J. Barnes, Metroland

I giovani di Barnes

di Antonio Stanca

barnesHa sessantanove anni e vive a Londra, si chiama Julian Barnes ed è scrittore noto in ambito internazionale. Noti sono soprattutto i suoi romanzi e racconti anche se in altre direzioni si è egli impegnato ed ancora s’impegna. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Tra gli altri nel 2011, quando aveva sessantacinque anni, gli è stato assegnato il prestigioso Booker Prize per il romanzo Il senso di una fine.

Barnes è nato a Leicester nel 1946 ma è cresciuto, è vissuto, ha studiato a Londra e qui ha cominciato a lavorare come lessicografo e poi come giornalista. Agli anni ’80 risale l’inizio della sua attività di narratore ma non cesserà di essere giornalista e saggista. Nel 1980 Metroland sarà il suo primo romanzo. Con questo vincerà, l’anno successivo, il Premio Somerset Maugham Award. L’opera verrà pubblicata in Italia nel 1981 e a Febbraio del 2015 la casa editrice Einaudi di Torino l’ha ristampata nella serie “L’Arcipelago Einaudi”, pp. 224, € 15,00. La traduzione è di Daniela Fargione.

Già in questo primo romanzo compaiono quelli che saranno gli aspetti ricorrenti nella narrativa di Barnes, cioè l’attenzione alla psicologia dei suoi personaggi, ai loro problemi interiori, ai difficili contrasti che sono chiamati a vivere, e la cura della forma, dell’esposizione che risulterà sempre chiara, facile pur se riguarderà segreti così complicati come quelli dell’anima. Scriverà sempre in questo modo e di questi problemi Barnes, lo farà fino ad oggi quando è diventato famoso oltre i confini della sua nazione. Di postmodernismo in letteratura ha fatto parlare la sua vasta produzione narrativa poiché è stata inserita in quel movimento culturale ed artistico che a partire dalla metà degli anni Settanta ha mostrato di voler rifiutare la certezza, la razionalità, la funzionalità della precedente età moderna, del suo progresso, delle sue tecnologie, ed ha accolto una visione della vita, della storia più ampia, più varia anche dal punto di vista espressivo. C’è, in effetti, in Barnes quest’apertura, questa disposizione verso quanto non rientra nelle regole ma più che all’adesione ad un particolare movimento d’idee essa è da attribuire alla tendenza propria dell’autore, alla sua naturale inclinazione a voler dire della vita dell’anima, di come sia difficile conciliarla con la realtà, di quanti problemi vi possano trovar posto. Non di quanto avviene all’esterno intende scrivere Barnes ma di quel che si muove nelle profondità dello spirito. I giovani spesso fa egli interpreti delle sue opere perché gli esempi migliori gli sembrano di una condizione spirituale, di un problema che è sempre stato dell’uomo, quello del passaggio dalla prima vita alla vita matura, del contrasto tra le idee nutrite da ragazzi e le realtà incontrate dopo. Con Barnes i giovani diventano il simbolo di tale contrasto, la figura che meglio lo rappresenta. Si spiega, così, come quello dei giovani che sono stati compagni di scuola, che hanno sognato una vita fatta di grandi cose e poi si sono arresi ad una realtà completamente diversa, dopo essere stato il motivo centrale di Metroland, primo romanzo del Barnes, ritorni nel suo capolavoro, Il senso di una fine, scritto ventuno anni dopo. Entrambe le opere sono ambientate nel Sessantotto, durante la contestazione giovanile, ma questi sono avvenimenti che rimangono sullo sfondo della narrazione poiché allo scrittore interessa soprattutto osservare la vita interiore dei suoi giovani protagonisti, i risvolti pur minimi dei loro pensieri, le mosse del loro spirito, la maniera con la quale queste si riflettono nelle loro azioni, cosa li inducono a fare, come li fanno vivere. Un intero romanzo riesce a ricavare Barnes da tali osservazioni, una costruzione articolata e ben costruita.

In Metroland i giovani saranno Chris e Toni. Essi vivono la loro adolescenza all’insegna di un futuro luminoso, splendente, col pensiero di come riusciranno bene nella vita, delle conquiste che saranno capaci di compiere. Invasi sono i loro discorsi dall’idea di un avvenire pieno di successi. Avverrà, invece, che diventati adulti debbano accorgersi dell’impossibilità di realizzare quanto sognato a causa di urgenze, situazioni che sono insorte e che sono state ben diverse dalle vecchie aspirazioni. Una serie di sconfitte sarà la vita per loro. Si erano innamorati della grandezza degli autori, poeti, scrittori, filosofi, pittori, scultori studiati a scuola, li nominano, li citano in continuazione, come loro avrebbero voluto diventare ma non così è stato né capiscono come sarebbe potuto essere diversamente.

E’ questa la vita che Barnes accoglie nei suoi romanzi perché è la vita intesa come esperienza aperta ad ogni soluzione, perché così è la vita.