C. Wolf, Cassandra

Il tempo superato

di Antonio Stanca

 

«…ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
le fea parlar di Troia il dì mortale,
venne…» Foscolo, Dei Sepolcri.

 

wolfUn’altra donna, Cassandra, la leggendaria figlia di Priamo, re di Troia, città dell’Asia Minore collocata sulle rive dell’antico Scamandro, è la protagonista di un altro romanzo di Christa Wolf, la scrittrice tedesca di origine polacca, nata nel 1929 e morta nel 2011. Aveva ottantadue anni e non solo aveva scritto tanto, poesie, diari, racconti, romanzi, critica letteraria, ma aveva anche fatto tanto. Era vissuta nella Repubblica Democratica Tedesca, aveva preso parte alla sua formazione dopo gli eventi della Seconda Guerra Mondiale, aveva militato nelle file del partito marxista, non aveva distinto tra il suo impegno letterario e quello politico, sociale, aveva fatto dei problemi suoi e di ogni donna dei suoi tempi, dei suoi ambienti, quelli delle protagoniste di molte sue opere, aveva creduto nella funzione sociale, didattica della letteratura, era stata convinta che l’opera non fosse solo dell’autore ma di tutti perché di tutti doveva dire e a tutti doveva giungere quanto in essa contenuto, quanto da essa significato. Solo così si poteva sperare di avviare quel processo di formazione di una nuova coscienza civile del quale tanto si parlava e al quale erano affidate tante speranze.

Non mancarono le critiche per certe sue convinzioni e per alcuni comportamenti tenuti in pubblico dalla Wolf ma estesi furono anche i riconoscimenti come quando nel 1963 le fu assegnato il premio letterario Heinrich Mann per il suo romanzo d’esordio, Il cielo diviso, che nel 1964 sarebbe diventato un film e che oggi risulta tra i migliori della letteratura contemporanea. La Rita dell’opera che, dopo le alterne vicende vissute col suo Manfred nella Germania divisa, verrà da questo lasciata e si vedrà costretta a tornare a credere solo in sé, nella sua capacità, nella sua volontà, nel suo coraggio, diventerà una figura ricorrente nella Wolf scrittrice. Attraverso essa vorrà dire che la donna deve formarsi, deve prepararsi ad essere sicura, a farsi valere, ad affrontare imprevisti, pericoli anche a rischio di rimanerne vittima dal momento che tutto avviene in un ambiente per secoli permeato da maschilismo. Ma un’isolata femminista risulterà la Wolf e tale rimarrà. Isolata e inascoltata sarà pure la protagonista di Cassandra, romanzo scritto nel 1983 e recentemente ristampato dalla casa editrice E/O di Roma con la traduzione dal tedesco e la postfazione di Anita Raja (pp.143,€10,00).

Nella leggenda, nel mito è andata questa volta la Wolf a trovare il suo esempio di donna sola, destinata a non essere creduta, della troiana Cassandra ha scritto, della sacerdotessa di Apollo da lui investita di poteri profetici ma condannata a non essere ascoltata perché non gli si era concessa. Ne ha fatto la protagonista del romanzo e come negli altri anche in questo la scrittrice non si è solo proposta di mostrare quella femminile come una grave condizione che dura da secoli ma ha pure inteso alludere, tramite quanto rappresentato, ai tempi moderni, ha voluto fare della vicenda narrata la metafora di una più ampia situazione, di un più pericoloso momento storico quale quello attuale. In tal modo la Cassandra che per tutto il romanzo parla di sé e degli altri, della sua e della loro vita, delle sue e delle loro vicende, dei tempi, dei luoghi, dei popoli, degli uomini, degli dei dell’epoca, che scongiura i Troiani di entrare in guerra contro i Greci, che nella guerra vede la rovina della città, che in nessun altro ammonimento, in nessun’altra profezia è stata ascoltata in precedenza, la Cassandra che assiste inerme a Troia che brucia dopo l’inganno del cavallo di legno, rappresenta per la Wolf la voce dei grossi pericoli che corre il mondo d’oggi sospeso tra le ambizioni, le pretese, le rivalità di capi di stato che sono diventati tanto potenti, che si fanno tanto valere da non prestare ascolto a nessun invito alla pace, a non temere la guerra. Un mondo sempre al limite della guerra nucleare è diventato il moderno e la Wolf che lo grida è la Cassandra che ha superato il tempo per predire, senza essere creduta, questo grave pericolo che incombe sull’umanità.

Non poteva trovare esempio migliore! In Cassandra la Wolf ha voluto identificare se stessa anche in nome delle tante difficoltà, dei tanti problemi che le avevano procurato le sue convinzioni, fossero culturali, politiche, morali, religiose, delle tante volte nelle quali non era stata ascoltata. Come Cassandra è stata la Wolf, come quella di Troia sarà la storia del mondo e non c’era modo più idoneo per esprimere entrambe.