Miur e dirigenza scolastica: così lontani, così vicini

da TuttoscuolaNEWS

Miur e dirigenza scolastica: così lontani, così vicini

Altro che presidi – sceriffi o sindaci. I dirigenti scolastici di FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal sono piuttosto rigidi con il governo. Lo scorso 15 ottobre si è svolta a Roma, presso l’ITIS Galilei, l’assemblea nazionale dei dirigenti sindacali appartenenti alle quattro sigle. Gli argomenti all’ordine del giorno della discussione erano: rinnovo del contratto nazionale, scaduto da sette anni, rinnovo dei contratti regionali, equiparazione salariale con la dirigenza ministeriale (cosiddetta perequazione esterna), superamento delle reggenze, riconduzione della mobilità dei dirigenti alla contrattazione, ma anche eliminazione delle responsabilità improprie che derivano dalla legge 107/2015 (Buona Scuola) e valorizzazione della collegialità nei processi decisionali.

Le varie sigle sindacali non condividono, in tema di dirigenza scolastica, la filosofia della Buona Scuola, temendo che i maggiori poteri ad essa attribuiti in tema di selezione del personale e di valutazione dello stesso, sia propedeutica all’incardinamento in una catena di comando “lunga” che, alla fine, vedrà aumentare la dipendenza dei dirigenti dal potere politico. Sotto accusa è il sistema di valutazione dei dirigenti previsto dalla Buona Scuola (commi 93 e 94 dell’articolo unico di cui la legge è composta), fondato, secondo le organizzazioni sindacali, su criteri evanescenti (come ad esempio l’apprezzamento dell’operato del preside all’interno della comunità professionale e sociale)  o incongruenti con il profilo professionale (il contributo al miglioramento formativo e scolastico degli studenti e dei processi didattici). Il tutto affidato ad una commissione di valutazione che, ai sensi dell’art. 25 del decreto legislativo 165, sarebbe presieduta da un dirigente regionale e composta da esperti, anche di provenienza esterna all’amministrazione. Insomma, sembra essere il timore sindacale, più poteri verso il basso e maggiore subordinazione verso l’alto della scala gerarchica. In barba dell’autonomia.

Il tutto mentre rimane insoluta la questione salariale e, in alcune regioni, dirigenti scolastici si sono visti operare un taglio della parte variabile della retribuzione di risultato.