Incontro con Daniela Valente

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Arturo e l’uomo nero, romanzo di Daniela Valente

Incontro con l’autrice di Mario Coviello

 

valente“Ninna nanna, ninna oh,questo bimbo a chi lo do?
Lo darò alla Befana che lo tiene una settimana,lo darò all’Uomo Nero che lo tiene un anno intero”. Fin da piccoli ci siamo chiesti dove si nascondesse quel terribile uomo nero che agitava i nostri sogni. In “ Arturo e l’uomo nero” l’ultimo romanzo di Daniela Valente il protagonista è un ragazzo coraggioso che ama tutte le storie, anche quelle che fanno venire i brividi. Le stesse che la gente del paese racconta di una specie di bestia selvatica che vive nella foresta, della ninna che porta via i bambini per un anno intero. Ma Arturo, vuole a tutti i costi vincere una gara importante e non ha paura del buio, ed è proprio nel bosco più scuro che incontrerà….

Con una scrittura pulita e un ritmo avvincente, ancora una volta Daniela Valente sa raccontare e ci fa riflettere sulla vita e le sue contraddizioni e ci invita a non arrenderci, a coltivare il sogno e la speranza.

L’abbiamo incontrata.

 

  • Il tuo ultimo libro “Arturo e l’uomo nero”, pubblicato da Coccole Books un mese fa affronta due temi forti l’amicizia e la paura. Hai dedicato il tuo libro a“A tutti gli amici, quelli che ci sono stati e quelli che ci sono ancora”,perché per Daniela Valente l’amicizia e così importante? E’ possibile un’amicizia fra un uomo e una donna? Si può insegnare ai piccoli l’amicizia? Come?

 

Credo molto nella fratellanza e nella cuginanza che alcune volte si allacciano con perfetti estranei, piuttosto che con i reali parenti. I primi li scegli e cambiano, come cambia la vita, i secondi te li ritrovi e non sempre i legami di sangue corrispondono a legami di cuore.Scegliere di essere un amico o avere degli amici comporta necessariamente il confronto, mettersi in discussione, rendersi disponibili e comprendere l’altro prima di essere compreso. Alcune volte è una prova difficile, altre volte può salvarti la vita. Come tutte le relazioni, anche l’amicizia ha bisogno di equilibro che sia tra donne che tra uomini e donne. Io sin da piccola ho sempre avuto sia amici maschi sia femmine. E sono proprio i bambini a ricordarci quanto possono essere assoluti i sentimenti. In occasione di un progetto in una scuola ho avuto modo di stare diverso tempo al lavoro con lo stesso gruppo classe. Ricordo la rabbia, il pianto, la gelosia, ma anche le risate e la complicità di due bambini molto amici di nove anni. Le loro emozioni erano fortissime ed estreme sia nel bene che nel male, mi hanno ricordato quanto possono essere esclusivi i sentimenti a quella età. Del resto amore e amicizia in latino hanno la stessa radice e se nel tuo orto non ci metti i sentimenti non crescerà mai nulla…

 

  • Il secondo tema del tuo libro è la paura. Dal 13 novembre, dopo gli attentati a Parigi, la paura è aumentata e viviamo queste settimane di Avvento, in attesa del Santo Natale quasi sospesi, in attesa di risposte, di soluzioni. In” Arturo e l’uomo nero”, tu vuoi insegnarci a vincere la paura, quella paura che cambia il nostro corpo e ci fa perdere la voce, trasformandoci in bestie “forse” feroci. Come possiamo insegnare ai piccoli a non avere paura, a continuare a sperare?

 

La paura è un sentimento come gli altri ed è giusto provare paura. Non vergognarsene anche da adulti, quando stereotipi di genere ci fanno immaginare per esempio gli uomini meno paurosi delle donne. Niente di più falso. Il vero problema non è solo ammettere di avere paura ma cercare di superarla, reagire. Così come grazie al solletico esploderò in una risata, che dopo un poco finirà, ecco che la paura magari mi farà piangere e arrabbiare, ma poi devo imparare anche a smettere, ripartendo da quello che mi è successo. Quando invece non capiamo tutto questo, allora il rischio di trasformarsi in bestie feroci è molto alto, come succede a Tiberio, il protagonista della mia storia. Purtroppo questi tempi ci ricordano anche che la paura è contagiosa, ci rende sordi e muti e così si diventapiù cattivi. Lo spavento ci confonde e finiamo per fare scelte sbagliate o poco lucide. In questo occorre che gli adulti diano esempi di comportamento più coerente ai bambini che pretendono di educare.

