Con la Fornero in pensione a 67 anni perché si doveva vivere di più: invece si muore prima

da La Tecnica della Scuola

Con la Fornero in pensione a 67 anni perché si doveva vivere di più: invece si muore prima

Con la riforma Fornero, gli anni di contributi per andare in pensione sono aumentati per via del sicuro innalzamento dell’aspettativa di vita degli italiani.

Dal primo gennaio scorso, proprio per l’adeguamento alle speranze di vita, l’età pensionabile si è elevata di ulteriori quattro mesi: in virtù del decreto ministeriale del 16 dicembre 2014, per accedere alla pensione anticipata bisogna oggi infatti aver conseguito ben 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per donne.  Per l’accesso alla pensione di “vecchiaia”, la soglia è di 66 anni e 7 mesi di età per entrambi i sessi.

E tra meno di tre anni il “tetto” per accedere all’agognato assegno pensionistico si eleverà di ulteriori 4-5 mesi, sempre per l’innalzamento degli anni di vita media che secondo l’Istat l’Italia è destinata a fare propri.

Le premesse però non hanno fatto i conti con il sistema sanitario nazionale. Che garantisce sempre meno visite mediche preventive. E siccome la salute è legata a doppio filo proprio alla prevenzione, i risultati si sono subito visti: per la prima volta nella storia d’Italia l’aspettativa di vita degli italiani è risultata in calo.

Ad affermarlo è stato il rapporto Osservasalute, presentato il 26 aprile. Ebbene, nel 2015 la speranza di vita per gli uomini è stata 80,1 anni e di 84,7 anni per le donne, spiega Walter Ricciardi, direttore dell’osservatorio sulla Salute delle Regioni. Nel 2014, invece la speranza di vita alla nascita era maggiore e pari a 80,3 anni per gli uomini e 85,0 anni per le donne.

Nella PA di Trento si riscontra, sia per gli uomini sia per le donne, la maggiore longevità (rispettivamente, 81,3 anni e 86,1 anni). La Campania, invece, è la regione dove la speranza di vita alla nascita è più bassa, 78,5 anni per gli uomini e 83,3 anni per le donne.

L’andamento in calo, tuttavia, è comune a tutte le zone d’Italia. “Il calo è generalizzato per tutte le regioni – ha spiegato Ricciardi -. Normalmente un anno ogni quattro anni, è un segnale d’allarme, anche se dovremo aspettare l’anno prossimo per vedere se è un trend. Siamo il fanalino di coda nella prevenzione nel mondo, e questo ha un peso”.

Allora, viene da chiedersi: se le cose stanno così, se gli italiani vivono meno anni, perché i requisiti pensionistici sono stati alzati ulteriormente? Perché nel 2030 la pensione vecchiaia sarà fruibile solo dopo i 68 anni di età? Perché nel dal 2050, i neo-assunti potranno andare in pensione dopo 70 anni o 46 anni e mezzo di contributi?