Scioperate contro voi stessi

APPELLO DEI SINDACATI DI COMPARTO AI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA PUGLIA: SCIOPERATE CONTRO VOI STESSI!

Comunicato del segretario regionale DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR.

Non essendo stata stimata sufficiente la proclamazione dello sciopero generale nazionale del 5 maggio, concordemente decisa dai sindacati di comparto, finalmente uniti dopo sette anni, si sono mosse ad adiuvandum le loro strutture della Puglia per rinforzare l’Appello allo sciopero dei dirigenti scolastici; guarda caso in una regione in cui il loro radicamento è piuttosto modesto anche grazie alla forte presenza della locale componente di DIRIGENTISCUOLA, qui portatrice di circa la metà dei numeri che l’hanno resa rappresentativa a livello nazionale, come da verbale sottoscritto in sede MIUR il 23 aprile ultimo scorso.

Vi è da dire che l’Appello è un esempio paradigmatico di autentica e subdola ipocrisia gesuitica – l’arte di avere ragione quando pure si sa di avere torto marcio – nel manipolare le stesse indubbie criticità già da noi non infrequentemente evidenziate, e quivi riprese, del disegno di legge sulla Buona scuola, unitamente alle palesi e da noi parimenti censurate omissioni.

Le riprende e le manipola – le une e le altre – con sfacciata improntitudine, non già per suggerire, in positivo, dei correttivi, bensì per imporre, dal testo normativo, lo stralcio, nella forma di decreto legge, della sola parte inerente le assunzioni di un precariato quotidianamente proliferante come i funghi in un’umida giornata autunnale: Per intanto assumiamoli tutti – ma proprio tutti – e subito, poi vediamo quello che sapranno o potranno fare. E per il resto ed imperiosamente: Ritiro incondizionato di tutte le altre disposizioni perché apoditticamente dichiarate – nonostante le pregresse limpide statuizioni del cd. Decreto Brunetta, ex D. Lgs 150/09 – di esclusiva pertinenza del contratto, vale a dire di quella deleteria pratica consociativa che ha trasformato la scuola in un impieghificio e il suo personale in anonimi, piatti, indifferenziati e fungibili lavoratori, sia pure della conoscenza (sic!), con stipendi da morti di fame, ridicoli o quasi, se ricordiamo le parole del Presidente del Consiglio, ma in cambio protetti da una fitta maglia di garanzie e dal rischio di dover dar conto delle loro prestazioni.

In buona sostanza, al di là degli implausibili arzigogoli disseminati nell’Appello, veicolati da consunti slogan ed immarcescibili parole d’ordine, i dirigenti scolastici sono chiamati allo sciopero perché sia cassato l’intero dispositivo che si propone di riallineare le istituzioni scolastiche al modello autonomistico dell’inattuata e ibernata legge Bassanini del secolo scorso, fondato sulla consustanziale compresenza della programmazione triennale dell’offerta formativa, sull’istituendo organico funzionale per poterla implementare, sulla responsabilità primaria del dirigente al fine di realizzarne gli obiettivi e perciò dotandolo dei relativi poteri e strumenti d’intervento, infine sulla valutazione dei docenti e del personale ATA – e, naturalmente e ancor prima, del dirigente – a chiusura del sistema: per logica e per dettato d’una risalente, e a tutt’oggi impotente, legislazione.

E per guadagnarli alla causa si è pure ripropinata loro la bufala dell’ obiettivo del Governo di cancellare una dirigenza scolastica selezionata per merito per sostituirla con incarichi temporanei e revocabili da parte del Ministero.

Che le corporazioni sindacali siano solo ed esclusivamente interessate a far rimanere le cose come stanno, e possibilmente farle ritornare indietro, magari sull’abbrivo d’ una legge d’iniziativa popolare vagheggiante una scuola di cinquant’anni fa, non pare poter essere revocato in dubbio. Ma qui, e per intanto, è quantomeno singolare richiedere la solidarietà di coloro che costituiscono il perno su cui ruota La buona scuola e per questo diventati l’esplicito esclusivo bersaglio dei sindacati proclamanti lo sciopero; quattro dei quali – giova rimarcarlo – anche rappresentativi della loro controparte, ieri datoriale e oggi padronale.

