Eredità: Una storia della mia famiglia tra l’Impero e il fascismo di Lilli Gruber
Rizzoli, 2012
di Mario Coviello
“´Dovete sapere da dove venite, per potere andare lontano’” è quello che i genitori di Lilli Gruber hanno sempre ripetuto ai loro figli. Il romanzo ha richiesto oltre due anni di lavoro di documentazione da parte della giornalista de La7. Gli eventi storici raccontati, protagonista il Sȕdtirol, sono realmente accaduti e i personaggi sono esistiti. “Una storia della mia famiglia tra l’Impero e il fascismo” è il sottotitolo del volume arricchito da una galleria di ritratti di famiglia che sintetizza il senso di questo racconto storico e romanzo autobiografico nel quale s’intreccia pubblico e privato. Partendo dalle pagine del diario della bisnonna Rosa Tiefenthaler Rizzolli (il diario si apre nel 1902 e si interrompe nel Natale del 1939) ritrovato nella grande casa avita di Pinzol “minuscolo villaggio del Sudtirolo” situato sulle alture che dominano l’Adige, l’autrice compie un viaggio nel passato per gettare una nuova luce su avvenimenti nodali e importanti. La Gruber non ha mai conosciuto la nonna “dal viso aperto e generoso, illuminato dagli occhi azzurri”, ricca possidente terriera, donna colta, una figura leggendaria all’interno del clan famigliare. Dietlinde, soprannominata Lilli, dalla sua ava ha certamente ereditato la passione per la scrittura, la tenacia e una grande curiosità intellettuale, qualità fondamentale per chi fa il giornalista. Nelle prime pagine del libro Rosa seduta allo scrittoio apre il diario rivestito di pelle marrone al quale confida i suoi pensieri più intimi. La donna prende una penna la intinge nell’inchiostro nero e con la sua bella calligrafia scrive nel suo antico corsivo tedesco contemplando gli alberi che ricoprono di un verde intenso i fianchi della montagna dove ha ancorato la sua vita. “Novembre 1918”. Il mondo di Rosa è crollato e niente sarà mai più come prima. “Si è concordato l’armistizio con l’esercito italiano” e dal 3 novembre del 1918 gli abitanti del Sȕdtirol, sudditi fedeli dell’ex Impero Austro-Ungarico, sono diventati sudditi del Regno d’Italia. Uomini e donne come Rosa, la cui terra è l’Heimat, vivono tutto ciò come un’occupazione straniera e la divisione del Tirolo è vista come un’amputazione e il distacco dall’Austria come un’ingiusta separazione dall’amata madrepatria. La popolazione non solo parla il tedesco ma è legata da sempre all’impero asburgico da secoli di storia e di cultura condivisa precisa la Gruber. Il simbolo di questa lacerazione è la garitta, una barriera di legno che viene eretta, nei giorni che seguono l’arrivo degli italiani al Brennero, attraverso la strada principale, tra l’Italia e l’Austria.Basandosi rigorosamente sulle informazioni famigliari, sulle lettere, su alcune testimonianze scritte, su libri di storia locale e documenti narrativi l’autrice ha ricostruito “alcune circostanze in modo narrativo”, sullo sfondo le rivendicazioni di una regione di cultura e tradizione tedesca, la quale dopo il crollo dell’Impero asburgico si trovò molto restia all’annessione all’Italia. La famiglia di Lilli Gruber viene quindi usata come lente attraverso cui guardare le cruciali vicende europee che vanno dall’inizio del Novecento fino alle soglie della II Guerra Mondiale. “Sono arrivati i giorni più turbolenti della guerra”.
La brutalità con cui poche righe di un Trattato decisero il destino e cambiarono radicalmente la vita di migliaia di persone, l’assimilazione coatta, violenta, imposta alla popolazione tedesca del Sud Tirolo esercitata dal Regno d’Italia e dal Fascio attraverso divieti, persecuzioni, emarginazioni, discriminazioni ed aberranti tentativi di deprivare un’intera popolazione della propria lingua (il tedesco), tradizioni, radici, della propria Heimat mi ha lasciato esterrefatto anche per l’imbecillità e la miopia di un metodo che non poteva che accentuare le resistenze e — cosa ancora peggiore — spingere molti sudtirolesi a diventare filonazisti Indimenticabili le pagine in cui di fronte al divieto assoluto di utilizzare sia in pubblico che in privato ed anche durante le funzioni religiose la lingua tedesca viene descritta l’organizzazione di un sistema alternativo di istruzione della lingua e cultura tedesca, una vera e propria rete di “classi clandestine” (le Katakombenschulen, scuole delle catacombe) in cui maestre e maestri prestano la propria opera di insegnamento per far sì che i bambini non perdano il legame con la loro lingua madre.
“Questo non è un libro di storia. E’ un libro di memoria e di recupero di ‘ memoria familiare e culturale che mi appartiene” scrive la Gruber.Una verità semplice: il passato resiste, ma la memoria è sempre troppo corta” . E lei, Lilli Gruber, come si pone oggi di fronte a quella che comunque è una doppia appartenenza?´Ma tu ti senti più italiana o più tedesca?» è tutta la vita che me lo chiedono e non sarò mai abbastanza grata ai padri fondatori dell’Unione Europea perchè oggi posso affermare: ´Sono e mi sento cittadina d’Europa’, una soluzione che trovo perfetta. C’è però anche un’altra risposta, altrettanto vera: sono sudtirolese. E in quanto tale ho vissuto confrontandomi ogni momento, su qualunque questione, con un problema: c’era sempre un punto di vista tedesco e uno italiano su tutto. E ovviamente ognuna delle due comunità perpetuava i più vieti stereotipi sull’altra.
Lilli Gruber,nata a Bolzano, è giornalista e scrittrice. È stata prima donna a presentare un telegiornale in prima serata e dal 1988 ha seguito come inviata per la RAI tutti i principali avvenimenti internazionali. Dal 2004 al 2008 è stata parlamentare europea. Gli ultimi suoi bestseller pubblicati con Rizzoli sono Chador (2005), America anno zero (2006), Figlie dell’Islam (2007), Streghe (2008), tutti disponibili anche in Bur, e Ritorno a Berlino (2009). Dal 2008 conduce su La7 il programma di approfondimento Otto e mezzo e, oltre ad essere stata il primo volto femminile del telegiornale Rai delle ore 20, ha seguito da inviata Rai i principali eventi internazionali, dalla caduta del Muro di Berlino, ai conflitti in Iraq. Ha viaggiato praticamente in tutto il mondo ma non hai mai dimenticato le sue radici, ben salde in Alto Adige, regione splendida e travagliata che essendo terra di confine è stata teatro di tensioni e contraddizioni.
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