Scuola, per i renziani è solo un incidente

da La Stampa

Scuola, per i renziani è solo un incidente

Trattative con la minoranza sui poteri dei presidi. E porte aperte a FI
carlo bertini

roma

A sentire la versione di corridoio più maliziosa, potrebbe essere stato uno scherzetto degli alfaniani per dare un segnale che senza di loro non si va lontano. A sentire la versione meno dietrologica e più prosaica, la scena ha pure un risvolto comico: un pasticcio senza malizia politica, così spiegano quelli del Pd l’incidente che ha visto andare sotto il governo – per l’assenza degli alfaniani e il voto decisivo di Mario Mauro – sul parere di costituzionalità alla «buona scuola» votato dalla prima commissione. Niente di grave, dicono al Pd, perché il lavoro sugli emendamenti prosegue nella commissione di merito, la Cultura, dove si va avanti lo stesso. E le pregiudiziali di costituzionalità verranno votate poi in aula. Ma certo questo primo stop è simbolicamente un fatto negativo, indicatore di gran confusione e poca regia.

Stop senza conseguenze

Allora, come è andata? Girava voce che oggi non si sarebbe votato ed era assente in prima Commissione persino Zanda, sostituito all’ultimo da uno del Pd che passava di lì. Invece si è votato perché come a volte succede le cose corrono più del previsto. Anche il capogruppo di Area Popolare in commissione non lo sapeva e non aveva informato gli altri. Gli altri sono il capogruppo Gaetano Quagliariello, Andrea Augello e Salvatore Torrisi. Il Pd dunque si è arrangiato, la presidente della Commissione Anna Finocchiaro ha rotto la prassi e ha votato anche lei. Ma nella sequenza di errori di conduzione, c’è pure il fatto che erano presenti due senatori di Gal (un gruppo che dovrebbe avere un solo esponente in commissione): si chiamano entrambi Mauro, il primo Mario uscito giorno fa dalla maggioranza – decisivo il suo voto contrario – e il secondo Giovanni. Casualità poi vuole, che a rappresentare il governo vi fosse il sottosegretario D’Onghia, che ha deciso di restare fedele al governo ma prima era nei Popolari con Mario Mauro che ora è all’opposizione. «La riforma è scritta male, fermiamoci e scriviamola meglio», dice lui fiero del suo ruolo in questa occasione. «Un incidente tecnico che non cambia il percorso della riforma della scuola», sostiene Zanda che tiene a precisare che i senatori del Pd erano tutti presenti in commissione. Un gruppo di maggioranza non ha ricevuto l’avviso del voto ed era assente. Una questione puramente tecnica.

Le trattative nel Pd

Renzi in Direzione ha concesso alla minoranza Pd due settimane di tempo in più per discutere, ma i bersaniani sostengono lo abbia fatto perché così i voti decisivi in commissione saranno fatti dopo i ballottaggi di domenica, «anche per svelenire il clima». I renziani ammettono che «c’è disponibilità a qualche modifica migliorativa», come spiega Andrea Marcucci, presidente della Commissione Cultura, senza voler entrare nel merito. A sentire però chi conduce le trattative, si lavora per ridurre i poteri dei presidi, mentre non c’è margine per aumentare il numero di precari da assumere, su cui non c’è nessuna apertura. Con la minoranza del Pd, quella bersaniana, si tratta a oltranza sui paletti ai presidi manager e gli uomini del premier confidano di poter chiudere un accordo con loro; ma in commissione i numeri sono tiranni e con i due pasdaran del Pd, Tocci e Mineo, sarà difficile venire a patti: posto che non verranno sostituiti, per poter passare indenne la riforma della scuola dovrà ottenere un soccorso azzurro, che allo stato non è garantito. Questa è la fotografia sul piano politico di un nodo che dovrà sciogliersi la prossima settimana. «Sulla questione di come vengono giudicati gli insegnanti e i presidi, sulle borse di studio e sul diritto allo studio, si tratta e l’area bersaniana è ben disposta», raccontano gli emissari del premier. Che sperano però di riuscire a tenere aperto pure il «forno» di Forza Italia senza il quale potrebbero esserci seri problemi. Almeno in commissione, dove i numeri sono sul filo, in aula si vedrà a fine mese.