A leggere i loro reiterati comunicati ufficiali, noi siamo rimasti francamente allibiti , oltre che per la volgarità delle espressioni usate, per il sistematico dileggio a cui è stata sottoposta l’intera categoria, in uno sguaiato crescendo rossiniano. Dopodiché la si incita a protestare insieme a tutto il personale docente e ATA: cioè a scioperare contro se stessa! A scioperare per non vedersi attribuite le ordinarie facoltà sancite per tutti i dirigenti pubblici dal D. Lgs 165/01, segnatamente artt. 4 e 17 come modificati e integrati dal citato D. Lgs 150/09:

-adottare gli atti e provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa e di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo, con correlata responsabilità esclusiva dell’attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati;

-attuare i progetti e le gestioni assegnate, con l’adozione dei relativi atti e provvedimenti amministrativi ed esercitando i poteri di spesa e di acquisizione delle entrate;

-dirigere, coordinare e controllare l’attività dei dipendenti e dei responsabili dei procedimenti amministrativi, anche con poteri sostitutivi in caso di inerzia;

-svolgere tutti gli altri compiti delegati dai dirigenti degli uffici dirigenziali generali;

-concorrere nell’individuazione delle risorse e dei profili professionali necessari allo svolgimento dei compiti dell’ufficio, o struttura organizzativa, o istituzione, cui si è preposti, anche al fine dell’elaborazione del documento di programmazione triennale del fabbisogno di personale;

-gestire il personale e le risorse finanziarie e strumentali assegnate ai propri uffici;

-delegare, per specifiche e comprovate ragioni di servizio, per un periodo di tempo determinato, con atto scritto e motivato, alcune competenze proprie a dipendenti che ricoprono le posizioni funzionali più elevare nell’ambito degli uffici affidati;

-infine, valutare il personale assegnato ai propri uffici, nel rispetto del principio del merito, ai fini della progressione economica…nonché della corresponsione di indennità e premi incentivanti.

A meno che non si sia di fronte ad una totale schizofrenia, o semplicemente ad una notevole faccia di bronzo, dovremmo ragionevolmente supporre che i dirigenti scolastici sono chiamati scioperare perché secondo la Pentiade, ed appendici varie, essi sono dirigenti specifici, ciò è a dire dirigenti per finta e tali dovendo restare, reclusi nella riserva indiana dell’area quinta surrettiziamente astretta nel comparto scuola, trattati e pagati da dirigenti pezzenti per l’unico mercato, inesorabilmente segnato dallo stigma di minorità, per cui li si vuole – o ci sentiamo noi per primi? – disponibili.

Ovviamente – e i sindacati di comparto lo dichiarano apertis verbis – in quanto dirigenti finti non possono, e non devono, essere collocati nel ruolo unico della dirigenza statale, e neanche nelle sezioni speciali ivi prefigurate ma implicanti la previa ed obbligata inclusione in esso, al di fuori del quale ex lege (art. 10 del parallelo disegno di legge delega n. 1577, in discussione al Senato) semplicemente non vi è dirigenza, ancorché possa essere conservato il mero nomen iuris, e a più di qualcuno ciò sembri bastevole!

Il nostro Presidente del Consiglio ha dichiarato seraficamente di non comprendere le ragioni di uno sciopero ridicolo, ma in realtà le ha efficacemente compendiate, giungendo alla nostra stessa conclusione, quando ha affermato che lo sciopero è un pretesto – ma avrebbe ben potuto utilizzare una delle sue predilette metafore calcistiche: fallo da frustrazione – perché hanno paura che noi gli togliamo il diritto di fare quello che vogliono.

E’ ben evidente che, essendosi desertificato ogni sincero spazio di costruttiva interlocuzione, posto che sia mai sussistito, le conseguenze sono obbligate. Perché, se Renzi cederà, la sua Strepitosa rivoluzione, dichiarata madre di tutte le riforme per rimodernare l’Italia, andrà a carte quarantotto.

E la scuola resterà impantanata nella palude per almeno un’altra generazione.

Impantanata insieme ai suoi dirigenti, irrimediabilmente figli di un dio minore.

La categoria vuole scioperare per questo?