 

  • Nonna Maria (ancora una nonna come in Mamma farfalla), sa raccontare storie. A pag. 62 di Arturo e l’uomo nero scrivi: “… In quei momenti le storie vere si mescolavano alle storie inventate, in un fiume di parole, che serviva a non perdersi e a riconoscere se stessi e gli altri…”.

So che ti piace raccontare di te, della tua famiglia, e ti ho visto dolce e attenta negli incontri con le classi. Perchè Daniela nella società liquida dei Tweet, di Istagram e Youtube è ancora necessario raccontare storie?

 

La mia infanzia è stata ricca di figure femminili che avevano un grande potere affabulatorio. Ho ascoltato tante storie quando ero bambina da mia nonna, da mia madre, dalle donne che abitavano vecchie case di campagna, anche storie di paura e di magia in cui il sogno si confondeva con la realtà. Poi quelle storie e molte altre le ho trovate nei libri e oggi,in questi nuovi tempi, io credo ancora fortemente al loro grande potere. Non mi serve scomodare il Vecchio Testamento o Le Metamorfosi di Ovidio, mi viene in aiuto il libro che in questi giorni è sul mio comodino: Donne che corrono coi lupi, dove l’autrice attinge alle fiabe e ai miti delle più diverse tradizioni culturali per fondare la sua psicanalisi femminile. Del resto la nostra tradizione popolare è ricchissima di storie e nel libro non solo faccio riferimento a delle figure reali: i briganti, i carbonari, gli eremiti che abitavano il nostro bosco, da sempre luogo deputato al mistero nell’immaginario collettivo, ma cito anche storie che ho letto o ascoltato in cui il bosco è protagonista assoluto. Credo che la migliore prova della necessità e dell’utilità del racconto siano gli occhi attenti e le orecchie tese di tutti i bambini, ogni qual volta un adulto presta loro attenzione e decide di leggere o raccontare una storia, e questo resta uguale oggi come cento anni fa.

 

Come scrittrice e direttore editoriale di Coccole Books sei stata sempre molto attenta alle illustrazioni e questa volta hai scelto il giovane Francesco Pirini. Perché in un libro le illustrazioni sono così importanti? E il tuo rapporto con Pirini com’ è stato ? Come avete lavorato insieme?

 

Francesco Pirini ha già illustrato per Coccole Books l’albo Blu come me, con cui ha vinto il Premio Cento2015 proprio con le sue illustrazioni. In Arturo e l’Uomo nero, abbiamo voluto sperimentare un genere diverso e più adatto allo stile un poco noir della storia. Ecco perché abbiamo scelto di realizzare le immagini con toni scuri. Per raccontare un poco e lasciare immaginare il resto. Tiberio si trasforma senza cambiare completamente. Ogni bambino avrà la possibilità di immaginare il suo Uomo Nero, evocato dagli adulti nella famosa ninna nanna per spaventare, ma mai descritto per davvero. Si sa cosa fa: rapisce i bambini e li tiene un anno intero, ma non si sa com’è. Una bambina che ho incontrato qualche giorno fa lo ha definito: un’ombra spaventosa mischiata al buio della notte…

 

Arturo e l’uomo nero è un libro con i caratteri più grandi “ad alta leggibilità..” perché ?

 

Da quando nel 2010 è stata finalmente approvata la legge sulla dislessia, è cresciuto anche nel mondo editoriale per ragazzi l’attenzione all’ aspetto della difficoltà nella lettura. La legge promuove il successo scolastico dei bambini dislessici e l’uso dei font ad alta leggibilità rappresenta uno strumento importante che gli editori possono dare anche e soprattutto nella proposta di testi non scolastici per la lettura e la comprensione del testo. Insieme a S.O.S. supplente in arrivo di Isabella Paglia, Arturo e L’uomo Nero è il secondo titolo di Coccole Books con font ad alta leggibilità e di certo non sarà l’ultimo. Del resto vale per tutti i bambini,dislessici e non,la regola che più leggi, più sai scrivere, più sai parlare, più cresce il tuo spirito critico e la tua capacitàdi scegliere.

 

Ed infine un’ultima domanda sul tuo lavoro come direttrice editoriale di Coccole Books. Stai per partire per la grande Fiera del libro di Roma (4-8 dicembre 2015), come riuscite come piccola casa editrice meridionale di libri per ragazzi, a continuare la vostra eroica impresa, nonostante ci siano sempre meno soldi per la cultura e i libri?

 

Con grande impegno e con grande passione, ma non senza difficoltà. Se ami il tuo lavoro non sei mai stanco davvero. La Fiera di Roma è un momento importante che chiude anche un anno di grande fatica, ma come ogni evento nazionale e internazionale in cui i libri sono protagonisti, sono sicura che trarremo nuovo spirito per affrontare il futuro, che vogliamo immaginare sempre migliore.