Aggiornamenti sulla questione ispettiva

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Aggiornamenti sulla questione ispettiva

di Gabriele Boselli

 

“E allora sorge spontanea una domanda: si ha bisogno di dirigenti tecnici?” (Mavina Pietraforte, EDSCUOLA, Aprile 2015)

 

Nel mutamento della forma-Stato tutti i sistemi ispettivi, da quelli sanitari a quelli scolastici e delle P.A. a quelli dell’economia etc. , andrebbero rimessi in grado di funzionare al meglio per dare alle istituzioni della Repubblica i necessari strumenti di analisi e progettazione scientificamente rigorosi e delle garanzie di equità e controllo.

Gli ispettori della P. I., da qualche tempo chiamati “dirigenti tecnici”, vanno impiegati per l’orientamento culturale e il miglioramento della qualità dei servizi, settori in cui la loro preparazione culturale, scientifica e tecnica e l’indipendenza di giudizio potrebbero costituire un elemento di impulso e di qualificazione dell’autonomia scolastica e un argine ai casi di strapotere dei politici e/o dei dirigenti amministrativi e scolastici.

 

Alla bella domanda sopra riportata della neoispettrice Mavina Pietraforte su Edscuola darei questa risposta: il bisogno ci sarebbe, e tanto, ma per troppi anni è apparso meglio soffocarlo, occultarlo, far morire di inedia la già gloriosa schiera. Ma non siamo morti, solo assopiti e possiamo svegliarci e realizzare appieno le possibilità di questo bel mestiere.

Vedrò di argomentarne, traendo in buona parte le mie considerazioni da quanto da me scritto per il Manifesto degli ispettori tecnici della Pubblica Istruzione. Per la qualità dello Stato e della scuola: la questione ispettiva, a cura di A. Bori, G. Boselli, R. Murano, C. Romano. Il manifesto avrebbe dovuto essere discusso in un convegno MIUR già fissato in Roma per il 29 gennaio 2008; fu poi improvvisamente disdetto “per imprevista assenza del sig. Ministro (Gelmini)” e rinviato sine die. Ancora oggi lo aspettiamo, se non altro per curiosità dato che gran parte degli estensori sono stati indesideratamente mandati in pensione. Pensione indesiderata, sì, perche far l’ispettore è nonostante tutto, a saperselo costruire, un mestiere tanto bello per chi lo pratica quanto strategicamente utile ai cittadini.

 

1. Idea di Stato

Quale il ruolo degli ispettori nella forma-Stato che si va profilando, anche per i mutamenti della Legge fondamentale? L’idea di Stato è stata e per me sarebbe ancora quella di un Ente che istituzionalizza (dà forma, garantisce, stabilizza) rapporti sociali ed economici altrimenti destinati al conflitto e alle prevaricazioni. Ma che ne è oggi dello Stato? La macchina dei media vi individua un orpello-fardello dell’Ottocento che dovrebbe dissolversi in una organizzazione politico-amministrativa molto snella, operante in regime di diritto privato e più funzionale all’economia. In questa prospettiva “liberista”, gli ispettori sono percepiti come inutile intralcio, tenditori di lacci e lacciuoli, al meglio semplicemente inutili, poiche il vero giudice della qualità sarebbe solo il Mercato.

Oltre le contingenze, dobbiamo invece sperare in una transizione di forma dello Stato -anche nelle sue varie articolazioni scolastiche- da sistema d’istituzioni pre-costituite ai soggetti individuali e collettivi, tendenzialmente autoreferenziali e preregolate da norme fisse a costellazione di istituzioni-servizio continuamente riprogettata in funzione dei soggetti fruitori reali e possibili. Con ispettori tecnici dei vari settori come punto di riferimento scientifico e agenti di controllo della qualità dei servizi resi. Il passaggio non dovrebbe infatti voler dire rinuncia delle strutture della Repubblica ad una propria intenzionalità etico-pedagogica, a una capacità di analisi scientifica e al dovere di prospettare agli operatori scolastici una gamma di scelte giuridicamente e scientificamente corrette.

