Per l’idea di un amore
di Antonio Stanca
A Maggio del 2015 è comparsa presso Einaudi (Torino), nella serie ET Scrittori, la nuova edizione di Lasciate in pace Marcello, breve romanzo pubblicato la prima volta nel 1997 da Piergiorgio Paterlini, giornalista e scrittore italiano, nato a Castelnovo di Sotto, Reggio Emilia, nel 1954 e divenuto, a sessantuno anni, un autore impegnato in molte direzioni. Ha cominciato come giornalista, nel 1975 con “Il manifesto”, nel 1988, insieme a Michele Serra e Andrea Aloi, ha fondato il giornale satirico “Cuore”, in seguito ha collaborato con altre riviste e altri giornali ma poi ha ridotto la sua attività giornalistica, l’ha limitata ai soli “la Repubblica” e “l’Espresso” per potersi maggiormente dedicare alla scrittura narrativa e alla produzione di programmi per la radio, la televisione, di testi per il teatro, di sceneggiature per il cinema.
Molto ha fatto Paterlini, in molti sensi si è impegnato e s’impegna. L’attualità, i suoi problemi sono i temi che attirano la sua attenzione, l’individuo, la società, quelli che in particolare lo muovono ad operare. Anche il Paterlini scrittore è interessato all’attualità, a quanto essa ha comportato per la società e in particolare per le famiglie e per i giovani. Il suo romanzo Ragazzi che amano ragazzi, pubblicato nel 1991, ampliato nel 1998 e nuovamente edito nel 2005, dice dell’infanzia e dell’adolescenza di ragazzi omosessuali, di un problema, cioè, che, nonostante i progressi oggi compiuti in ogni ambito, è rimasto ancora difficile da risolvere per le implicazioni che comporta riguardo alla famiglia, alla scuola, alla società. L’opera ebbe molto successo e diventò quella distintiva dello scrittore. Anche poesie, saggi e un’autobiografia insieme a Gianni Vattimo ha scritto Paterlini ma quello della condizione familiare, coniugale e della conseguente condizione giovanile in un contesto come l’attuale rimane il motivo sul quale ritorna la sua narrativa, il motivo che ha fatto di Paterlini uno scrittore.
Ora, con Lasciate in pace Marcello, che ha avuto una traduzione all’estero, Olanda, che è stato censurato in una regione italiana, Veneto, lo scrittore ha inteso dire in breve dell’esperienza di un sedicenne, Marcello, che s’innamora perdutamente della madre di un suo compagno di scuola, che raggiunge la felicità massima quando da questa si vede corrisposto e soprattutto quando ha con lei un rapporto d’amore. Dopo tanta gioia, però, si rende conto che si tratta di un amore che non può avere seguito e dal momento che è convinto di non poter amare nessun’altra donna decide di scomparire, di sottrarsi a tutti e rinchiudersi in un convento lontano dalla casa sua, di lei e di tutti. Qui, tra i frati, c’è un altro rifugiato, Federico, un professore universitario al quale Marcello narrerà la sua storia senza però ottenere che Federico gli dica di sé, di quanto è successo nella sua vita. Federico morirà quando Marcello avrà venticinque anni e dopo nove anni che è stato in convento. Continuerà a stare, vi rimarrà per sempre, una conquista si convincerà di aver compiuto tramite quella scelta perché della conquista gli sembrerà che abbia tutte le caratteristiche e in particolare quella di essere stata fatta con decisione e continuata con fermezza.
Con Marcello Paterlini ha indagato nella vita di un altro dei suoi giovani, di un ragazzo ha narrato la sua particolare esperienza, il suo bisogno di conservare puro, intatto quell’amore che gli era stato concesso, di vivere della sua idea lontano da tutti. Un esempio di rinuncia della realtà in nome dell’idea offre Paterlini con questa breve narrazione, un tipo di ragazzo che oggi non si crede possibile mostra e non rimane che apprezzare il suo lavoro per il valore di documento che contiene e per la chiarezza del linguaggio che lo esprime.
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