I ciechi leggono tre volte più di chi vede: cresce il digitale, tramonta il Braille

da Redattore Sociale

I ciechi leggono tre volte più di chi vede: cresce il digitale, tramonta il Braille

“In troppi ancora credono che non possiamo… Peccato che dobbiamo aspettare mesi perché vengano resi disponibili i best seller del momento, per via della resistenza delle case editrici”. Se ne parla l’1 ottobre al convegno “Leggere: come si può?” promosso da Uici

ROMA – I ciechi leggono, e tanto: ed è ora che si sappia. Lo dice forte e chiaro Luisa Bartolucci, della direzione nazionale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, che tra due giorni lo ribadirà al convegno che ha contribuito a organizzare, “Leggere: come si può?”. Un’iniziativa che prende spunto da una sorprendente presa di coscienza: “in tanti, ancora, sono convinti che i ciechi non leggano – spiega Bartolucci a Redattore sociale – Me ne sono resa conto ultimamente, partecipando a una trasmissione radiofonica in cui si parlava di libri. Arrivarono tanti messaggi dagli ascoltatori, che chiedevano: come fa un cieco a leggere? E non erano solo persone di una certa età, legate a un passato in cui la cecità era vista in un certo modo, ma anche tanti giovani, da cui mi sarei aspettata una maggiore conoscenza delle tecnologie che consentono l’accesso alla lettura”.

Tre volte di più di chi ci vede
Così, il convegno nasce innanzitutto per spazzare questo luogo comune e far sapere a tutti che i ciechi sono grandi lettori, “più assidui perfino di chi vede bene – riferisce Bartolucci – come dimostrano diverse indagini”, come quella condotta alcuni anni fa per conto dell’Uici e dell’Associazione italiana editori, in collaborazione con la Cnudd (Conferenza nazionale universitaria dei delegati per la disabilità) su un campione di 1.505 persone: risulta che i ciechi e gli ipovedenti leggono libri tre volte più di chi ci vede bene e che i formati digitali sono sempre più spesso i preferiti, rispetto al Braille e al testo a caratteri ingranditi, in particolare dalle fasce dei più giovani (18-34enni ma anche 35-50enni).

Ma perché i ciechi leggono tanto?
“Credo che dipenda dal grande desiderio che abbiamo di arricchirci ogni giorno di più culturalmente, formarci e informarci. E questo passa attraverso la lettura”, spiega Bartolucci. E poi “siamo educati alla lettura – aggiunge – riceviamo tante proposte e le accettiamo”. E in effetti oggi gli strumenti e le modalità non mancano: ci sono i libri in Braille, ma anche gli audiolibri (o “libri parlati”) e i libri elettronici. “Peccato che dobbiamo vivere di passato”, lamenta Bartolucci. Il fatto è che, tra la pubblicazione di un libro cartaceo e la sua trascrizione passano spesso diversi mesi. “Le strutture che ci forniscono i libri in formato accessibile, prime fra tutte il Centro nazionale per il libro parlato e la Biblioteca Braille, non dispongono del formato elettronico dei libri – riferisce Bartolucci – Le case editrici naturalmente lo hanno, ma non glielo forniscono, soprattutto per paura della pirateria”.

“Praticamente, i lettori con problemi di vista devono attendere che le due strutture, la Biblioteca Braille e il Centro libro parlato, acquistino il libro e lo trascrivano: non solo, è necessario chiedere la liberatoria, perché l’Italia non ha aderito al Trattato di Marrakesh, il quale introduce una deroga al diritto d’autore nel caso di produzione e divulgazione di libri per ciechi e ipovedenti. E così, i tempi si allungano. “I più informatizzati – racconta Bartolucci – acquistano la copia in nero e la scansionano con gli appositi software, ma non tutti sono in grado di farlo”.
Ridurre i tempi non sarebbe difficile, basterebbe una maggiore collaborazione da parte delle case editrici: “Se fornissero alle nostre strutture il libro in formato elettronico – spiega Bartolucci – magari anche con qualche giorno di anticipo, potremmo leggere i best seller in tempo reale, e non quando ormai si è smesso di parlarne!”. E’ quanto è accaduto ora con Susanna Marcellini, autrice di “Bomber”, il libro che sarà presentato proprio al convegno di mercoledì. “Con lei e la sua casa editrice – spiega Bartolucci – abbiamo fatto un accordo, grazie al quale il suo prossimo libro, che uscirà a fine novembre, ci sarà messo subito a disposizione in formato elettronico, così che possiamo subito realizzarne la copia audio: per una volta, insomma, potremo leggere il libro non appena uscirà sugli scaffali!”.
Come leggono i ciechi?
Tornando alla domanda iniziale, che dà titolo al convegno, la risposta è: in tanti modi. Diverse sono infatti le modalità che esistono oggi per leggere senza vedere. E ciascuna di queste modalità ha le proprie caratteristiche. “Io leggo moltissimo – racconta Bartolucci – e ho una predilezione per il libro Braille cartaceo: mi piace la fisicità, il contatto con la carta, mi consente un acceso più diretto alla lettura, detto io le pause e i respiri. Certo però, un libro Braille è ingombrante: una pagina di libro “in nero” corrisponde a circa tre pagine in Braille”. Anche per questo motivo, c’è chi preferisce l’audiolibro, “perché apprezza la mediazione dello speaker e oltretutto può esser eletto anche con piccoli dispositivi. E’ insomma molto trasportabile”, così come il libro elettronico, che viene invece letto da un sintetizzatore vocale: “e qualcuno apprezza la neutralità di questo strumento, lo trovano più asettico e lo preferiscono all’audiolibro”.

In conclusione, i ciechi leggono, leggono tanto e in tanti modi: leggerebbero anche più volentieri, se non dovessero attendere mesi prima di avere in mano il best seller del momento. Chissà che anche questo scoglio non venga presto superato. (cl)