CONTINUA LA PROTESTA

CONTINUA LA PROTESTA DEI 900 LAVORATORI CO.CO.CO. D.M. 66/2001 IMPEGNATI NELLE SEGRETERIE SCOLASTICHE

LA LORO STORIA LAVORATIVA VENTENNALE E’ STATA INVIATA AI COMPONENTI DEL GOVERNO E A TUTTI I DEPUTATI E SENATORI DELLE REGIONI INTERESSATE. LA POLITICA FACCIA LA SUA PARTE

Reggio Calabria, 16 Marzo 2016.

Non si ferma la protesta dei 900 lavoratori co.co.co. scuola d.m. 66/2001 con funzioni e mansioni Ata di assistente amministrativo in servizio presso le scuole statali.  L’azione intrapresa da lunedì scorso è quella di far conoscere o ricordare la loro problematica, che dura da più di 20 anni, attraverso una  valanga di e-mail, ai componenti del governo con in testa Matteo Renzi, ai Capi Gruppo di Senato e Camera, ai componenti della Commissione Bilancio, Lavoro e Istruzione di Senato e Camera. La loro storia è stata ancora una volta portata a conoscenza a tutti i deputati e senatori delle regioni di provenienza e cioè della Sicilia, della Calabria, della Puglia, della Campania, del Lazio, dell’Abruzzo e della Sardegna.

La protesta dei lavoratori, iniziata da qualche mese, durerà  fino a quando il M.I.U.R. non definirà la procedura di stabilizzazione full-time. “Dal 2001 – afferma il Leonardo Del Giudice del comitato dei lavoratori – aspettiamo la stabilizzazione lavorando su posto accantonato in organico (al 50% del posto libero) per 30 – 36 ore settimanali con una forma contrattuale che, ai fini pensionistici, ci condanna alla totale miseria. Non abbiamo, infatti, garantito il minimo contributivo dovuto ai fini previdenziali. In pratica – continua Del Giudice – su 12 mesi di lavoro non tutti e 12 sono coperti ai fini pensionistici e a tutto ciò va aggiunto che subbiamo il continuo e progressivo depauperamento dello stipendio lordo a causa del progressivo aumento delle aliquote contributive, passate dal 14% iniziale all’attuale 32% circa. Segnalo altresì che in tutti questi anni siamo sempre stati esclusi dalle procedure concorsuali indette dal Ministero per il personale Ata. Una situazione insostenibile che ci vede mortificati giornalmente: considerati di ruolo nei doveri ma non nei diritti. Un chiaro sfruttamento statale”. Succede anche questo nella scuola.