Apprendere

APPRENDERE PRENDERE DAL MONDO PRENDERE DAGLI ALTRI di Umberto Tenuta

CANTO 517 Così nasce un uomo.

Lo zigote si nutre per nove mesi attraverso la placenta.

Nasce e si nutre del latte materno.

Poi mangia le pappine e cresce.

Prende i suoi alimenti dal mondo dal mondo che è stato e che è.

Da tutte le genti, vicine e lontane, nello spazio e nel tempo.

È l’apprendimento che ci fa uomini!

 

Nasce il bimbo.

Si nutre del latte materno.

Apre gli occhi ed apprende.

Prende immagini del mondo.

Percepisce sapori, odori, suoni…

Prende pezzettini del mondo e li mette nel magazzino della sua memoria, nella stanza del suo cervello.

Nel deposito di tutto ciò che apprende dal mondo.

Un deposito vivente.

Ogni nuovo apprendimento interagisce con i precedenti apprendimenti.

Non vi sono accumuli, stratificazioni, aggiunzioni.

Ma interazioni, trasformazioni.

Il nuovo modifica i precedenti apprendimenti.

Ma i precedenti apprendimenti modificano i nuovi apprendimenti.

Ad modum percepientis.

Non siamo mai quello che eravamo un anno fa, il mese prima, ieri, un secondo prima.

La storia non si ripete.

Noi ci nutriamo degli uomini che sono stati.

Io mi nutro di tutto ciò che gli uomini di tutte le terre e di tutti i tempi sono stati.

Di Adamo, di Romolo, di Budda, di Napoleone, di Neruda, di Tlacaelel…

Lo sai bene tu, Angelamaria giramondo!

Lo sanno bene i giramondo, gli storici, gli archeologi, i geografi, gli antropologi…

Conoscere nuove terre, nuovi popoli, nuove civiltà di ieri e di oggi…

Apprendere a seminare il grano, l’orzo, il riso, la quinoa…

Apprendere a costruire capanne, case, chiese e grattacieli…

Apprendere a vestirsi di paglia, di pelli, di cotone, di seta…

Apprendere a tirare sassi, a usare le fionde…

Apprendere a camminare, a correre, a saltare, a nuotare, a danzare, a cantare, a danzare, a guardare le stelle, a scolpire, a dipingere…

Apprendere tutto ciò che gli uomini hanno appreso ed apprendono.

È questo che ci fa uomini sempre più ricchi.

Nihil umani a me alienum puto.

Io voglio essere tutto ciò che gli uomini di tutte le terre e di tutti i tempi sono stati e sono.

Solo così io sarò un uomo.

……

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!
(Emilio Salgari)

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