G. Solimine, Senza Sapere

Giovanni Solimine, Senza Sapere. Il costo dell’ignoranza in Italia, Saggi Tascabile, Laterza, 2014.

di Mario Coviello

00fronte scholia ind 1_4Ho letto con attenzione in questi giorni il saggio di Giovanni Solimine,” senza Sapere Il costo dell’ignoranza in Italia”edito nel 2014 nei saggi tascabili dalla Laterza.Il libro, con la presenza dell’autore, viene presentato il 20 maggio2015, alle 17,30, nella biblioteca provinciale di Potenza.

Giovanni Solimine insegna presso l’Università di Roma La Sapienza,dove è Senior Research Fellow della Scuola superiore di studi avanzati. Presso il MiBACT fa parte del Consiglio superiore dei beni culturali. Si occupa di progettazione e gestione di servizi bibliotecari, di biblioteche digitali, di cultura editoriale e promozione della lettura, di information literacy. Ha presieduto l’Associazione Italiana Biblioteche ed è attualmente presidente del Forum del libro.

“ senza Sapere…” offre in questi mesi di dibattito sulla “Buona scuola” una mole impressionante di dati aggiornati che ci ricordano il basso livello di competenze degli studenti e della popolazione adulta, lo scarso numero di laureati e diplomati che il nostro invecchiato e gracile sistema produttivo non è capace di assorbire, la debole partecipazione dei nostri concittadini alla vita culturale. Siamo ultimi in Europa per numero di laureati (il 30 per cento dei quali emigra), per competenze alfabetiche, per vendite online; trecentomila under 18 non hanno mai fatto sport, né aperto un libro, acceso un computer o visto un film al cinema; laureati e diplomati hanno uguali probabilità di trovare lavoro; otto italiani su dieci non hanno mai praticato attività culturali o artistiche.

Un paese povero di risorse materiali e in ritardo dovrebbe investire in formazione più degli altri paesi. Invece continua a non avere una politica della conoscenza, fondamentale per la costruzione del nostro futuro: gli investimenti in istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto ci costa l’ignoranza. Questo è il paradosso di un’Italia senza sapere.

Come diminuire l’ignoranza accertata degli italiani? Attraverso un cambio di paradigma intellettuale: ridefinire i concetti di benessere e ricchezza( illuminanti i riferimenti a Richard Layard), applicare alla conoscenza il concetto di “bene comune”(Hess-Ostrom) , garantire una reale uguaglianza nelle opportunità di accesso alla conoscenza e favorire la possibilità di un uso, autonomo e responsabile, delle informazioni (Jenkins), combattendo infine la frammentazione dei saperi ( Morin).

E con tante azioni concrete: innovare la forma libro riavvicinando l’attività dello scrivere a quella del leggere; potenziare e migliorare l’offerta pubblica di didattica online (dalle biblioteche ai programmi educativi della Rai); creare nelle regioni più degradate “aree ad alta densità educativa” nelle quali scuole, biblioteche, istituzioni e associazioni culturali realizzino “una didattica a contatto con le fonti e gli strumenti dell’apprendimento”; introdurre la “lettura libera” nei programmi scolastici; favorire la trasformazione delle 5.000 biblioteche pubbliche in social network fisici, “crocevia di stimoli e di interessi, luogo di relazioni e condivisioni”.

Solimine affronta anche il problema di cosa sia oggi la conoscenza, di quali siano i mutamenti che la rivoluzione digitale ha comportato in tale ambito, di come si configurino oggi la comunicazione, il saper leggere e scrivere, le competenze digitali. Il saggio si fa leggere perchè utilizza un linguaggio e una chiarezza espositiva che consentono all’autore di esaminare problematiche complesse in modo comprensibile, semplice ma senza alcuna banalizzazione del contenuto.

Nell’’ultima pagina di “ senza Sapere…” Giovanni Solimine scrive: “In Italia, i diversi attori che operano nel campo della conoscenza (…) dovrebbero imparare a cooperare di più, proponendosi tutti insieme come un’unica grande fabbrica della conoscenza, perché il raggiungimento degli scopi specifici di ciascuno di loro potrà avvenire solo all’interno di un obiettivo comune, che è quello di ampliare il bacino di chi accede alla conoscenza, su qualsiasi supporto, analogico o digitale che sia”.

In queste settimane si discute in Parlamento la legge di riforma della scuola italiana , “senza Sapere….” ci aiuta riflettere sulla politica educativa del nostro paese e sulle nuove esigenze che gli attuali sviluppi delle tecnologie e dei linguaggi pongono alla formazione.