Checco Zalone fra i cani di Pavlov e i piccioni di Skinner: le ragioni di un successo costruito.
di Luigi Manfrecola
Sono preoccupato. O forse no…sono solo sconcertato…o forse no…sono semplicemente disgustato .
C’entra proprio Zalone, non lui direttamente, ma CHI lo sta usando ed imponendone le cretinate insulse nel criminogeno circuito mediatico. Posto che quel CHI è come il Padreterno : c’è ma non si vede; c’è e controlla le nostre azioni, i convincimenti, i gusti, i ritmi di vita, gli interessi, i destini. Siamo poco più che marionette attaccate ai fili invisibili delle onde hertziane che trafiggono le nostre stupide menti.
Le holding commerciali , espressione ultima d’un POTERE ECONOMICO che controlla le nostre vite e si fa portatore del nuovo Verbo, d’un tentativo di evangelizzazione al profitto ed all’edonismo più inconcludente, si fanno sempre più pervasive e vanno insidiando anche i nuovi “spazi di comunicazione” presuntivamente liberi da ingerenze monopolistiche. E’ il caso dell’Huffington Post, oggi definitivamente depennato dai miei siti frequentabili per la vicenda “zaloniana” di cui discutiamo. E’ il sito, fra gli altri, che più sfacciatamente ospita i trailer del nostro “sempre stupefatto” eroe barese e ne canta le Lodi in maniera invereconda al punto di dire che ≪Zalone non è un comico qualsiasi (ha la presenza del cabaret, la reattività del battutismo televisvo e un certo amore dei giochi di linguaggio alla Totò: ” buonanotte ai senatori”), ma credo che non si capisca il segreto del suo successo se non si esamina attentamente la sua intelligenza ” politica”: ≫
A voler controllare però l’attendibilità della fonte (Huffington), si scopre che appartiene al “Gruppo Espresso” e che tale gruppo≪ è impegnato ad offrire informazione, cultura, opinioni e intrattenimento secondo principi di indipendenza, libertà e rispetto delle persone, nella consapevolezza di avere una grande responsabilità nella formazione di valori etici e morali del proprio pubblico≫… Cosicché poi resti fortemente perplesso nel vedere dove siano finiti quei dichiarati valori etici e morali, posti al servizio degli sforzi infruttuosi d’un banalissimo “comico” che tuttavia diviene magicamente “campione di incassi” con un insipido ed indigesto cinepanettone natalizio… Un panettone che non ho assaggiato e mai assaggerò essendomi restato in gola il precedente “miracolo” d’un sole piovutomi sulla testa “a catinelle”. Mi è bastato vedere i trailer sparsi perfino in Internet dalla testata citata (Huffigton) che pretendevano di raccogliere le battute più esilaranti (?) del filmetto. Allora ho voluto approfondire la radice editoriale della testata ed ho scoperto che ≪ Il Gruppo Espresso è uno dei principali operatori italiani nel settore dei media, attivo nelle seguenti aree di business: Stampa Nazionale (quotidiani e periodici); Radio; Televisione;Raccolta pubblicitaria;Digitale.≫
Tutto è chiaro, dunque; è ben chiara la strategia di marketing che costruisce a tavolino i successi dell’anno, che crea benevolmente gli “Eventi” per distrarci dalle fatiche del quotidiano, per renderci consumatori beoti e devoti d’una qualsiasi brodaglia che possa consolidare e costruire ricchezza per i pochi rapaci padroni e/o governanti. E così, apprezzi meglio quella che, secondo me, è la battuta principale del film che, a luci già spente, vede coprotagonista il nostro Ministro alla Cultura (!!) Franceschini quando ineffabilmente si dichiara compiaciuto e riconoscente per l’opera svolta dal Zalone a vantaggio del cinema italiano.
A questo punto vi starete chiedendo cosa c’entrino “cani e piccioni” con il nostro discorso ed ho l’obbligo morale di chiarirlo in breve. Vedete, è tutta questione d’intendere i meccanismi sui quali si costruisce il “gusto” e/o il senso estetico delle Folle. Due sono le leve principali saggiamente adoperate dai manipolatori della pubblica opinione: LA “SUGGESTIONE” ed il “CONDIZIONAMENTO OPERANTE” (da Pavlov a Skinner, a proposito di cani e piccioni) che creano le ABITUDINI , secondo quei ben noti meccanismi di associazione – ripetizione di stimoli (vedansi le Leggi dell’esercizio e dell’effetto/rinforzo studiate da Thorndike).
In effetti, il gusto si educa proprio attraverso l’esposizione ripetuta a determinati stimoli che , in larga parte, crea delle “memorie” dell’esperienza vissuta e delle correlate “aspettative”. Ciò è ben evidente a livello sensoriale se consideriamo l’educazione alimentare per la quale è consigliabile sottoporre determinati sapori in giovane età affinché ci si abitui a quel gusto, fino a poterlo apprezzare. Ma la stessa cosa si può dire per l’educazione dell’orecchio . Si consideri , ad esempio, come le canzoni ascoltate una prima volta in un Festival difficilmente piacciano al primo impatto ed abbisognino d’una successiva frequentazione perché riescano gradevoli.
In un certo senso ciò rinvia ad una visione meccanicista dell’apprendimento (Associazionismo) che vuole ogni apprendimento fortemente legato e derivante dagli stimoli introdotti dall’esterno , stimoli “ripetuti” fino a diventare familiari (condizionamento) col creare determinate aspettative per cui la riproposizione dei medesimi, anche in mancanza di gratificazioni esterne di per sé diviene (e con ciò dissento parzialmente dalla convinzione/teoria che sia comunque necessaria una “ricompensa”correlata), una conferma piacevole delle aspettative medesime . Naturalmente ciò non vale per tutti quegli altri apprendimenti che chiamino viceversa in causa l’identità ed i poteri critici dell’individuo, come correttamente sostengono gli psicologi cognitivisti. Tuttavia, nel caso di cui discutiamo, siamo nel parametro opposto che contempla quei processi di “comunicazione di massa” finalizzati al plagio ed alla SUGGESTIONE.
Riportiamo dalla Treccani il significato di tale termine: “Fenomeno della coscienza per cui un’idea, una convinzione, un desiderio, un comportamento sono imposti dall’esterno, da altre persone (la forma estrema è la s. ipnotica e post-ipnotica, esercitata da un ipnotizzatore e operante nel sonno ipnotico e dopo di esso), o anche da fatti e situazioni valutati non obiettivamente, e da impressioni e sensazioni soggettive non vagliate in modo razionale e critico”. A nessuno può sfuggire, d’altra parte, che la velocità del messaggio audiovisivo, l’impatto emotivo esercitato sull’emisfero cerebrale destro, la presunta autorevolezza della fonte (credibile poiché “condivisa”da altri…) rappresentano elementi al cui fascino è difficile sottrarsi. Ma è principalmente la natura stessa dei meccanismi psicologici e sociologici operanti nelle masse a generare quell’acquiescenza, quella credulità, quell’incapacità critica che sta facendo la fortuna di pochi “eletti”: dal latino “eligere” in quanto “scegliere”. Ebbene, pur rischiando di dargli un dolore, colgo l’occasione per comunicare a Checco (ove mai abbia la sfortuna di leggermi) che non potrei mai sceglierlo per accompagnare le mie notti insonni, anche se, adire il vero, qualcosa di azzeccato debbo riconoscerglielo : quel nome da burla al quale deve parzialmente il suo successo.