ALLA MINISTRA DELL’ISTRUZIONE

ALLA MINISTRA DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA

Gentilissima Ministra dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca,
le scrivo nella convinzione erasmiana che l’educazione sia in re ipsa impegno per la pace, azione per salvare le vite, inveramento dell’umana dignita’. Ed infatti in cosa consiste l’educazione se non nell’opporsi alla barbarie, nel rendere consapevoli dell’unita’ del genere umano e compartecipi della cultura, della civilta’ come movimento storico che tutti ci comprende e libera nel riconoscimento delle differenze e nell’eguaglianza dei diritti? L’educazione e’ quell’uscita dallo stato di minorita’ e dipendenza che ogni essere umano rende libero e responsabile, e’ quell’opera comune dell’avanzamento del sapere cui ogni essere umano e’ chiamato a partecipare come creatore e come beneficiario, e’ quell’impegno di convivenza e di solidarieta’ che ogni essere umano coinvolge in un’unica rete sociale di reciproco sostegno e  comune difesa contro il male e la morte. Con parole indimenticabili seppe dirlo Immanuel Kant, seppe dirlo Giacomo Leopardi.
L’educazione e’ l’opposto della guerra, l’opposto del terrore, l’opposto della menzogna e della violenza.
Sono cose ovvie, sono cose che tuttavia e’ bene ripetere.
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Lei sa che lo scorso mese il presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato la decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
E’ una decisione non meditata, non ammissibile, che puo’ avere tragiche conseguenze. E vorrei quindi esortarla, gentilissima ministra, a farsi promotrice di un ripensamento da parte dell’esecutivo di cui anche lei fa parte.
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Quella decisione espone assurdamente e gratuitamente a un reale, concreto, immediato pericolo di morte sia quelle centinaia di soldati, sia le maestranze della diga, sia la popolazione residente nelle vicinanze ed a valle dell’impianto, sia anche la popolazione che vive in Italia.
Poiche’ la diga e’ a brevissima distanza da Mosul, uno dei bastioni della scellerata organizzazione criminale terrorista e schiavista dell’Isis, e quindi la presenza di quelli che nel suo allucinato e narcotico linguaggio definira’ “invasori crociati” a pochi chilometri da una delle loro principale roccheforti favorira’ l’ideazione, la preparazione e l’esecuzione di attentati stragisti con cui l’Isis peraltro alimentera’ la sua sanguinaria propaganda.
L’invio dei nostri soldati a Mosul prepara le condizioni per una nuova orribile strage di Nassiriya.
Gentilissima ministra, dissuada l’esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e’ fin troppo palese il probabilissimo rischio di conseguenze funeste.
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Prenda atto il governo della realta’ fattuale: il dispiegamento di truppe italiane in Iraq non solo esporra’ esse ed il nostro paese a divenire ipso facto primario bersaglio di attentati, ma favoreggera’ la propaganda dell’Isis che le rappresentera’ come “truppe d’occupazione” della coalizione responsabile delle stragi e delle distruzioni della prima e della seconda guerra del Golfo, dell’occupazione militare successiva in cui furono commessi gravissimi crimini contro l’umanita’, dei bombardamenti attuali da parte di paesi nostri alleati che stanno distruggendo non solo sedi, strutture e materiali dell’Isis ma anche abitazioni e infrastrutture civili, che stanno uccidendo non solo i responsabili di crimini efferati ma anche civili innocenti vittime sia della violenza terrorista e schiavista dell’Isis sia delle bombe che non distinguono tra vittime e carnefici.
La presenza dei nostri soldati alla diga di Mosul offrira’ all’Isis un facile bersaglio per le stragi che l’Isis commette anche a fini propagandistici; il massacro dei nostri soldati non sara’ in alcun modo utile alla lotta contro l’Isis ma anzi paradossalmente, assurdamente, abominevolmente ne favorira’ la propaganda presso l’uditorio cui l’Isis si rivolge, ne favorira’ il reclutamento, ne favorira’ il potenziamento.
Gentilissima ministra, dissuada l’esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e’ fin troppo palese un sanguinario esito – certo inintenzionale ma nondimeno effettuale – a tutto vantaggio dei criminali assassini dell’Isis.
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Tralascio altre considerazioni che mi sembrano di minore momento (l’improprieta’ dell’uso delle forze armate in funzione di “polizia privata” di private imprese; la sensazione che quella decisione sia stata determinata non da una valutazione oggettiva dei pro e dei contro in funzione del bene comune ma da interessi faziosi e pressioni inconfessabili; il danno che il prevedibile tragico risultato di questa iniziativa rechera’ alla necessaria e doverosa lotta contro il terrorismo; la contraddizione flagrante con una illuminata ed urgente politica di pace e di risoluzione dei conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente cosi’ come richiesto dall’Onu); il nocciolo della questione e’ il seguente: non mandare delle vite umane al macello; non commettere un atto che favorisce le stragi e avvantaggia il terrorismo.
Gentilissima ministra, dissuada l’esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e’ fin troppo palese non solo l’abissale erroneita’ politica, strategica e tattica, ma anche e soprattutto l’irragionevolezza, l’immoralita’, l’illegittimita’.
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Gentilissima Ministra dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca,
sia promotrice di un ripensamento da parte dell’esecutivo di cui anche lei fa parte; dissuada i suoi colleghi dal persistere in un errore catastrofico, irrimediabile ed irredimibile; si adoperi affinche’ il governo receda dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.
Sono certo che tutti i ministri ed il presidente del consiglio, richiamati a una piu’ meditata considerazione della grave questione, vorranno in scienza e coscienza scegliere di salvare delle vite anziche’ correre il rischio di farle sopprimere, vorranno revocare quella decisione sotto ogni profilo sbagliata e foriera di gravi, di tragiche conseguenze.
Siamo esseri umani: tutti possiamo sbagliare; e tutti possiamo riconoscere i nostri errori e rimediare ad essi: in questo frangente il governo fortunatamente e’ ancora in tempo.
Si adoperi pertanto affinche’ il Consiglio dei ministri torni immediatamente alla ragione, al bene, alla politica che salva le vite, alla legalita’ che salva le vite.
Ringraziandola fin d’ora per quanto vorra’ e potra’ fare, augurandole ogni bene, voglia gradire distinti saluti.

Peppe Sini, per il “Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul”