Incontro con Giuseppe Lupo
a cura di Mario Coviello
Lo scrittore Giuseppe Lupo è nato ad Atella, in Basilicata, il 27 novembre 1963 e vive a Milano. Si è laureato in Lettere moderne nel 1986, presso l’Università Cattolica di Milano, con una tesi sul poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli. Dal maggio 2015 è professore associato di Letteratura italiana contemporanea presso la stessa università.
Ha pubblicato i saggi: “Sinisgalli e la cultura utopica degli anni Trenta” (Vita e Pensiero 1996; Premio Basilicata 1998); “Poesia come pittura. De Libero e la cultura romana (1930-1940)” (Vita e Pensiero 2002); “Le utopie della ragione. Raffaele Crovi intellettuale e scrittore” (Aliberti 2003), “Vittorini politecnico” (Franco Angeli 2011) . E’ inoltre autore dei romanzi “L’americano di Celenne” (Marsilio 2000; Premio Giuseppe Berto 2001, Premio Mondello, Prix du premier roman 2002), “Ballo ad Agropinto (Marsilio 2004), “La carovana Zanardelli” (Marsilio 2008; Premio Grinzane Cavour-Fondazione Carical, Premio Carlo Levi), “L’ultima sposa di Palmira” (Marsilio 2011; Premio Campiello-Selezione giuria dei letterati, Premio Vittorini), “Viaggiatori di nuvole” (Marsilio 2013; Premio Giuseppe Dessì), “L’albero di stanze” (Marsilio 2015; Premio Palmi) e della raccolta di scritti “Atlante immaginario. Nomi e luoghi di una geografia fantasma” (Marsilio 2014).
E’ consulente presso alcuni editori, dirige la collana Novecento.0 presso Hacca Editore e la collana Atlante letterario presso La Scuola. Collabora alle pagine culturali del “Sole-24Ore” e di “Avvenire”.
L’ho incontrato per parlare dei suoi romanzi, della sua lingua e del sud. Ecco le mie domande e le sue risposte.
- Ho amato molto “ L’albero di stanze” , rimando a questo proposito alla mia recensione ( https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=70792 ) e sono stato rapito da “ L’ultima sposa di Palmira “,premio Selezione Campiello 2011, anch’esso edito da Marsilio, che volevo non finisse mai,e voglio farti alcune domande per conoscerti meglio come uomo e come scrittore.
-Chi è Giuseppe Lupo ?
Giuseppe Lupo è uno che ama stare con la testa nei libri, ragiona pensando ai libri, codifica il mondo attraverso le parole che sono contenute nei libri. Scherzi a parte, è uno che crede nella forza delle storie e nelle parole che hanno il potere di inventare il mondo.
-Perché scrivi ?
Perché mi piacerebbe leggere alcuni particolari libri che poi nella realtà non trovo e allora i libri che vorrei leggere (e che non trovo) provo a scriverli io. Scrivo perché raccontare storie è il mestiere più affascinante che esista al mondo-
- Al centro dei due romanzi mi sembra ci sia la famiglia, il matrimonio, l’amore. E’ così , quanto è importante per te tutto questo ?
Sono valori/principi in cui ovviamente credo e che sono stato educato a rispettare. Più che altro, a me interessano i rapporti tra gli individui in un tempo e in una geografia, intesa come lettura antropologica di un luogo.
- Il tuo universo letterario in questi due romanzi è il sud, il Mediterraneo, l’Appennino, la Lucania e in “ L’ultima sposa di Palmira “ la Lucania dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Tu sei nato ad Atella e vivi a Milano. Quanto è importante per te il sud, la Lucania e perché ? Quale è il futuro della nostra terra e su cosa dobbiamo puntare per non morire..?
La Lucania è il grande magazzino di storie, a cui attingere come in un granaio. Essere lucani non significa solo essere nati in una geografia (anzi, io penso di essere nato in un non-luogo), piuttosto significa avere un certo tipo di sguardo, un certo modo di stare al mondo. Credo che sia un segno di distinzione rispetto alle regioni meridionali che ci stanno intorno e credo sia una risorsa. La Lucania dovrebbe credere nella cultura che da essa si sprigiona. Il caso di Matera è emblematico: da vergogna a capitale europea della cultura.
- Ami le cose fatte con le mani, i ricami, gli intarsi di mastro Gerusalemme,il protagonista de “ L’ultima sposa di Palmira, le pietre che diventano case. Perché questo universo costruito dalle mani dell’uomo è così importante e va conservato ?
Perché è l’unico segno che l’uomo è passato sulla terra. Mastro Gerusalemme costruisce mobili come lo scrittore costruisce storie. Le storie sono l’unica garanzia che esistiamo.
- Amo perdermi nel tuo modo di narrare, nella tua lingua semplice ed antica. Hai detto che non vuoi raccontare il quotidiano e in questi due romanzi la realtà che racconti è sempre sognata. Perché ?.E’ questo, secondo te, lo scopo della scrittura ?
Perché il quotidiano/la cronaca è già narrato dagli strumenti di comunicazione: giornali, tv, radio. Un romanzo, una narrazione dovrebbero contenere il respiro del tempo lungo, il fiato delle epopee. Il lettore deve capire che sta entrando in un altro tempo o in un altro luogo rispetto a quello in cui è immerso.
Presentando ai suoi lettori il suo ultimo romanzo “ Un albero di stanze” Giuseppe Lupo scrive “…. La casa dove si ambienta la mia storia è un “albero di stanze”, una costruzione verticale. E io mi continuavo a chiedere: a chi affidare il racconto dei padri, dei nonni e dei bisnonni, vissuti dentro una torre? A chi se non a un giovane chiamato Babele, che non sente le voci degli uomini ma capisce perfettamente il linguaggio dei muri? Forse sono io Babele, forse Babele è l’uomo che sarei voluto essere: un sordo, un indovino. Può darsi.”
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