Dopo il 5 maggio: brutte figure, depistaggi, effetti desiderati

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Dopo il 5 maggio: brutte figure, depistaggi, effetti desiderati
di Cosimo De Nitto
Da squadristi a interlocutori da accettare, rispettare, ascoltare. Da tre fischiatori che sanno solo dire no senza proporre niente a interlocutori rappresentativi di proposte positive. Incredibbbile, strabiliante, una folgorazione!
Che cosa è potuto succedere per cui in un battibaleno Giannini e Renzi hanno ribaltato così radicalmente la loro opinione sui docenti, le loro associazioni, i sindacati?
C’è qualcosa che non torna.
Come si può passare così improvvisamente da un giudizio tanto sprezzante, insultante, dal disprezzo e l’intolleranza assoluta che chiamava genitori, studenti, media e opinione pubblica al linciaggio dei docenti, a invitarli al tavolo della discussione per le modifiche di quello schifo di ddl?
C’è qualcosa che non torna.
Che questa gente che ci comanda non sia seria, siano dei quaquaraqua falsi, bugiardi e perciò pericolosi e inaffidabili noi lo sapevamo già. Per chi ci rimproverava di essere troppo duri e severi una prova evidente della fondatezza del nostro giudizio. Cosa altro si può pensare davanti a queste rodomontate, questi attacchi furibondi e sprezzanti verso i docenti, sindacati, associazioni, tutto il mondo della scuola e poi questa fulminea retromarcia col sorriso ipocrita della Giannini che pare dire: avevamo scherzato.
C’è qualcosa che non torna.
Come si fa a cambiare giudizio e linea politica così radicalmente nell’arco di una mezza giornata. Mentre i lavoratori della scuola e gli studenti insieme ad associazioni e sindacati riempivano le piazze contro il ddl e la Buona Scuola di Renzi-governo-PD (scritti col trattino tanto sono la stessa cosa visto che il governo presenta il ddl  ma il PD “tratta” gli emendamenti secondo una concezione non proprio tipica delle democrazie occidentali in cui partito-governo-parlamento-Stato sono la stessa cosa), la Giannini continuava a dire alla Camusso che non aveva letto il ddl, Renzi continuava a recitare il mantra trentino “noi(cioè LUI) abbiamo dato 3 mld alla scuola, noi(cioè LUI) abbiamo assunto 100.000 precari, non capiamo(LUI) le ragioni di questa protesta, anzi, protestate pure noi andremo avanti cocciuti come caterpillar, avanti, nessuno ci fermerà!!!
A distanza di poche ore squillano le trombe, rullano i tamburi: indietro tutta miei prodi! altrimenti questi tre fischiatori e squadristi ci fanno un culo così, fra l’altro le elezioni amministrative sono alle porte. Flettiamo senza spezzarci, temporeggiamo, facciamo ammuina, puntiamo sulla propaganda, togliamo i panni dei mazzieri, mettiamo quelli dei dialoganti ragionevoli disponibili all’ascolto e alla condivisione. Non ha funzionato il bastone, anzi quello ce l’hanno dato sul cranio, proviamo con la carota. Questa è arte del comandare possiamo insegnarla anche a quel pirla del Machiavelli e al suo centauro.
Cosa c’è stato in mezzo a questa conversione paolina sulla via di Trento?
C’è stato uno sciopero generale unitario della scuola e di tutte le sue componenti sociali, sindacali, associative quale mai si era verificato nella storia della nostra scuola della Repubblica.

Chi andrà a trattare se ne faccia un punto di forza. La categoria, il mondo della scuola non ne può più delle pagliacciate, dell’autoritarismo, della propaganda, del mercimonio della scuola, del vilipendio degli insegnanti e del disprezzo della funzione docente. Non ne può più degli apprendisti stregoni che credono di poter importare e pastrocchiare modelli importati da altri Paesi (dove fra l’altro non funzionano), da altri settori (aziendalismo), non ne può più persino della violenza fatta alla lingua italiana con l’esibizione di anglismi inutili dal punto di vista del significato e del significante.

Intanto la mobilitazione continua con gli scioperi contro le prove invalsi. Una mobilitazione e una contestazione che va sostenuta, va partecipata perché i mali che abbiamo denunciato nelle piazze il 5 maggio partono da qui o comunque trovano su questo terreno la linfa per svilupparsi e devastare la scuola italiana.

Avviso ai naviganti per il dopo 5 maggio: non ci sono solo i soggetti sociali e sindacali con cui il PD-governo, o il governo-PD che è la stessa cosa, si deve confrontare. C’è già una proposta di legge di iniziativa popolare (LIP) agli atti parlamentari con cui il ddl può e deve confrontarsi. La LIP è frutto di un processo democratico di partecipazione e elaborazione collettiva di 100.000 insegnanti e genitori e oggi viene sostenuta da molte associazioni di docenti, studenti, genitori. La LIP il 5 maggio era in piazza, suoi i contributi per una scuola pubblica-statale, democratica, comunitaria, ispirata ai principi e al dettato costituzionale, un scuola inclusiva e delle opportunità per tutti senza distinzioni, una scuola che non pensa solo al lavoro, ma prima ancora alla cittadinanza, alla persona, alla cultura, alla qualità della vita. La LIP il 5 maggio era in piazza a ricordare che gli insegnanti sono un patrimonio della Repubblica, non dipendenti personali di qualcuno, si chiami dirigente o si chiami pure governo.