C. Dotto Viglino, Maremadre

Una vita a due

di Antonio Stanca

viglinoA Giugno del 2015 presso la casa editrice E/O di Roma è comparso un altro romanzo, il quarto, Maremadre, della poetessa e scrittrice genovese Cristina Dotto Viglino.

Nata a Genova nel 1966, la Viglino già a ventotto anni, nel 1994, si è fatta conoscere con la prima raccolta di poesie Inutile phare de la nuit, che le ha procurato il Premio Marguerite Yourcenar per la poesia. L’anno successivo con il primo racconto, Il porto, vinse il Premio di Narrativa Città di Novara. I primi due romanzi sono del 2006 e sono stati pubblicati insieme, in un volume unico dal titolo Di due dolori ed altro.

Altre raccolte poetiche ed altri romanzi avrebbe scritto la Viglino fino a quest’ultimo dove narra di una situazione particolare verificatasi nella prima metà del secolo scorso e vissuta da una madre ed una figlia legate, unite in maniera morbosa, inalterabile, indissolubile.

Non è un romanzo autobiografico come alcuni hanno inteso anche perché ambientato in una Genova precedente a quella vissuta dalla scrittrice nei suoi anni da bambina ad oggi. Probabilmente nella vita della Viglino ci saranno stati degli elementi, degli aspetti dai quali le è provenuta ispirazione, è stata mossa a scrivere l’opera ma altro è questa dalla sua vita.

Il romanzo si presenta scorrevole, facile nell’esposizione, chiaro nei contenuti. Questi passano tra tempi, eventi, ambienti diversi senza, però, perdere di vista il motivo che li tiene uniti dall’inizio alla fine e che è costituito dall’affetto, dall’amore che uniscono una madre ed una figlia in una Genova che delle loro vicende sembra partecipare, dai loro pensieri sembra essere percorsa nelle sue strade, nelle sue case, nelle sue piazze, nel suo mare, nel suo porto, nei suoi abitanti, nelle sue luci, nei suoi colori. Sempre presente è la città nel romanzo, sempre nominata pur nelle sue parti più segrete, nei suoi vicoli più remoti. Vivere sembra Genova in quest’opera della vita delle due donne. E’ una vita particolare questa, un “caso” eccezionale è il loro dal momento che tutto ciò che è dell’una appartiene pure all’altra. Tra le due non ci sono segreti, esse vivono più come amiche che come familiari. Nella famiglia il padre aveva proceduto per conto proprio senza pensarle molto e questo aveva mosso la madre a rimanere vicina alla figlia da quando era piccola a quando era diventata una donna matura che aveva compiuto i suoi studi universitari e si era più volte sposata. Sempre pronta era stata la madre a capire i pensieri, i bisogni della figlia, ad aiutarla nei suoi problemi, a risolvere i suoi dubbi, a placare le sue angosce, ad insegnarle a vivere nel migliore dei modi. La vita aveva fatto imparare alla figlia, la sua vita le aveva trasmesso convinta che fosse stata la migliore perché fatta di equilibrio, compostezza, cultura, eleganza ed anche libertà di pensiero ed azione, scambi, rapporti compresi quelli sessuali che, secondo lei, arricchivano, facevano acquisire quanto agli altri apparteneva, aggiungevano alla propria altre vite. Due donne unite anche nelle loro passioni amorose erano diventate quella madre e quella figlia: come era stato per una era adesso per l’altra.

Un movimento continuo, incessante, un processo interminabile viene avviato nel romanzo fin dalle prime pagine. La voce che parla è quella della figlia e mai si ferma, mai conclude, mai finisce di dire di una situazione poiché sempre ha da aggiungere a quel che ha detto, ha visto, ha fatto, sempre ha da riferirsi alla figura, alla persona della madre che anche quando non è presente vive, opera nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, nei suoi sogni. Hanno cominciato insieme e finiranno insieme. Ancora più unite, ancora più strette le mostrerà la Viglino al momento della notizia della grave malattia che ha colpito la madre. Allora sarà la figlia la protettrice, la consolatrice ma niente cambierà ché uguali saranno le parole, le intimità che tra loro correranno, uguali i modi, gli sguardi. E neanche dopo, si ripromette la figlia, sarebbe cambiato qualcosa, neanche dopo la morte della madre lei avrebbe smesso di sentirla vicina.

Meraviglia, affascina questa lunga, interminabile ricostruzione che una donna fa della sua vita senza mai mostrare di ricredersi su qualche momento, aspetto di essa, senza mai dubitare se le è valso vivere come la madre, insieme alla madre, per la madre.