3 novembre Riorganizzazione Rete scolastica alla Camera

Il 3 novembre si svolge in Aula, alla Camera, la seguente interpellanza urgente relativa al tema del dimensionamento e della riorganizzazione della rete scolastica:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per sapere – premesso che:
l’articolo 19, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, prevede che «a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti comprensivi per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche»;
la norma precedente (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) fissava un range tra i 500 e i 900 alunni e, quindi, ben al di sotto dell’attuale soglia minima;
l’assetto attuale della rete scolastica è quello delineato dai piani regionali di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998;
dopo aver definito i primi piani di dimensionamento, le regioni hanno provveduto all’attuazione delle modifiche parziali che di anno in anno si rendevano necessarie e dopo aver acquisito i pareri degli enti locali e delle istituzioni interessate. Invece, con questa norma si è messo in discussione l’assetto di gran parte delle istituzioni del primo ciclo e, quindi, l’impianto complessivo dei piani di dimensionamento;
in questo quadro, numerose regioni italiane hanno impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte costituzionale, considerandolo lesivo delle loro competenze esclusive in materia di organizzazione della rete scolastica;
del resto, sulla stessa materia, la Corte costituzionale si è già espressa in favore di ricorsi presentati dalle regioni, sancendo l’illegittimità delle misure contenute nel piano programmatico che intervengono sulla riorganizzazione della rete scolastica;
pertanto, appare evidente come la definizione dei nuovi piani di dimensionamento regionali richieda tempi adeguati di consultazione tra tutti i soggetti interessati (istituzioni scolastiche, comuni, province, uffici scolastici regionali) e tali da consentire la condivisione più ampia possibile, come previsto dalla normativa in materia (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) –:
se non ritenga opportuno, considerata la mancanza dei tempi necessari per la corretta applicazione della norma, tenuto conto dell’oggettiva complessità e della delicatezza del percorso di ridefinizione dei piani regionali di dimensionamento della rete scolastica, assumere le opportune iniziative normative per rinviare i tempi di applicazione della norma stessa.
(2-01231) «Coscia, Ghizzoni, Bachelet, De Pasquale, Levi, Rossa, Siragusa, Pes, Argentin, Fogliardi, Carella, Barbi, Fiorio, Duilio, Causi, De Biasi, Ferrari, Albonetti, Naccarato, D’Incecco, Bocci, Castagnetti, Colaninno, Gentiloni Silveri, Giulietti, Motta, Oliverio, Laratta, Lucà, Morassut, Sanga, Gianni Farina, Gasbarra, Tidei, Baretta». (12 ottobre 2011)

Iniziative per rinviare i tempi di applicazione delle disposizioni concernenti l’organizzazione della rete scolastica – n. 2-01231

PRESIDENTE. L’onorevole Coscia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01231, concernente iniziative per rinviare i tempi di applicazione delle disposizioni concernenti l’organizzazione della rete scolastica (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).

