G. van Straten, Storie di libri perduti

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Alla ricerca dei “libri perduti”

di Antonio Stanca

vanstratenPresso la casa editrice Giuseppe Laterza & Figli, Roma-Bari, nella serie “i Robinson/Letture”, a Marzo del 2016 è uscita la prima edizione dell’opera Storie di libri perduti (pp.126, €14,00) di Giorgio van Straten, scrittore, intellettuale e studioso italiano di origine ebreo-olandese. E’ nato a Firenze nel 1955, ha sessantuno anni, è uno dei direttori della rivista letteraria “Nuovi Argomenti” e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a New York.

Nel 1987, a trentadue anni, van Straten esordì come scrittore col romanzo Generazione e nel 2000 con Il mio nome a memoria, dove ricostruiva la storia della sua famiglia, vinse il Premio Viareggio. Altri romanzi, oltre a racconti, avrebbe scritto in seguito, altri riconoscimenti avrebbe ottenuto e all’attività dello scrittore avrebbe aggiunto quella dell’intellettuale impegnato in tanti modi. Ha curato la pubblicazione di importanti opere di narrativa, di storia, di saggistica, ha tradotto in italiano romanzi di famosi autori stranieri, è stato autore di testi musicali e di teatro musicale, ha ricoperto incarichi di rilievo, da Direttore dell’Istituto Gramsci Toscano a Consigliere d’amministrazione della Biennale di Venezia, da Sovrintendente della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino a Membro del Consiglio d’Amministrazione della RAI. Ampi sono stati i suoi interessi, estese le conoscenze che ne ha ricavato, vasta la cultura che gli è provenuta. Si è mosso in continuazione van Straten: è stato in molti posti, ha avuto contatti con molti ambienti, ha saputo di molte cose successe in Italia e all’estero, in ambito pubblico e privato, culturale, artistico e sociale, politico e religioso. Da questa vasta e varia attività, da questa attitudine a conoscere, scoprire, da questa instancabile volontà di fare è venuta l’idea della recente opera nella quale si mostra impegnato a ricostruire la storia di alcuni libri scritti da importanti autori del passato, italiano e straniero, e andati perduti per motivi che finora erano rimasti completamente sconosciuti e che egli cerca di portare alla luce. Di tutto si servirà van Straten in questa operazione, niente trascurerà, per ogni libro compirà un’indagine, la condurrà con la perizia, la meticolosità di un investigatore e la riporterà con le qualità di uno scrittore. Sempre chiara, sempre facile sarà la sua lingua anche quando dirà di situazioni oscure, complicate, misteriose. Le sue ricerche non lo condurranno sempre alla scoperta ultima, a quella della verità definitiva ma utili saranno perché molto faranno sapere di vicende ancora inesplorate. Molte città, molte strade, molte case, molte persone, molte situazioni avrebbero fatto riemergere dal passato quelle ricerche. Messosi sulle tracce dei “libri perduti” van Straten giungerà a quei libri, a chi li aveva scritti, conosciuti, letti, ai loro contenuti, alle loro forme espressive, a come erano vissuti i loro autori, come erano morti, alle loro intimità, ai loro vizi, problemi, drammi, a tutto quanto era stato loro, era successo intorno a loro. Ad un processo di resurrezione sembrerà di assistere leggendo quest’opera che van Straten ha dedicato a otto celebri casi di libri scomparsi. I loro autori erano stati l’italiano Romano Bilenchi (1909-1989), gli inglesi George Byron (1788-1824) e Malcolm Lowry (1909-1957), gli americani Ernest Hemingway (1899-1961) e Sylvia Plath (1932-1963), il polacco Bruno Schulz (1892-1942), il russo Nikolaj Gogol’ (1809-1852) e il tedesco Walter Benjamin (1892-1940). Di ognuno di questi autori un libro è andato perduto, non è stato mai trovato e alla sua ricerca si è messo van Straten. Di quel libro è riuscito a sapere tante cose, il tempo, il luogo della sua scrittura, il titolo, ha saputo se era stato completato o rimasto interrotto, se era stato mostrato dall’autore a persone a lui vicine o dai suoi familiari ad altre persone quando era ancora un manoscritto, se era stato pubblicato interamente o in parte, se aveva avuto veri e propri lettori e quanti. Tutto ha scoperto del libro perduto, per ognuno ha fatto la sua storia e l’ha scritta in maniera tanto ricca di particolari, sorprese, rivelazioni da coinvolgere il lettore fin dalle prime pagine. Il mondo intero del secolo scorso e di quello precedente sembra di percorrere al seguito di un van Straten che nelle sue ricerche dice pure della cultura, dell’arte, della vita, della società, della storia del paese di ogni autore presentato. Sembra di partecipare ad un continuo movimento, di compiere un viaggio che procede senza soste e che fa sapere come la scomparsa di quei libri abbia spiegazioni multiple. A volte può essere attribuita al loro autore, al suo bisogno di perfezione che in quel libro non era stato capace di soddisfare, alla sua paura che si sapesse all’esterno di situazioni intime, gravi che nel libro erano state trasposte e che lo avrebbero rovinato presso l’opinione pubblica, altre volte a rancori, rivalità di persone a lui vicine, problemi editoriali, sviste, distrazioni, circostanze particolari. Ma nonostante la minuziosa ricerca compiuta van Straten rimane sempre nell’ambito delle supposizioni, non si mostra mai completamente sicuro di aver scoperto la verità, non rinuncia mai all’idea che altre cose ancora possono venire alla luce circa i casi esaminati. Non tanto la scoperta ultima quanto il percorso compiuto sembra aver interessato van Straten in quest’opera, non tanto il piacere della rivelazione quanto quello della ricerca, della prova, cioè, delle sue infinite conoscenze e della maniera di usarle.