I tic delle TIC

I tic delle TIC

(Il computer nelle ricerche OCSE)

di Luigi Manfrecola

Di recente Tullio De Mauro ha ritenuto opportuno riportare l’esito di alcune ricerche OCSE relative all’uso del computer nella didattica. La domanda che ha guidato la ricerca era quanto mai semplice ed essenziale: “c’è relazione tra uso del computer e sviluppo delle competenze linguistiche e matematiche?” L’Ocse avrebbe cercato una risposta raccogliendo dati in 31 paesi , ricavandone una risposta negativa e accertando che sono sempre e comunque i pre-requisiti degli alunni a fare la differenza poiché, anche nel ricavare eventuali benefici dalle tecnologie , sono favoriti solo i ragazzi che beneficiano di favorevoli fattori culturali e sociali di partenza “al punto che l’uso prolungato del computer non solo NON si traduce in passi avanti nelle conoscenze e competenze ma è sospettabile di EFFETTI NEGATIVI, evitabili solo se chi insegna è capace di fare intendere agli alunni come sfruttare in modo intelligente le risorse tecnologiche a disposizione” . Sempre secondo quanto riportatoci, in Germania ed in Francia sarebbero giunti alla conclusione che i Governi avrebbero fatto meglio ad investire per far crescere la capacità di insegnare ed apprendere le competenze di base “, insomma leggere, scrivere, far di conto, ( le tre ‘r’ dell’inglese reading, writing e arithmetics), necessarie per ben sfruttare il PC” : anche perché solo una parte dei ragazzi che posseggono il PC lo usa per studiare piuttosto che per giocarci.
La cosa non deve sorprenderci affatto.-

 

I rischi possibili delle nuove tecnologie informative (particolarmente dei media globali) principalmente riguardano la sovraesposizione con l’ottundimento dei poteri critici.

Congiuntamente mostrano il fianco al problema di un sovraccarico cognitivo (accumulo di nozioni non metabolizzate che fanno informazione e non cultura).

Il che non deve indurci a sottovalutare il contributo prezioso che le nuove tecnologie possono offrire per tre ragioni essenziali, visto anche lo sviluppo del WEB in chiave interattiva.

 

a) In primo luogo le TIC fanno uso della multimedialità che conserva un forte valore esplicativo e coinvolgente a livello emotivo, facendo leva su linguaggi analogici legati alla percezione e all’intuizione;

b) inoltre agevolano l’accesso ad un patrimonio immenso di conoscenza e di informazione che rende possibile forme di autoaggiornamento continuo (lifelong learning mediante Internet);

c) agevolano i percorsi di apprendimento attivo e cooperativo nelle ultime e più recenti versioni poiché permettono a più soggetti di partecipare e di interagire su piattaforme dedicate (e-learning) ma anche nel contesto classe con l’uso di tablet o della LIM.

Senza soffermarci più lungamente sulla questione, alla quale dedicheremo un saggio specifico,vanno però fatte due osservazioni sostanziali.

1-I linguaggi analogici “sonoro-visuali”, proprio perché fanno leva sulle facoltà percettive, sono fortemente coinvolgenti sul piano emotivo; circostanza che favorisce un tipo di immedesimazione e di apprendimento di tipo passivo e non elaborativo-riflessivo (come quello legato ai codici simbolici linguistici e matematici) . Basta poco a capirlo se solo si pensa alle caratteristiche della cosiddetta intelligenza emotiva (Goleman).

2-La full-immersion che viene a generarsi nell’impatto con il computer può indurre ad un uso compulsivo (autentico “tic” delle TIC), superficiale e frettoloso che spesso degenera in fughe ricorrenti verso la realtà virtuale del gioco elettronico, con fenomeni di preoccupante isolamento. Ed a questo livello non siamo affatto d’accordo con Vattimo nell’esaltare le possibilità esperenziali offerte dalla realtà virtuale.

Piuttosto, ci dichiariamo d’accordo con Morin che, come noi da tempo osserviamo, ha sottolineato il nuovo ruolo del docente che, in questa realtà pervasa da milioni di informazioni disponibili (si pensi ad Internet), ha il compito precipuo di guidare l’allievo nel corso della ricerca : discriminando, selezionando, sistematizzando, collegando notizie, idee e concetti (vedasi Morin in “Insegnare a vivere”).

Non caso il Maestro si è espresso con chiarezza al riguardo per sostenere – come abbiamo evidenziato in un precedente nostro articolo – IL NUOVO RUOLO DEL DOCENTE, NON più dispensatore del Sapere.

In tal senso , l’insegnante va considerato soprattutto come un educatore, come un “DIRETTORE D’ORCHESTRA” capace di coordinare i troppi e nuovi strumenti di conoscenza che le moderne tecnologie offrono : dai vecchi e nuovi media, fino a Skype e ad Internet, potentissimi strumenti di “democratizzazione culturale”…