Nella scuola gli ispettori sono soprattutto –insieme agli insegnanti- una manifestazione dello Stato come soggetto pensante oltre che vigilante. Il mutamento della forma/sostanza dello Stato comporterà una revisione profonda delle strutture organizzative generali e territoriali e dunque una ulteriore evoluzione della sua soggettualità: da Stato (scuole) “di tutti” a Stato (scuole) che sia anche “di ciascuno” assolva alla funzione di catalizzatore non unilateralmente selettivo del sapere.

 

2. Si divenga ispettori solo per concorso pubblico per esami e valutazione delle pubblicazioni

Tutta la funzione dirigente, amministrativa e ispettiva, è insidiata da alcuni fattori di discredito che vanno eliminati perché non più accettabili dalla coscienza etica del Paese. Bando dunque alle cooptazioni partititiche; si dovrebbe tornare a divenire ispettori o dirigenti amministrativi solo attraverso il superamento di pubblico e rigoroso concorso per esami e titoli. I nuovi “ispettori” nominati ai sensi dell’art.19 del DL 165/2001, tra cui non mancano in verità persone serie, preparate e moralmentemente rigorose, in buona parte sono insegnanti e presidi divenuti oggi   “ispettori” senza aver superato alcun concorso specifico per l’esercizio della funzione ispettiva.

Questo non è più accettabile: un dirigente ha come dover essere quello di un funzionario dello Stato, non del Governo pro tempore; il suo imperativo categorico è servire il Paese, la qualità della Scuola e non la coalizione partitica vincente. La latitanza dei concorsi pubblici per titoli ed esami (in verità l’assunzione per vie diverse investe tutti i ruoli), l’affido al sistema clientelare, l’estrema discrezionalità nella valutazione dei risultati nonché il sorvolare su presupposti di fatto e di diritto non rappresentano solo delle ingiustizie, ma costituiscono fattori di sfiducia presso docenti, dirigenti scolastici, utenti del pubblico servizio scolastico.

La nomina a tempo (ex art.19) di un ispettore tecnico non giova alla Scuola e può generare discontinuità e conseguenze negative sulla funzione tecnica, sulla qualità del servizio, sul valore delle terzietà dell’in-spicere, sulla responsabilità dirigenziale a cui sono tenuti gli ispettori tecnici con qualifica dirigenziale (ex DPR n.748/72, novellato dal d.lg. n.80 del 1998).

La funzione ispettiva peraltro contiene implicazioni di carattere costituzionale a garanzia della qualità del servizio scolastico nazionale. Essa deve dunque essere ridefinita sia dal punto di vista organizzativo che funzionale e tale compito non può essere svolto senza il fattivo contributo della stessa categoria degli ispettori tecnici. Per i prossimi concorsi occorrerà peraltro vigilare sulla impostazione altamente scientifica delle prove e sulla trasparenza nella valutazione di titoli e pubblicazioni.

 

3. Il (buon) lavoro degli ispettori presso il Ministero e negli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali

Sul piano nazionale la normativa vigente già prevede che gli ispettori assolvano a compiti di alta consulenza tecnico-scientifica, facciano parte dei concorsi dirigenziali (anche dei quelli per dirigenti scolastici), redigano annualmente una relazione nazionale del corpo ispettivo, concorrano organicamente alla valutazione della costellazione scolastica. Tutto questo dovrebbe essere necessariamente ed effettivamente assicurato.

Per la funzionalità del ruolo ispettivo e per il bene della scuola appaiono necessari–

—Ripristino della Relazione annuale del Corpo Ispettivo (da redigersi anche sulla base delle Relazioni regionali)

—Istituzione di un organismo nazionale rappresentativo degli ispettori, che elegge democraticamente il Coordinatore e un gruppo ristretto di coordinamento nazionale. Tale organismo designa due ispettori presso il Comitato d’Indirizzo dell’INVALSI

— Possibilità di assegnazione agli uffici di ambito territoriale, alias UAT, al pari degli altri dirigenti di seconda fascia dell’area 1 (dirigenti ammnistrativi)

 

Anche negli Uffici regionali e provinciali si registra sovente l’assunzione in proprio da parte del dirigente amministrativo (direttamente o attraverso impiegati o distaccati di fiducia) anche delle competenze tecniche, con conseguente rallentamento o impedimento del lavoro dell’ispettore.