MARIA COSCIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, con la nostra interpellanza poniamo una questione molto delicata al Governo, che già ha creato moltissime difficoltà nelle scuole, compresa la difficoltà di una tenuta quotidiana del loro lavoro e del loro compito così importante e fondamentale.
Le istituzioni scolastiche, come sappiamo, sono già duramente provate dai tagli indiscriminati di questi tre anni e si sono trovate quest’anno sulla loro testa a dover procedere alla applicazione di una norma francamente incomprensibile. Abbiamo già sollevato questa questione in sede di espressione del parere della VII Commissione (Cultura) sulla manovra di luglio (decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011).
Infatti, il comma 4 dell’articolo 19 prevede una norma assolutamente inapplicabile, cioè, addirittura, che con questo inizio di anno scolastico si dovesse procedere ad aggregare tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado in istituti comprensivi da un giorno all’altro.
Si tratta di un iter che sappiamo essere piuttosto complesso e delicato e che assolutamente non poteva avvenire in piena estate. Infatti, così non è stato, e la norma non è stata applicata.
Tuttavia, questo ha creato difficoltà, apprensioni, tensioni e malesseri pesantissimi nelle istituzioni scolastiche, allarmando inoltre genitori e interi quartieri e comuni, perché questa norma si dice debba essere applicata in tempo utile per il prossimo anno scolastico.
Signor sottosegretario, lei lo sa, perché è da tempo che segue queste questioni: non è semplice andare a riaggregare e, quindi, a rifare sostanzialmente in tutto il Paese, in ogni regione, il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Infatti, di questo si tratta alla fine: riguarderà, cioè, un numero apparentemente limitato. In realtà, siccome bisogna riaccorpare tutte le istituzioni scolastiche, vengono messi in discussione piani definiti oltre dieci anni fa e che ogni anno subivano dei semplici aggiustamenti, resi necessari dai cambiamenti periodici che sopraggiungevano.
Peraltro, questa norma, ancora una volta, si muove in modo improvvido, perché rischia di vanificare una questione che noi riteniamo, invece, importante, ovvero quella di far decollare gli istituti comprensivi in tutto il Paese come strutturazione del sistema delle autonomie scolastiche capaci di garantire lo sviluppo della continuità didattica. Si tratta, in altre parole, di consentire ai bambini che iniziano la scuola dell’infanzia, poi vanno alla scuola elementare e poi alla scuola media, di avere un percorso didattico di continuità.
Questo obiettivo fondamentale rischia di essere vanificato, perché si interviene in modo burocratico e autoritario. Si pretende, da un momento all’altro, di passare dal range prima previsto di 500 a 900 o oltre 1.000 alunni. Peraltro, si procede, così come si sta facendo, in modo forzoso ad accorpare scuole a chilometri di distanza, senza che vi sia stato quel percorso di sviluppo e di continuità didattica. È veramente un delitto dal punto di vista della progettazione e della programmazione didattica.
Si sta procedendo in alcune realtà, dove magari anche gli enti locali sono stati insensibili a certe richieste, accorpando scuole elementari con scuole medie che sono in altri quartieri, come per esempio avviene a Roma e in altre realtà dove i bambini e i ragazzi andranno in altre scuole medie. Pertanto, viene meno la funzione fondamentale degli istituti comprensivi.
Ora, dunque, si tratta di un percorso importante e delicato che richiederebbe una maggiore attenzione ed un Governo molto più attento a quelle che sono le esigenze e i diritti dei bambini all’istruzione e alla formazione. Pertanto, riteniamo che sia una scelta assolutamente non solo non condivisibile ma anche non praticabile prevedere di applicare tutto questo il prossimo anno, se si hanno a cuore, appunto, i diritti fondamentali dei bambini e la qualità della nostra scuola pubblica.
Che cosa succede? Nel frattempo, le regioni (che sono, ovviamente, più legate al territorio rispetto a questo Governo) che cosa hanno fatto? Una buona parte delle regioni ha presentato ricorso alla Corte costituzionale, come già era avvenuto nel 2008 – lo ricorderà, sottosegretario -, impugnando l’articolo 64 del «decreto-legge Tremonti» e, tra l’altro, ottenendo soddisfazione dalla Corte costituzionale, tanto che si dovette poi modificare il piano programmatico. Dall’altra parte, altre regioni, come per esempio la regione Piemonte, come al solito con la duttilità di cui sono capaci, hanno deciso autonomamente di applicare la norma con un piano triennale. Quindi, signor sottosegretario, vi è maggiore ragionevolezza nei territori e nei governi dei territori di quanto, purtroppo, non avviene a livello statale e centrale.
Pertanto, chiediamo a lei e, suo tramite, al Ministro e al Governo, di sospendere l’applicazione di questa norma e di aprire un tavolo di concertazione con le regioni e con la Conferenza unificata – quindi, anche con le rappresentanze degli enti locali – perché, appunto, è previsto un percorso nella definizione del dimensionamento che vede le proposte delle scuole, poi i pareri dei comuni, i piani provinciali e, alla fine, il piano regionale. Dunque, chiediamo di aprire un tavolo di confronto serio da questo punto di vista, per vedere come procedere in modo ragionevole.
La seconda cosa che le chiedo non è scritta nell’interpellanza urgente. Tuttavia, la faccio presente in questa sede. Chiedo di avere la sua disponibilità ad una discussione serrata in Commissione cultura proprio perché – lo ripeto – con ragionevolezza si possa evitare di alimentare disagi e malesseri così profondi nelle scuole e nei territori e assumere, piuttosto, un comportamento tale che ci aiuti a salvare quello che c’è di buono in un obiettivo condiviso come quello di far decollare gli istituti comprensivi facendo salvo, però, quello che è il loro obiettivo fondamentale e non con comportamenti e gestioni burocratiche e autoritarie come, appunto, sta avvenendo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signor Presidente, l’onorevole interpellante richiede che vengano assunte iniziative finalizzate a rinviare i tempi di applicazione delle norme di cui all’articolo 19, comma 4, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, che ha introdotto nuove modalità in materia di riorganizzazione della rete scolastica. Tale norma prevede che «per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi (…)».
Preliminarmente, si rappresenta che, essendo già stati a suo tempo definiti i piani di dimensionamento per il corrente anno scolastico 2011-2012, la nuova normativa potrà trovare applicazione dall’anno scolastico successivo.
Si conviene con l’onorevole interpellante che le operazioni relative ai piani di dimensionamento debbano essere svolte in tempi adeguati di consultazione tra i vari soggetti coinvolti, in modo da consentire che sui piani stessi venga raggiunta la più ampia condivisione possibile.
A tal fine, si comunica che, proprio in considerazione della delicatezza e della complessità della materia, sono in corso interlocuzioni per l’apertura di un tavolo con la Conferenza unificata. Il Ministero, da parte sua, metterà a disposizione dati ed elementi utili alla definizione del piano di dimensionamento che ogni regione dovrà elaborare allo scopo di ottemperare alla disposizione.
Quanto ai ricorsi presentati da alcune regioni circa la legittimità costituzionale dell’articolo 19, commi 4 e 5, del citato decreto-legge n. 98 del 2011, cui l’onorevole interpellante fa cenno, si fa presente che il Ministero sta predisponendo la memoria per la difesa innanzi alla Corte costituzionale.
Vorrei anche aggiungere che trovo fondate le motivazioni addotte dall’onorevole Coscia nella sua interpellanza e che – come Ministero – mi dichiaro pronto ad aprire in Commissione un tavolo in vista di un migliore e maggiore funzionamento del sistema scolastico.

PRESIDENTE. L’onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, prendo atto della disponibilità del sottosegretario a ragionare in termini pacati sulla questione. Mi auguro che questa disponibilità si traduca poi in atti concreti e che – come chiedevo – si apra veramente questo tavolo e si sospenda l’applicazione di questa norma fino al momento in cui non si arrivi ad un accordo con la Conferenza unificata e ad una condivisione in sede di Commissioni.