I 66 mila precari della scuola che chiedono una cattedra

da Corriere della sera

I 66 mila precari della scuola che chiedono una cattedra

Oggi il termine per le domande. Protestano i sardi: mai via dall’isola

A poche ore dalla scadenza del termine, sono 66 mila le domande di assunzione nella scuola presentate dagli insegnanti precari che aspettano un contratto a tempo indeterminato. Dunque, non il flop paventato, si commenta sottovoce nelle stanze del ministero dell’Istruzione, dove alle 14 di oggi inizierà il conteggio definitivo e dove erano attese 70-75 mila istanze: una stima effettuata considerando i posti del potenziamento (55 mila), che questi docenti dovranno occupare, e le cattedre fisse rimanenti dall’assegnazione preliminare. Una buona fetta dei 103 mila precari da assumere con la riforma Renzi è infatti già stata chiamata nei giorni scorsi dagli Uffici scolastici regionali: per loro, i «fortunati» della fase Zero, disponibili 36 mila posti da turn over. Una piccola parte di chi ha presentato la domanda invece non ne avrà di fatto bisogno: perché rientrerà nella fase A, circa 10 mila cattedre rimanenti dall’assegnazione dei posti fissi.
La soddisfazione trapela dalle parole del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che ieri in serata ha scritto su Facebook : «Stiamo seguendo passo passo le operazioni di assunzione nella scuola. E ci prepariamo alla fase attuativa della legge Buona scuola».
Ma le polemiche non sono spente, tutt’altro: anzi, è proprio adesso che rischiano di deflagrare, con la fase attuativa delle assunzioni. Gli insegnanti precari della Sardegna ne hanno dato prova, inscenando all’aeroporto di Cagliari un flash-mob: muniti di trolley e striscioni, hanno protestato contro il piano di assunzioni, che rischia di spedire ben 4 mila docenti sardi fuori dall’isola per poter prendere servizio. Queste sono «66 mila domande della disperazione», sintetizza Rita Frigerio della Cisl, «questo è quello che abbiamo raccolto in tre settimane di tormenti e drammi personali, di gente che lavora sotto casa e teme di dover fare la valigia, per giunta con l’incertezza delle regole applicate». Il riferimento è all’ultimo post del sottosegretario Davide Faraone, che per distendere la tensione per i temuti trasferimenti ha spiegato che il Miur sta lavorando per «permettere ai docenti di lavorare per quanto più è possibile vicino casa», anticipando l’assegnazione delle supplenze all’8 settembre e privilegiando la prima provincia scelta per gli insegnanti dell’organico funzionale. «Non fa che rendere più ambiguo un piano che porterà forte emigrazione e tanti ricorsi», commenta Mimmo Pantaleo, Cgil. «La solita scorciatoia italiana dell’arrangio — sottolinea Pino Turi, Uil — ma il rischio è che tutta questa operazione pregiudichi l’inizio dell’anno scolastico».
Valentina Santarpia
@ValentinaSant18