Bisognerebbe stabilire chiaramente che:

  1. Il dirigente tecnico si consulta con il dirigente amministrativo, risponde al Direttore generale USR per i riflessi amministrativamente rilevanti ed ha potere di autonoma decisione in campo tecnico nonchè di emissione e di firma sui documenti tecnico-pedagogici indirizzati alle scuole.
  2. Il DT può spedire comunicazioni alle scuole (es. invito a riunioni di studio o pareri tecnici di carattere generale), se la riunione non comporta spese, senza che il dirigente amministrativo abbia necessariamente autorizzato la spedizione.
  3. La concertazione sugli atti più rilevanti di ordine tecnico con il dirigente amministrativo ha necessario complemento in quella del dirigente tecnico sugli atti amministrativi di particolare importanza dell’Ufficio territoriale e dell’USR.
  4. I comandati e l’altro personale addetto all’ “Ufficio studi” fanno capo funzionalmente al dirigente tecnico titolare della funzione o dell’ufficio.
  5. Il coordinamento del GLIP va affidato esclusivamente ad un dirigente tecnico, anche di altra provincia se localmente non disponibile.

 

4. La missione (non “mission”, prego) di questo bel mestiere: riportare la cultura e la persona realmente al centro teleologico dell’organizzazione scolastica

Occorre più che mai che gli ispettori, un po’ impropriamente chiamati dirigenti tecnici (non dirigiamo, additiamo le direzioni di senso, un mondo dei fini; non siamo tecnici, ma essenzialmente persone di scienza e di penna), possano produrre e far valere una elaborazione culturale alta come base della progettazione nazionale regionale e provinciale e dello stesso modus operandi di tutti i membri dei vari Uffici, in modo da riportare la cultura e la persona realmente al centro di massimo impegno teleologico dell’organizzazione scolastica. Per questo i concorsi dovrebbero puntare all’accertamento del contributo dato dal candidato alle scienze dell’educazione.

Noi non abbiamo potere deterrente; solo se ci è dato modo di essere riconosciuti soggetti davvero capaci di magistero, attuatori di cultura e di scienze dell’educazione, potremo giustificare la nostra presenza. Per incrementare ulteriormente la qualita’ della scuola serve un corpo ispettivo che ne favorisca lo sviluppo, che la renda davvero di tutti e di ciascuno. Quella ispettiva può essere una stupenda funzione a garanzia di obiettivita’ e trasparenza; solo la sua terzieta’ le puo’ assicurare. L’autonomia degli ispettori accompagnerà le scuole nei nuovi scenari del mondo plurale e iperinfomatizzato.

La scuola ospita da sempre saperi di lungo respiro che –incontrandosi con il nuovo- portano a pensare le cose non solo come sono oggi ma come sono state e probabilmente muteranno. Nelle (rare) stagioni in cui è libera di lasciarsi muovere dal pensiero, quando sa essere crogiuolo del conoscere (anzichè catena di montaggio delle competenze e campo di espansione di interessi diversi), la scuola diventa organismo magistrale, posto sopra le oscillazioni della contingenza. E’ comunità di Maestri, (ovvero quel che ogni donna è uomo di scuola dovrebbe rappresentare) i quali seguono in primo luogo non le prescrizioni dei governi che passano ma le indicazioni che attraversano le epoche, che costituiscono il senso della storia, che preparano il futuro. Pur nella modestia delle sue forze, pur nella diffusa incomprensione del suo valore, è in-tesa a ogni area e stagione del Possibile. Gli ispettori siano i Maestri dei Maestri.

In vista di questa gamma di fini non dobbiamo cedere alla delusione, ma impegnarci per un forte rilancio della nostra funzione, da svolgersi nella pienezza di esercizio di quello spessore culturale, di quella fondazionalità scientifica, di quella serenità di valutazione e di espressione e di quella terzietà che caratterizzano lo status e le competenze ispettive; queste sono, e restano, non surrogabili. Un buon servizio ispettivo può essere l’inizio di una forte ripresa della nostra scuola, come di ogni altra attività dello Stato.