenze, dei drammi che avvengono, che esistono oltre quel che si vede, si sente, si dice. Di dolori sconosciuti, rimasti nascosti narrano i suoi racconti, di danni provocati dalle famiglie, dalle case, dalla società. Di questi parla la scrittrice perché vuole che si conoscano, si sappiano.

C’è un’altra dimensione, vuol dire la Jaeggy, oltre quella che appare, è la dimensione di chi è rimasto imprigionato tra i suoi pensieri, di chi non è riuscito a liberarsi da paure, terrori che lo assillavano, di chi è stato privato dei suoi primi bisogni, di chi si è costruito un universo d’immagini, di figure ed in esso si è rifugiato, di chi è convinto di comunicare, di scambiare con i defunti, con i loro oggetti e a questi attribuisce un’anima, questi ama. Sono persone che non hanno avuto accesso nella vita, non sono entrate a far parte di essa, ne sono rimaste fuori, isolate. Sono deviate e questa condizione sentono come l’unica, in questa fanno rientrare regole, norme a volte assurde, cruente.

Turbano certe situazioni di questi racconti anche perché giungono improvvise come voluto dallo stile lapidario della Jaeggy, dal suo procedere per enunciati e con una velocità che attira ma che pure inquieta. E’ la tecnica di quel cinema che fa vedere solo immagini brevi e veloci quasi fossero scatti fotografici volti a sorprendere, abbagliare. Questo sembra l’intento della scrittrice, enunciare, proclamare, dire ad alta voce di quant’altra vita c’è oltre quella conosciuta. Un grido d’allarme può essere inteso il suo, una richiesta d’aiuto rivolta ad un mondo, ad un tempo completamente ignari di chi è rimasto solo e ad ogni male esposto.

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