Scuola dell’infanzia figlia di un dio minore

da tuttoscuola.com 

Scuola dell’infanzia figlia di un dio minore

In attesa della riforma 0-6 anni inserita nel pacchetto delle norme delegate, la scuola dell’infanzia è la cenerentola del nuovo sistema d’istruzione che uscirà dalla riforma. E non è detto che tra quasi due anni (le norme delegate devono essere varate entro 18 mesi) questo settore un po’ dimenticato riesca a trovare una nuova identità.

C’è innanzitutto quella esclusione dell’organico aggiuntivo che resta come l’incompiuta del piano di assunzioni previsto dal ddl S. 1934 approvato la settimana scorsa dal Senato.

La tabella allegata al testo del ddl non comprende infatti nulla per il settore dell’infanzia, esclusa, forse, la presenza di qualche posto tra i 6.446 posti di potenziamento per il sostegno.

Mentre, dunque, tutti gli altri settori scolastici finalizzano l’impiego dell’organico aggiuntivo per qualificare l’offerta formativa definita nei piani triennali delle scuole, per la scuola dell’infanzia non viene prevista alcuna innovazione didattica o modifica ordinamentale. Tutto come prima.

Per il momento.

Nella norma delegata si prevede, come da prassi, la generalizzazione della scuola dell’infanzia, senza precisare, tuttavia, se per generalizzazione si intende la scolarizzazione diffusa per conseguire l’obiettivo del 100% dei bambini in età oppure la diffusione razionale di strutture pubbliche per assicurare l’accoglimento di tutte le domande.

Oltre a prevedere la qualificazione universitaria del personale (facoltativa o obbligatoria?) la delega prevede che siano definiti “gli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia, all’età dei bambini e agli orari di servizio, prevedendo tempi di compresenza del personale dei servizi educativi per l’infanzia e dei docenti di scuola dell’infanzia”.

La previsione è un po’ generica e sembra piuttosto un’elencazione non impegnativa di macro obiettivi che eludono nodi di fondo, quali, ad esempio, il problema degli anticipi, delle sezioni primavera e dell’orario di servizio notevolmente differenziato dei docenti delle varie tipologie di scuole dell’infanzia (statale, comunale, paritaria).

Forse si poteva compiere uno sforzo maggiore e utilizzare da subito anche la quota congelata di organico aggiuntivo per sperimentare il futuro sistema 0-6 anni.